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«CONVERTITI E CREDI AL... MAGISTERO». A IMOLA, TANTA MORALE SESSUALE PER LA QUARESIMA 2012

Tratto da: Adista Notizie n° 10 del 17/03/2012

36579. IMOLA-ADISTA. Un messaggio quaresimale indirizzato alle coppie, non solo quelle cattoliche, «per invitarle a considerare seriamente il dono e la responsabilità della procreazione». È questa l’intenzione de Il coraggio di procreare (Editrice Il Nuovo Diario Messaggero, info@nuovodiario.com), lettera pastorale del vescovo di Imola, mons. Tommaso Ghirelli. Il vescovo apre subito con una premessa tranciante, che ben identifica il focus tematico e la verve dottrinale delle oltre 15 pagine di missiva: «Dichiaro subito che l’unico percorso integralmente umano per regolare le nascite è quello indicato dalla conoscenza dei giorni fertili e non fertili». E tutto il resto è illecito e immorale.

La prima “deviazione” nella vita di una coppia nasce quando si separa «l’amore dalla fecondità, l’aspetto unitivo da quello procreativo», a cominciare dall’egoistica «paura del figlio» – che, con i metodi contraccettivi, sposta in avanti la data della prima procreazione per «sistemare prima altre cose» – fino all’opposto «desiderio del figlio ad ogni costo», con il coinvolgimento del progresso scientifico e la ricerca sugli embrioni.

Libertà di obbedire

Nulla, dice mons. Ghirelli, deve essere lasciato alla libera decisione della donna o della coppia: «Procreazione responsabile è innanzitutto la capacità di avere un grembo permanentemente accogliente», «rendersi disponibili alla vita, o meglio al Creatore, tenendosi liberi dai condizionamenti ispirati dalla paura, dall’egoismo, dalla caduta della speranza». Ben più esplicito quando cita l’Humanae Vitae di Paolo VI: «Procreazione non vuol dire che gli sposi sono “liberi di procedere a proprio arbitrio” nel compito di trasmettere la vita, ma significa che “devono conformare il loro agire all’intenzione creatrice di Dio”, espressa nella stessa natura del matrimonio e dei suoi atti».

Quell’intimo legame...

Da ciò deriva, si legge ancora nel messaggio di Quaresima, che occorre «rifiutare come gravemente illeciti sia la sterilizzazione, sia l’aborto», «crimine orrendo e abominevole delitto». Allo stesso modo occorre rifiutare i metodi contraccettivi – afferma rivolgendo un diretto rimprovero ai medici del Servizio Sanitario Nazionale – perché «è solo con il ricorso ai metodi naturali che la sessualità viene rispettata e promossa nella sua dimensione veramente e pienamente umana, non invece “usata” come un “oggetto” che, dissolvendo l’unità personale di anima e corpo, colpisce la stessa creazione di Dio nell’intreccio più intimo tra natura e persona». Al contrario, aggiunge Ghirelli, «costituendo l’espressione di un rifiuto oggettivo a riconoscere Dio come autore della Vita, l’atteggiamento contraccettivo» incoraggia «un’interpretazione spersonalizzata della sessualità, che viene ristretta principalmente al momento dell’unione fisica e promuove, in ultima analisi, quella mentalità dalla quale emerge l’idea dell’aborto». Dunque, il passo dal contraccettivo al «crimine orrendo» sarebbe breve, perché entrambi sono «frutti dello stesso albero».

Cosa abbia a che vedere tutto questo con la Quaresima, il vescovo lo chiarisce solo tra le “Conclusioni”: «Anche dopo aver commesso errori madornali ed aver sciupato la vita nostra e altrui, possiamo ripartire perché Dio è pronto a perdonarci». «Vi sono dei tempi propizi per trovare la forza di staccarsi dal proprio passato: penso alla Quaresima che ci sta davanti».

Una pioggia di “no”

Non si sono fatte attendere le irritate reazioni, soprattutto da parte di esponenti della sinistra locale. In una lettera al Manifesto del 1° marzo, la segretaria di Prc-Sel Federazione di Imola, Antonella Caranese, ha duramente condannato l’attacco del vescovo alle donne e alla laicità delle istituzioni, giudicandolo «una presa di posizione dura, senza appello, giudicante e criminalizzante»; «un atteggiamento oscurantista che nega i diritti e l’autodeteminazione delle donne, che le paragona a “grembi permanentemente accoglienti”»; una chiamata alle armi per i medici del servizio pubblico, invitati «ad essere obiettori di coscienza, cosa che ha determinato in molti ospedali pubblici che le donne non possano accedere alla pillola abortiva vedendosi lese in un loro diritto fondamentale!».

È netta anche la condanna del consigliere comunale di Sinistra Arcobaleno, Mauro Barnabè, in una lettera pubblicata il 3 marzo sul sito leggilanotizia.it: il vescovo, scrive, ha adottato parole e toni «irrispettosi di tutti quei cattolici progressisti che non confondono la loro fede individuale e la loro morale con la natura laica dello Stato». «Essere laici significa tutelare strenuamente il diritto di ognuno ad esprimere ed esercitare le proprie convinzioni, non assumendo mai, anzi combattendoli, atteggiamenti e toni di imposizione o di anatema verso chi la pensa diversamente». E da quale pulpito vengono lanciati questi strali? «Ricordo male – si chiede Barnabè – se dico che nell’ultima campagna elettorale abbiamo visto la Chiesa del potere decisamente schierata con quel centro destra che, quanto a politiche per la famiglia e valori etico-morali, non è stato proprio un modello esemplare?». E conclude esclamando: «Quanto è distante l’apparato che gestisce il potere della Chiesa cattolica dai suoi fedeli progressisti e dai suoi pastori che quotidianamente si confrontano con i problemi della dura vita quotidiana dei loro fedeli».

Pieno dissenso, sebbene con toni più pacati e interlocutori, anche dal segretario Pd Unione Territoriale Imolese, Fabrizio Castellari, che chiede rispetto della laicità delle istituzioni e comprensione per le «incertezze tangibili che vivono tante giovani coppie», come la disoccupazione, la questione abitativa, il precariato economico ed esistenziale. Aggiunge poi che «l’immoralità» non è nell’uso dei contraccettivi: «È altrove come nel non pagare le tasse, nella violenza sulle donne, nel favorire la prostituzione anche minorile, nelle morti bianche. Su questi temi c’è stato troppo silenzio». (giampaolo petrucci)

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