“LIBERTÀ DI DIALOGO NELLA CHIESA”. INIZIATIVA DI SOLIDARIETÀ AI 41 PRETI CENSURATI DAL SANT’UFFIZIO
Tratto da: Adista Notizie n° 99 del 10/10/2009
35218. ROMA-ADISTA. Era bastata una firma apposta in calce all’appello “Per la libertà sul fine-vita” (promosso lo scorso marzo dalla rivista MicroMega) per far scattare la censura della Congregazione per la Dottrina della Fede. Come ha infatti rivelato la nostra agenzia nelle scorse settimane (v. Adista n. 86/09), il Vaticano non ha affatto gradito l’iniziativa dei 41 preti che si sono pronunciati contro la legge sul testamento biologico approvata al Senato il 23 marzo scorso e prossimamente all’esame della Camera. E così, ad agosto, è partita una lettera indirizzata ai vescovi diocesani e ai superiori provinciali dei 41 preti e religiosi in questione, contenente un ordine preciso: convocare i sacerdoti per richiamarli all’ordine ed eventualmente punirli.
Qualche prete è già stato convocato dal proprio vescovo, ma le ragioni che erano all’origine dell’appello non sono venute meno, tanto più dopo l’approvazione, lo scorso 18 giugno, di una legge laica e largamente condivisa su questa materia da parte del Parlamento tedesco (v. notizia su questo stesso numero). In Germania sono quasi 3 milioni i cittadini che hanno già compilato le “Disposizioni anticipate del paziente cristiano”, il modello di Testamento biologico elaborato nel 1999 (e aggiornato nel 2003) dalla Conferenza episcopale tedesca (con il benestare della Santa Sede) insieme al Consiglio della Chiesa evangelica tedesca. Le Disposizioni approvate in Germania non sembrano però andare bene per l’Italia: concludendo il Consiglio Permanente della Cei mons. Mariano Crociata ha ribadito per l’ennesima volta la posizione dei vescovi italiani: la legge approvata al Senato “rappresenta un punto di equilibrio piuttosto significativo”. Ed è dunque opportuno che non sia modificata.
Ma le sensibilità all’interno del mondo cattolico rimangono molto più articolate di quanto l’inflessibile posizione dei vescovi possa far pensare. Ed è proprio per rivendicare il “Diritto di dialogo all’interno della Chiesa” e per manifestare solidarietà verso i 41 preti colpiti dall’ammonizione vaticana che è stata convocata per il prossimo 23 ottobre un’assemblea pubblica a Roma, presso il salone della Comunità di San Paolo. A promuoverla le riviste Adista e MicroMega, oltre alla stessa Comunità cristiana di base di San Paolo.
L’appello dello scorso marzo - hanno scritto don Enzo Mazzi, don Paolo Farinella, don Raffaele Garofalo e dom Giovanni Franzoni spiegando la loro adesione all’iniziativa del 23 ottobre - “aveva una motivazione che andava oltre gli obiettivi politici della rivista. Era la testimonianza evangelica di una fede cristiana e di una fedeltà ecclesiale che si nutrono della ‘libertà dei figli di Dio’ in campi che sono opinabili, come la definizione del nutrimento e dell’idratazione forzati”.
“C’era inoltre il bisogno”, si legge ancora nel testo firmato dai quattro preti, “di esprimere solidarietà ad Eluana, al padre di lei, gravemente offeso da ambienti ecclesiastici che lo accusavano di assassinio, e a quanti si trovano nella loro drammatica situazione. Infine volevamo dare testimonianza concreta di una Chiesa-comunità, popolo di Dio in cammino, non identificabile, come invece comunemente accade, con la gerarchia, la quale ha un carisma e un ruolo di unità ma non è tutta la Chiesa”.
Dopo l’iniziativa della Congregazione per la Dottrina della Fede con la quale si è inteso richiamare all’ordine i 41 preti firmatari dell’appello, c’è più che mai un “dovere di solidarietà reciproca. Di fronte ai nostri vescovi e alla Chiesa non siamo soli. Non è una questione di opportunità ma di ecclesialità. Sentiamo il bisogno di dare una testimonianza coerente di unione fra noi e con molte persone nelle nostre parrocchie, comunità di base, associazioni che sono in profondo disagio per una incomprensibile rigidezza di ambienti ecclesiastici su temi opinabili”. “Riteniamo”, concludono i preti invitando gli altri firmatari a partecipare all’iniziativa, o quanto meno a far pervenire agli organizzatori una messaggio di adesione e di solidarietà, “che questa testimonianza di unione possa alimentare per l’azione dello Spirito l’insieme della comunione ecclesiale e riaprire il dialogo delle comunità di base con il collegio episcopale e le altre comunità ecclesiali”. (emilio carnevali)
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