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PISA: NIENTE SCUOLA, TUTTI IN CASERMA, CON LA BENEDIZIONE DEL VESCOVO

Tratto da: Adista Notizie n° 19 del 12/03/2011

36034. PISA-ADISTA. Niente scuola per i bambini  e i ragazzi delle scuole dell’infanzia, elementari e medie di Pisa il prossimo 28 aprile. Invece, tutti in caserma – la “Gamerra”, dei paracadutisti della Brigata Folgore adesso in Afghanistan, dove nell’agosto 1999 morì in circostanze misteriose, probabilmente legate ad episodi di nonnismo, il giovane parà Emanuele Scieri – insieme al generale, al sindaco e al vescovo, per la “Giornata della solidarietà”, promossa dal Comune guidato dal primo cittadino Marco Filippeschi (Partito democratico) e benedetta dall’arcivescovo mons. Giovanni Paolo Benotto, che vi parteciperà in prima fila, come del resto già fece lo scorso anno.

«Una festa, una giornata gioiosa dedicata ai bambini e alla condizione dei bambini nelle aree di guerra», si legge nella pagina web del sindaco dedicata alla “Giornata della solidarietà”, promossa per ricordare il maggiore Nicola Ciardelli, ucciso a Nassiriya, in Iraq, il 27 aprile 2006. Sarà «una grande lezione per tutti i bambini, coinvolti in un progetto che è durato due mesi, durante i quali è stato possibile far conoscere le molte problematiche connesse alle missioni umanitarie e di pace nelle aree di guerra. Una lezione, quella sui valori e sui diritti umani, che ha (sic!) giudicare dai lavori esposti dalle varie scuole, è stata ben recepita dai nostri ragazzi» e che dimostra «come si può promuovere la cultura della pace e il valore della solidarietà anche in una caserma».

«Siete davvero sicuri che un luogo in cui si addestrano le persone all’uso delle armi sia un pisa: posto adatto ai bambini?», chiedono in un volantino distribuito in città il gruppo “Jaegerstatter per la nonviolenza” ed Emergency Pisa. L’iniziativa è finalizzata alla raccolta fondi per una casa di accoglienza a favore di bambini vittime di guerra e bisognosi di cure mediche – che si chiamerà “Casa di Nicola” – e per cui la Regione Toscana ha stanziato 400mila euro. «Questa è una bella cosa – proseguono i gruppi pacifisti – ma cosa c’entra con la visita in caserma? Perché non portare i bambini a visitare la casa di accoglienza o l’ospedale pediatrico? Nel descrivere questa iniziativa parlate sempre di missioni di pace», ma racconterete anche che «nel 2004 a Falluja sono morti migliaia di civili, fra cui moltissimi bambini, uccisi dai bombardamenti angloamericani»? E direte che «nel 2010 la spesa militare italiana è stata di oltre 23 miliardi di euro» mentre «la spesa per la scuola pubblica è stata brutalmente tagliata? Diminuiscono i posti negli asili, non ci sono soldi per il materiale didattico, per le gite, per le attività extracurricolari, per gli insegnanti di sostegno, per gli stipendi degli insegnanti. Spiegherete ai bambini anche questo, mentre li portate da una scuola a una caserma?». Rocco Altieri, direttore della rivista semestrale di studi e ricerche sul metodo nonviolento Quaderni Satyagraha edita dal Centro Gandhi di Pisa, aggiunge: «Per noi è un gravissimo errore, un crimine assoluto contro la cultura della pace, mandare i bambini in caserma» perché «non bisogna assecondare quei tentativi subdoli di chiamare le guerre “missioni di pace”, creando di fatto un’assuefazione, se non un divertimento dei bambini all’idea della guerra e ai suoi strumenti, portandoli in caserma». Al contrario «vorremmo spiegare che le spese per gli armamenti costringono alla morte per fame, per malattie milioni di bambini sulla Terra»; «ricordare al cappellano militare il comandamento biblico “Non uccidere”; sollecitare nei bambini la repulsione per il sangue e per le armi perché la guerra, dice p. Zanotelli, deve diventare un tabù e un tale meccanismo culturale si sviluppa nella prima infanzia». Mentre altri si rivolgono direttamente all’arcivescovo, come Ermete Ferraro, insegnante e pacifista nonviolento napoletano: «Fermo restando che, in quanto pastore di tutta la comunità pisana, lei non può sottrarsi dall’intervenire nelle iniziative sociali e culturali che vi si promuovono», scrive, «non ritiene però che la sua presenza e “benedizione” della suddetta iniziativa richiedesse maggiore attenzione e discernimento? ». Le chiedo quindi, aggiunge Ferraro, di prendere «le distanze da un’iniziativa che a molti è apparsa socialmente e pedagogicamente discutibile e, soprattutto, difficilmente giustificabile sul piano della testimonianza evangelica. Come può ben immaginare, agli alunni e alunne delle scuole pisane possono essere offerte ben altre occasioni di conoscere la solidarietà e l’impegno civile, utilizzando sedi e contesti diversi dalla caserma di un corpo specializzato delle Forze armate. La presenza del pastore della Chiesa di Pisa non potrebbe che avallarne la legittimità e l’opportunità, ed è per questo che le chiedo di evitare ciò che per molti cristiani risulta occasione di sconcerto e disappunto ». (luca kocci)

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