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PACCHETTO SICUREZZA E IMMIGRAZIONE: IL SILENZIO DEL VATICANO, L’ACCUSA DEI VESCOVI

Tratto da: Adista Notizie n° 79 del 18/07/2009

35114. ROMA-ADISTA. Quando ha condannato il Pacchetto Sicurezza, mons. Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti, ha detto di aver fatto solo “il suo dovere di arcivescovo”, replicando così a quanti avevano cercato di sconfessarlo dopo la presa di distanza del Vaticano, per bocca del direttore della Sala Stampa, p. Federico Lombardi (v. Adista n. 76/09).

Del resto, le parole di Marchetto, se sono state ritenute imprudenti dai vertici delle gerarchie, hanno incontrato un sentimento diffuso tra l’episcopato cattolico (ad eccezione, per ora, del vescovo di Piacenza-Bobbio, mons. Gianni Ambrosio, che il 5 luglio scorso ha dichiarato di essere favorevole all’istituzione del reato di clandestinità) e nel cattolicesimo di base.


Card. Tettamanzi: “Egoismo sociale”

Ferma la denuncia dell’arcivescovo di Milano, card. Dionigi Tettamanzi, che lo scorso 4 luglio ha presieduto una celebrazione con i vescovi d’Europa, Asia, Africa e America Latina, radunati in Duomo in occasione del G8. “I diritti dei deboli non sono diritti deboli!”, ha tuonato dal pulpito, puntando il dito contro i “Grandi” della Terra. Milioni di persone vivono in condizioni disumane e sono costrette a lasciare il loro Paese d’origine. E, come se non bastasse, devono subire “altre sofferenze” a causa di “discutibili provvedimenti messi in atto da quei Paesi più ricchi che dovrebbero maggiormente impegnarsi in percorsi d’accoglienza”. Tettamanzi ha parlato poi di “un egoismo sociale” che, “dietro il velo dell'apparente difesa dei propri diritti”, cela “visioni ristrette, di chiusura, di vera e propria contrapposizione”. Posizioni che, però, cadono prontamente quando gli immigrati “possono essere funzionali ai propri interessi”.

 

Vescovi lombardi: la legge della paura

Ma la nuova legge “suscita preoccupazione” in tutti i vescovi lombardi. In un comunicato redatto il 7 luglio, al termine della sessione estiva della Conferenza episcopale lombarda (Cel), i presuli affermano che la paura ha spinto “ad una reazione emotiva che non aiuta a leggere in verità il fenomeno della migrazione e ostacola la considerazione della dignità umana di cui ogni persona, anche quando migrante, è portatrice”. Occorre riaffermare l’insegnamento evangelico, si legge nel comunicato, e “le nostre comunità cristiane devono rinnovare lo sforzo educativo sui temi dell’accoglienza e della dignità di ogni persona”. I cristiani, inoltre, “devono farsi promotori di atteggiamenti e di una legislazione che riconoscano i diritti delle persone oneste”, “favoriscano la solidarietà verso tutti i soggetti più deboli” e “realizzino procedure praticabili, sensate ed efficienti per la regolamentazione degli stranieri presenti da tempo nella nostra regione, ma solo formalmente irregolari perché la burocrazia rallenta e complica l’applicazione di regole già in vigore”.

 

Mons. Montenegro: san Calogero clandestino

Il 5 luglio, durante le celebrazioni patronali, l’arcivescovo metropolita di Agrigento mons. Francesco Montenegro ha ricordato che anche san Calogero “è arrivato in città probabilmente su un barcone”, “con pochi soldi in tasca” e “senza permesso di soggiorno. Se è così, per coerenza con le leggi di oggi, dovremmo smettere di fare festa, togliere il simulacro di San Calogero dall’altare e cacciarlo”, perché “probabilmente è da considerare un clandestino”. “L’eucaristia – ha ribadito mons. Montenegro – esige che scegliamo se stare dalla parte dei nostri interessi che spesso ci mettono gli uni contro gli altri, o dalla parte di chi cerca l’interesse di tutti. Se metterci dalla parte del male di alcuni o del bene di tutti”.

