Il G8 dei poveri A La Maddalena la contestazione ai potenti
Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 81 del 18/07/2009
Poco meno di un anno fa, il 27 settembre del 2008, a Zuri, in previsione del G8 che si sarebbe dovuto svolgere a La Maddalena, si erano riuniti numerosi gruppi e associazioni, organizzazioni sindacali e di volontariato, esponenti della Pastorale regionale del lavoro e della Caritas con immigrati residenti in Sardegna in rappresentanza di una quarantina di nazioni, e sottoscrissero la “Carta di Zuri”. Quel documento, in cui c’era l’impegno a fare della lotta alla povertà e per il bene comune l’obiettivo prioritario della politica ad ogni livello, avrebbe dovuto essere lo strumento di mobilitazione per condizionare i lavori del G8 previsti per il luglio 2009.
Dopo la scelta del Governo di tenere il G8 a L’Aquila, i sottoscrittori della Carta di Zuri hanno organizzato una manifestazione a La Maddalena che si è svolta alcuni giorni prima del summit. Vi hanno partecipato circa 1.500 persone, in rappresentanza di 47 nazioni e delle aree in crisi della regione sarda. Una manifestazione per il lavoro, la solidarietà, l’uguaglianza, il riscatto e la pace. Per le organizzazioni del mondo del lavoro ha parlato, aprendo la manifestazione, Mario Medda, segretario generale della Cisl sarda. “Condividiamo – ha detto – l’impegno di affermare che la povertà è ingiusta e illegale. È dovere di tutte le istituzioni fare guerra alla povertà e deliberare l’adozione di misure adeguate per contrastarla”.
Presente anche il governatore della Sardegna, Ugo Cappellacci, che ha detto di essersi “subito riconosciuto nella Carta di Zuri” e di aver per questo istituito l’Osservatorio della povertà, stanziando anche risorse in proposito. “Ora – ha aggiunto – il problema vero è quello di mettersi insieme, seduti a un tavolo, per spendere bene e in fretta queste risorse”.
Uno sguardo più ampio sul mondo lo ha rivolto l’ambasciatore del Senegal in Italia, Papa Cheik Saadibou Fall. “Avete fatto bene – ha affermato – a chiamare questa giornata ‘G8 dei Poveri’. Nel G8 ufficiale i grandi di questo mondo si riuniscono, mangiano insieme e discutono insieme, ma purtroppo le decisioni prese non saranno mai applicate”. “Mi spiace – ha aggiunto – che il G8 ufficiale non si sia tenuto qui, perché sono convinto che, con il segno sardo, con la volontà che si manifesta oggi, sarebbe stato un G8 memorabile”.
La Chiesa è stata presente con il vescovo della diocesi di Tempio, Sebastiano Sanguinetti, che ha preso la parola. “Qui oggi – ha detto – ci ritroviamo per rispondere a un dovere civile e morale, e per essere portatori e seminatori di un’istanza di giustizia ed equità sociale tra le immense folle di poveri e diseredati della terra. Come Chiesa – ha detto ancora – ci sentiamo interpellati fortemente dal grido dei poveri, vero flagello sociale sul piano planetario, dal quale non è esente nemmeno il continente europeo”. Mons. Sanguinetti ha citato il poeta messicano Salvador Diaz Miròn: “Seppiatelo, sovrani e vassalli, eminenze e mendicanti, nessuno avrà diritto al superfluo, finché uno solo mancherà del necessario”.
Una seconda presenza significativa della Chiesa è stata quella di Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea. “Noi contestiamo il G8 – ha affermato –, perché si incontrano gli 8 paesi più ricchi che organizzano il mondo pensando prima di tutto ai loro interessi”. Ed è così che “i ricchi diventano sempre più ricchi”. Bettazzi ha ringraziato la Sardegna per questo G8 dei poveri, augurandosi che esso divenga “l’inizio del G di tutto il mondo”, cioè il seme che cresce da sotto terra e fa nascere “la pianta dell’attenzione ai poveri, agli emarginati, a quelli in difficoltà”. Perché “il mondo si renda conto – ha concluso – che si deve partire dal basso; bisogna partire dalla vita, dalla sopravvivenza, dalla dignità dei più poveri e dei più emarginati”.
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