Nessun articolo nel carrello

NEL CONGO POST ELETTORALE, AVANZA LO SPETTRO DELLA GUERRA CIVILE

Tratto da: Adista Notizie n° 97 del 31/12/2011

36470. KINSHASA-ADISTA. Un film già visto, un processo elettorale che, ancora una volta nella recente storia del continente, mette a nudo le fragilità e l’inconsistenza dei sistemi democratici africani, aprendo conflitti e nuovi interrogativi nei vari Paesi. Lo scorso 28 novembre, è toccato alla Repubblica democratica del Congo (Rdc), dove la cittadinanza è stata chiamata ad eleggere il nuovo capo di Stato. Con una percentuale del 48,95% dei voti, la Commissione elettorale nazionale indipendente (Ceni) ha dichiarato vincitore il presidente uscente, Joseph Kabila, alla guida del Paese dal 2001, quando ha sostituito il padre assassinato, Laurent-Désiré Kabila.

Appena diffusi i risultati elettorali, si è subito sollevata la contestazione di brogli e di mancata trasparenza, non solo e non tanto dai sostenitori del principale oppositore Etienne Tshisekedi dell’Unione per la democrazia e il progresso sociale (Udps) – che ufficialmente avrebbe ottenuto il 32,33% dei voti – ma anche da parte dei numerosi osservatori dell’Unione Europea e della società civile e dei 30mila della Chiesa cattolica. Lo stesso arcivescovo di Kinshasa, card. Laurent Monsengwo Pasinya, ha parlato di «risultati non conformi né alla verità né alla giustizia», tirandosi dietro una valanga di critiche da parte dei sostenitori di Kabila. «La Chiesa è moralmente tenuta ad offrire il suo aiuto alla giustizia, per stabilire la verità delle urne là dove sono stati i nostri osservatori», ha poi aggiunto, ribadendo il coinvolgimento della Chiesa nel processo elettorale e invitando le istituzioni a perseguire la via della trasparenza e delle regole istituzionali, senza lasciarsi andare alla violenza.

Il 17 dicembre scorso, poi, con un giorno di anticipo, la Corte Suprema di Giustizia della Rdc ha convalidato i risultati elettorali del 28 novembre, dopo aver esaminato i vari ricorsi. Nel frattempo, il quasi ottantenne Tshisekedi aveva già optato per la linea dura, rifiutandosi di accettare l’esito ufficiale della tornata elettorale e autoproclamandosi vincitore con il 54% di voti favorevoli.

E così – tra il giuramento prestato dal rieletto Kabila, lo scorso 20 dicembre, e il “contro-giuramento” promesso dall’oppositore – il Paese si è spaccato in due, dando il via ad una serie di manifestazioni di protesta, scontri tra fazioni e rappresaglie repressive condotte dalle forze armate. Il 24 dicembre scorso Human Right Watch ha annunciato l’inaugurazione di una nuova stagione di violenza, che ha già lasciato sul campo una ventina di vittime e un numero imprecisato di arresti e sparizioni tra le fila degli oppositori ma anche di semplici cittadini.

Per la Rdc si profilano ora due alternative. Una via politica: la rielezione di Kabila non gli garantisce la maggioranza parlamentale e consentirebbe all’opposizione di promuovere una strategia di affermazione istituzionale. Oppure una via militare: se il conflitto appena aperto si radicherà sul territorio e nessuno interverrà, il profilarsi di una nuova guerra civile nel Paese non sarà un’ipotesi così lontana.

E intanto la comunità internazionale sta a guardare, non pienamente consapevole che la sorte della Rdc, uno dei Paesi più ricchi del mondo, è strettamente legata alle decisioni esterne, principalmente commerciali e finanziarie. I Paesi africani della Regione dei Grandi Laghi (Kenya, Tanzania, Uganda, Zambia, Burundi, Repubblica Centrafricana) hanno presto riconosciuto la vittoria, congratulandosi con Kabila in una nota diffusa a margine di un vertice regionale a Kampala (Uganda). Parere positivo hanno espresso anche altri Paesi africani, come il Sudafrica e l’Angola. Il “fronte occidentale” (Unione europea e Usa), per ora, ha contestato lo svolgimento dello scrutinio, viziato e poco trasparente, e ha minacciato l’interruzione dei rapporti con la Rdc. Anche la Chiesa cattolica, dopo la presa di posizione del cardinale di Kinshasa, sembra indirizzata verso il sostegno dell’oppositore. (giampaolo petrucci)

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.