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L’APPELLO DI UN PRETE REATINO: «CHIESA ITALIANA, CONVERTITI!»

Tratto da: Adista Notizie n° 17 del 05/03/2011

36013. BOLOGNA-ADISTA. Il governo rinsalda la sua maggioranza numerica alla Camera dei Deputati, ma continua a perdere consenso nel Paese e dentro la Chiesa. E tra il clero a giudicare dalle dichiarazioni, dalle lettere aperte e dalle iniziative che continuano a moltiplicarsi nelle parrocchie e nelle diocesi. E che trovano sempre maggior spazio anche sulla stampa cattolica.

Così, ai parroci cui Adista ha dato voce nelle settimane scorse (v. Adista nn. 110 e 12/11), si aggiunge la voce di don Lorenzo Blasetti, parroco di Santa Rufina (Ri), la cui opinione è stata ospitata sulla rivista dei dehoniani di Bologna Settimana (6 febbraio). Nel suo intervento, Blasetti sottolinea che da «un punto di vista cristiano è semplicemente sconcertante assistere a ciò che sta avvenendo in Italia», dove lo «squallore politico» pare essersi trasformato in un «un vortice che ha risucchiato la coscienza di tanti italiani che, nonostante l’evidenza, continuano a dichiararsi fiduciosi nei confronti di uomini e donne che, se fossero vicini di casa, susciterebbero indignazione e condanna per i loro comportamenti». «Ma ciò che provoca maggiore sofferenza – scrive il parroco reatino – è il comportamento di tanti che si dicono cristiani e cattolici e, purtroppo, anche preti, vescovi e cardinali. Neppure il fatto che i soggetti attivi di questo degrado impressionante e dell’imbarbarimento dei costumi osino appropriarsi del nome cristiano, scuote la coscienza e suscita una reazione indignata e corale all’interno del cosiddetto mondo cattolico».

Certo, rileva don Lorenzo, reclamare l’intervento della Chiesa potrebbe far pensare ad una indebita intrusione della gerarchia nella sfera temporale, tante volte deplorata anche dai laici cattolici. Ma non è così: «Il politico italiano, come ogni altro politico, risponde alla sua coscienza e fa le proposte e le battaglie sulla base delle sue legittime convinzioni, che affiderà al gioco democratico e al libero voto dei cittadini. La Chiesa non può e non deve obiettare nulla perché il suo terreno di coltura non può essere certamente quello politico. Il problema per lei si pone quando il politico si dichiara pubblicamente cristiano o cattolico. In questo caso non solo può, ma deve pronunciarsi quando e se uno dei suoi membri strumentalizzi la sua appartenenza alla Chiesa per raggiungere obiettivi che non siano coerenti con il Vangelo». «Tanto più quando e se quel politico propone in maniera presuntuosa e ostentata un modello di vita che contrasta con i valori che dichiara a parole di voler sostenere».

È vero, consente don Lorenzo, che «oggi, di fronte all’evidenza, si leva dalla Chiesa qualche voce scandalizzata». Ma temo, aggiunge subito dopo, «che sia ancora troppo cauta e, peggio, che sia troppo tardi». Per questo, «spinto da una profonda sofferenza», Blasetti rivolge allora pubblicamente alla sua Chiesa un appello: «Chiesa che vivi in Italia, è giunto il momento, per te, di chiedere pubblicamente scusa davanti al popolo italiano, davanti alla storia umana e davanti a Dio per aver dimenticato il tuo compito profetico e per aver contribuito, con i tuoi giochi diplomatici finalizzati ad ottenere qualche vantaggio immediato per te stessa, a far risucchiare la coscienza, anche di tanti tuoi figli, da quel vortice di squallore sociale, politico ed etico che sta avvilendo il nostro Paese». «Chiesa che vivi in Italia, oggi ti viene offerta la possibilità di un riscatto»: «Grida forte che nessuno può pensare di attribuirsi il nome cristiano se, ignorando questo impegno fondamentale, pensa di poterlo sostituire con qualche favore a te Chiesa, alla tua gerarchia o con qualche legge ispirata alla tua dottrina morale. Grida forte che la ricchezza e la sete di potere» sono «palesemente presentate nel Vangelo come ostacoli pressoché insormontabili per avere accesso al regno di Dio». (valerio gigante)

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