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IL “GIUDIZIO UNIVERSALE” DI UN PARROCO: PER LA SINISTRA L’INFERNO È SICURO

Tratto da: Adista Notizie n° 17 del 05/03/2011

 

36016. CASTELDACCIA (PA)-ADISTA. Non gli si potrà certo rimproverare di non aver agganciato all’attualità il messaggio evangelico. Chissà però se Gesù quando pronunciò il Discorso della montagna aveva in mente Berlusconi e gli uomini politici di sinistra. Perché nella personalissima esegesi ed interpretazione del Vangelo di domenica 13 febbraio (Discorso della Montagna, Mt 5, 17-37) del parroco di Casteldaccia (Pa), don Leonardo Ricotta, proprio a Berlusconi si riferiva Gesù quando raccomandava di non odiare i propri nemici, e proprio agli uomini e alle donne di sinistra quando annunciava il «fuoco della Geenna», ovvero le fiamme dell’Inferno.

«Non basta non uccidere, dice Gesù, ma bisogna anche non odiare», ha detto don Ricotta durante l’omelia domenicale, anche trascritta, stampata e distribuita ai fedeli perché, si sa, verba volant. «Non odiare mai nessuno, nemmeno Berlusconi. Come sacerdote non posso certo accettare questo odio così accanito e così antievangelico, quasi un furore irrazionale». «Se Berlusconi è un depravato, come sembra che sia – ha concesso il parroco –, ne darà conto a Dio. Ma anche gli uomini della sinistra sfileranno, uno dopo l’altro, nell’aula del Ss. Tribunale, e il loro fardello è molto pesante. Sono i farisei di cui parla il Vangelo! Da quando portavo i calzoni corti – ricorda il parroco – rivendicano certe cose e, quando le raggiungono, le chiamano “conquiste sociali”: divorzio, aborto, sesso libero, convivenza, preservativo, pillola del mese prima e pillola del giorno dopo, il diritto alla pillola anche per le minorenni, matrimoni tra omosessuali, orgoglio omosessuale, il corpo è mio e ne faccio ciò che voglio, la moglie che non è più moglie ma compagna, laicità, no alle ingerenze del Vaticano. Negli ultimi quarant’anni hanno predicato l’inferno, hanno avvelenato l’anima di intere generazioni di giovani e ora condannano, in Berlusconi, quell’immoralità che essi hanno insegnato per quarant’anni. Hanno fatto di tutto per sfasciare la famiglia, la sua normalità, e ora si mettono a fare la morale», «a tanto arriva la depravazione della loro coscienza».

Prosegue: «Hanno giustificato la violenza e la ribellione. Quante vite sciupate! Penso a quel ragazzo morto a Genova alcuni anni fa, si chiamava Giuliani. Il volto coperto come un bandito e una bombola tra le mani. Povero ragazzo! Chi gli ha avvelenato il cuore? I suoi cattivi maestri sciano a Cortina d’Ampezzo e frequentano ogni sera i salotti televisivi mentre lui è al cimitero. Farisei, ipocriti, becchini delle anime: come sfuggiranno al fuoco della Geenna?». E poi, essendo domenica 13 febbraio, il giorno delle manifestazioni in tutta Italia per la dignità della donna, non poteva mancare un pensiero per l’altra metà del cielo, anche se in questo caso le argomentazioni appaiono meno efficaci delle precedenti: «E che dire di quelle donne che, sconvolte per il caso Ruby, scendono in piazza a difendere la dignità della donna? Non mi facciano ridere! Accompagnano le loro figlie in quella fiera di cavalli che è Miss Italia o alle selezioni del Grande Fratello o delle Veline e le mandano in giro mezze nude. Bella dignità!»

Tanto accese e rancorose le parole del parroco, quanto sobria e pacata la riposta di alcuni parrocchiani e cittadini di Casteldaccia – che si firmano «Le donne e gli uomini di sinistra», ovvero quelli presi di mira nell’omelia – che «all’invettiva» di don Ricotta hanno voluto rispondere con una lettera aperta. «È doveroso innanzitutto precisare che l’omelia dovrebbe essere l’attualizzazione della Parola di Dio nella vita del credente e nel momento partecipativo della liturgia», e non «un attacco a un orientamento politico con l’implicito sostegno all’orientamento opposto, perché la liturgia non è la sede per queste manifestazioni; se proprio si vuole parlare di questi problemi, si può convocare un’assemblea parrocchiale per un confronto aperto e leale»

Nel merito delle questioni sollevate dal parroco, nella lettera si ricorda che «alcune scelte legislative che sono maturate negli ultimi decenni sono frutto non solo della sinistra ma di una volontà popolare, anche cattolica, che le ha sostenute e vanno comprese all’interno della laicità dello Stato la quale, senza imporre niente a nessuno, ha il dovere di salvaguardare eventuali orientamenti diversi rispetto alla morale tradizionale». E poi si difendono i valori di chi si ritiene “di sinistra”: «La sinistra – scrivono – è l’idea che se guardi il mondo con gli occhi dei più deboli puoi fare davvero un mondo migliore per tutti» e che «se pochi hanno troppo e troppi hanno poco l’economia non gira perché l’ingiustizia fa male all’economia». «Chi si ritiene di sinistra, chi si ritiene progressista, compresi coloro che vogliono essere fedeli al Vangelo – proseguono – devono  tenere vivo il sogno di un mondo in pace, senza odio e violenza», perché «essere di sinistra significa combattere l’aggressività che ci abita dentro: quella del più forte sul più debole, dell’uomo sulla donna, di chi ha potere su chi non ne ha». (luca kocci)

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