 

Mons. Mogavero: non rifiutare l’accoglienza

“Come siciliani e come cristiani non possiamo rifiutare accoglienza a chi bussa al nostro cuore, prima ancora che alla nostra porta”, ha detto il vescovo di Mazara del Vallo, mons. Domenico Mogavero, il 9 luglio scorso nel corso di un incontro con i pescatori e i marittimi della sua diocesi: “La nostra identità e la nostra cultura c'impediscono una simile chiusura'', e anzi la ''durezza'' di certi interventi legislativi deve ''spronare ancora meglio ad impegnarci nel processo di riconquista umana e civile del Mediterraneo''.

 

Mons. Debernardi: c’è puzza di xenofobia

Pollice verso anche dal vescovo di Pinerolo, mons. Piergiorgio Debernardi. “C’è da essere molto preoccupati dopo il voto di fiducia del Senato”, si legge su L’Eco del Chisone dell’8 luglio scorso. “Alcuni provvedimenti contenuti nel testo – è la condanna del vescovo – puzzano di xenofobia e calpestano diritti umani fondamentali. Una cosa è certa: non si garantisce la sicurezza introducendo il reato di clandestinità, né istituendo le ronde di sorveglianza, né obbligando a denunciare gli stranieri che accedono ai pubblici esercizi senza il permesso di soggiorno, né minacciando il carcere per chi affitta a clandestini, e altre cose ancora”. Un legge “ingiusta”, ha ribadito, che “calpesta quella che è sempre stata l’anima accogliente e solidale della nostra gente”. “È una propaganda bieca - ha proseguito il vescovo - quella che presenta l’immigrato come potenziale criminale. Occorre aprire gli occhi. Stiamo andando verso derive autoritarie, che rischiano di avere gravi conseguenze culturali, alimentando un egoismo sociale col pretesto di difendere la propria sicurezza”. Di fronte a queste misure, “non si può tacere né restare indifferenti”, perché “causano sofferenza e creano situazioni di ingiustizia”.

 

“Avvenire” cambia idea

Anche su Avvenire rimbalzano i malumori nei confronti del Pacchetto Sicurezza, dopo l’editoriale di Piero Chinellato (3/7) in cui si parlava di una legge “senza infamia e senza lode” (v. Adista n. 76/09). In un editoriale del giorno successivo, dal titolo: “Legge sbilanciata che già mostra crepe”, lo stesso Chinellato torna abbastanza sorprendentemente sui suoi passi e ricorda invece che la sicurezza “è esigenza imprescindibile”, ma essa “non si afferma a scapito dell’accoglienza”. La legge approvata, scrive, inquieta per “i segnali di allarme sulle possibili derive xenofobe” e per i suoi “rischi di conseguenze inaccettabili”: ad esempio, il rimpatrio di circa 600mila badanti irregolari; o la questione dei “bambini invisibili”, nati da genitori privi di permesso di soggiorno e quindi non registrabili all’anagrafe; o la perdita del diritto d’iscrizione alle scuole superiori per tutti quei ragazzi con genitori in stato di irregolarità. Misure “punitive e in qualche caso addirittura persecutorie”.

 

Pastorale Migrantes: disagio e preoccupazione

Sconcerto anche da parte degli oltre 50 operatori della pastorale Migrantes, riuniti a Roma per una settimana di studi su migrazioni e politiche migratorie. Il 6 luglio, in un comunicato stampa firmato da don Giuliano Barattini, gli operatori della Migrantes esprimono “forte disagio di fronte a questa legge”: “Le radici culturali e cristiane dell’Italia e una tradizione di accoglienza propria del nostro Paese – si legge nel comunicato – vengono di fatto tradite, e questo ci preoccupa per il presente e per il futuro degli stessi italiani e dei loro figli”.

 

Fcei: neonati come il “Fu Mattia Pascal”

Anche la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (Fcei) ha ribadito la propria netta contrarietà ai contenuti del Pacchetto Sicurezza. “La votazione definitiva del disegno di legge sulla sicurezza suscita in me un profondo dispiacere”, ha detto Domenico Maselli, presidente della Fcei. Questa legge, ha avvertito, “cambia definitivamente i rapporti tra gli immigrati irregolari e il Paese dove avevano cercato accoglienza”, con conseguenze gravissime. Ad esempio, “la condizione folle del ‘Fu Mattia Pascal’ diventerà effettiva per bambini perfettamente innocenti che si troveranno, senza alcuna garanzia, come se fossero inesistenti”. (giampaolo petrucci)

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