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P. JERRY ZAWADA: CRONACA DI UNA RIMOZIONE ANNUNCIATA

Tratto da: Adista Notizie n° 14 del 12/04/2014

37601. KANSAS CITY-ADISTA. Era stato arrestato innumerevoli volte (più di 200) per la sua ininterrotta attività di pacifista, finendo in prigione per un totale di cinque anni e mezzo, ed è stato ora rimosso dal suo ministero sacerdotale per aver concelebrato, nel 2011, una messa con una donna prete. Il francescano statunitense p. Jerry Zawada, 76 anni, di cui 50 di sacerdozio, ha subìto, grosso modo, e come prevedibile (v. Adista n. 93/11), la stessa sorte del suo amico, il prete della congregazione di Maryknoll, Roy Bourgeois, con il quale condivide anche l’impegno per la pace. 

La concelebrazione contestata avvenne nel novembre 2011, durante la protesta annuale del Soa Watch, l’organismo fondato appunto da Roy Bourgeois che da anni chiede la chiusura del centro di addestramento paramilitare School of Americas (v. Adista nn. 60, 86/08, 5/09, 66/10, 28, 30, 32, 69, 78 e 80/11). In quell’occasione, Zawada celebrò la messa con Janice Sevre-Duszynska, ordinata sacerdote nel 2008 nella Association of Roman Catholic Women Priests; ordinazione cui aveva partecipato lo stesso Bourgeois, poi scomunicato per il suo sostegno alle donne prete. Subito dopo la celebrazione, Zawada, che aveva affermato di avervi partecipato per una questione di coscienza, aveva ricevuto un richiamo da parte dei suoi superiori.

Ma anche per lui, come per Bourgeois, la questione dell’ordinazione femminile ha a che fare con la giustizia nella Chiesa: vi è, infatti, affermava, «qualcosa di ingiusto» nell’attuale struttura, che ha bisogno di un «rimodellamento». Consapevole delle conseguenze a cui sarebbe andato incontro a livello disciplinare, intendeva in ogni modo accettarle, dal momento che non aveva intenzione di ritrattare né «di lasciare la Chiesa cattolica».

Il documento che priva Zawada delle facoltà sacerdotali proviene dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, è datato 19 febbraio e porta la firma del segretario aggiunto della Congregazione, mons. Joseph Augustine DiNoia. «Avendo attentamente esaminato gli atti del caso», si legge nel documento, una copia del quale è nelle mani del settimanale cattolico statunitense National Catholic Reporter, «questo dicastero ha deciso di imporre a p. Jerome Zawada una vita di preghiera e penitenza nel convento Regina della pace di Burlington, Wisconsin». Il religioso – cui, a differenza di Bourgeois, non è stata comminata la scomunica automatica prevista in questi casi – non potrà presentarsi in pubblico come sacerdote né celebrare pubblicamente i sacramenti, ma potrà concelebrare la messa all’interno del convento. 

Netta la risposta di Zawada: «Mi dicono che devo passare il tempo in penitenza, beh, non farò penitenza per le mie convinzioni e quelle di molti altri». Peraltro, non è ancora chiaro, ha affermato il ministro provinciale dei francescani, p. John Puodziunas, tramite il quale la lettera è giunta nelle mani del religioso punito, in che modo il provvedimento punitivo limiterà i movimenti del religioso fuori dal convento: «I conventi non sono carceri», ha detto. «Penso che la lettera sia chiara riguardo al fatto che non può presentarsi pubblicamente come prete, cosa che comunque per anni non ha fatto». Zawada, infatti, non era incardinato in una parrocchia o in una cappellania e dopo l’episodio del 2011, in attesa di una soluzione della controversia, non ha celebrato messe in pubblico.

Dal punto di vista, invece, delle sue convinzioni circa l’ordinazione femminile, «esse non hanno fatto che diventare più profonde»,  ha detto il religioso: «Sostengo con forza le donne prete e i preti sposati nella Chiesa cattolica»; «rispondo alla mia coscienza. Ho il dovere di ascoltare altre persone che esprimono allo stesso modo la voce di Dio». Zawada inoltre nutre molta fiducia nel nuovo approccio dimostrato da papa Francesco, che, lo scorso giugno, alla Conferenza dei religiosi latinoamericani, ha detto loro di non preoccuparsi troppo della Congregazione per la Dottrina della Fede: «E allora perché dovrei preoccuparmi?». «Mi sento pronto ad andare avanti, voglio farlo e voglio assumermi alcuni rischi. Devo farlo e mi sento chiamato a farlo», ha spiegato. 

Tra le sue più recenti azioni in difesa della pace, l’attraversamento, lo scorso luglio, della linea di demarcazione della proprietà di una struttura in costruzione, destinata alla produzione di armi nucleari a Kansas City e, nel 2009, una manifestazione pacifica con l’organismo Creech 14 contro l’utilizzo dei droni presso la base aerea di Creech, vicino a Las Vegas, che gli costò l’arresto. In seguito ha oltrepassato i confini della base navale di Kitsap (Washington D.C.), dove sono all’ancora i sottomarini nucleari Trident, e per questo è stato condannato a due anni di libertà condizionata, che sta ancora scontando. Ha anche manifestato per i diritti dei migranti e per la riforma dell’immigrazione, recandosi spesso al confine tra Messico e Stati Uniti. (ludovica eugenio)

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