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Lettere Fuorisacco

Tratto da: Adista Notizie n° 76 del 22/10/2011

Con la presente vengo a rettificare quanto è stato riportato dalla vostra agenzia sul numero 71/11 circa il parroco romano shock...

Ferma restando la buona fede dell'autore del riassunto, devo però fare delle doverose precisazioni, poiché si sa, la brevità non sempre è amica della fedeltà.

Non ho mai citato il nome Giorgio Napolitano, né quanto riportato dall'agenzia, lo ha fatto un illustre professore che è intervenuto prima della celebrazione della messa.

È dovere di un pastore pregare per la salvezza delle anime e invocare la misericordia divina perché entrino in Paradiso. Davanti a Dio siamo tutti figli suoi. La parola "martiri" per questi 43 giovani (dai 16 ai 20 anni) non è stata da me usata a motivo dell'ideologia per cui hanno combattuto, ma perché una volta arresisi e accettato dalla controparte di affrontare un giusto processo, l'indomani sono stati fucilati presso il cimitero di Rovetta (Bg). Sono quindi martiri delle istituzioni, per aver creduto alla giustizia, loro negata. L'accezione del termine martire è dunque testimone, colui che dà testimonianza in questo caso di una giustizia spesso violata o negata.

Il virgolettato del titolo non è una mia citazione, credo che sia un errore della vostra redazione; per cui vi chiedo maggiore attenzione e giustizia, cioè essere giusti e corretti.

Colgo l'occasione per porgere le mie scuse a quanti possono essere stati offesi dalle mie parole riportate in tale articolo. Ciò non è dipeso dalla mia volontà, ma da una imprecisa rievocazione dei fatti. Cordiali e fraterni saluti.

p. Massimo Anghinoni, Osm

 

Ringraziamo p. Anghinoni per la sua lettera di rettifica, che pubblichiamo con alcune nostre precisazioni, in ossequio a quella «attenzione e giustizia» che egli stesso ci chiede.

È vero: p. Anghinoni non ha mai pronunciato il nome di Giorgio Napolitano, che infatti, nella nostra notizia, non è riportato fra virgolette, per cui la citazione non era stata attribuita al parroco (sebbene io stesso ammetta la possibilità che si possa equivocare). Napolitano è stato chiamato in causa da Augusto Sinagra, docente di Diritto dell’Unione Europea all’università La Sapienza di Roma (nonché iscritto alla P2 e avvocato di Licio Gelli) che, intervenendo prima della messa, ha rimproverato al presidente della Repubblica, a margine dello scorso Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, di aver reso omaggio ad alcuni partigiani, ma di non essersi recato a Lugo di Romagna, vicino Rimini, dove avrebbe potuto portare il suo cordoglio alla tomba di alcuni repubblichini di Salò. Tuttavia p. Anghinoni, nell’omelia, in un passaggio dedicato alle mistificazioni della storiografia ufficiale, ha detto che di tali errori sono responsabili anche «illustri personalità istituzionali, come ci è stato ricordato prima». Non ha fatto il nome di Napolitano, ma è difficile credere che non si riferisse proprio al presidente della Repubblica.

P. Anghinoni ha più volte definito i 43 repubblichini fucilati a Rovetta «martiri» e «fiaccole che ardono attorno al trono di Dio» in due momenti: durante l’omelia e alla fine della messa, quando ha invitato i partecipanti a pregare per questi «giovani martiri ed eroi», introducendo così la recita corale di un Salve Regina e di un Eterno riposo. Non ha detto la parola «fascisti» – che Adista ha utilizzato nel titolo e non nella notizia –, ma come potremmo definire 43 volontari arruolatisi volontari nella Repubblica Sociale Italiana di Mussolini se non fascisti?

Luca Kocci

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