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Lettere

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 18 del 17/05/2014

È la Chiesa che deve essere riabilitata, non “Esperienze pastorali”

Adele Corradi (autrice di Non so se don Lorenzo, Milano, Feltrinelli, 2012; v. Adista Segni Nuovi n. 15/12)


Riceviamo da don Alessandro Santoro, prete alle Piagge, e pubblichiamo questa lettera di Adele Corradi – strettissima collaboratrice di don Milani nella scuola di Barbiana – in merito alla recente cosiddetta riabilitazione di “Esperienze pastorali”, il libro di don Milani dal Sant’Uffizio ritenuto «inopportuno» e per questo ritirato dal commercio pochi mesi dopo la sua pubblicazione nel ‘58 (v. Adista Notizie n. 16/14). Caro Alessandro,questo coro di osanna mi sta rovinando la Pasqua.Una vicenda tanto drammatica come quella del ritiro dal commercio di Esperienze Pastorali, un libro frutto di nove anni di lavoro, che rivela in ogni pagina un amore attentissimo e costante da parte di un giovanissimo prete verso la gente del suo popolo a cui cerca di comunicare il lievito di vita che ha trovato nella sua Chiesa, una vicenda che ha fatto sparire per anni un libro che avrebbe potuto portare nella Chiesa linfa vitale, viene archiviata come risultato di «un atto di prudenza dovuto a circostanze contingenti». Un atto saggio cioè, perché dettato da prudenza, e per di più doveroso, perché richiesto dalla contingenze del tempo che fu. E i giornalisti in coro parlano addirittura di un don Milani riabilitato. Da cosa? Da quali colpe? Si riabilita chi, avendo commesso gravi reati, si pente, accetta, e sconta la pena. A pena scontata si può anche riabilitare.È la Chiesa che ha commesso gravi errori, inflitto ingiuste sofferenze, dato grave scandalo. È la Chiesa che, fra qualche secolo, (se la misericordia di Dio ci donerà altri papi come questo) potrà forse essere riabilitata.Ti abbraccio con grande affetto.

“Esperienze pastorali”: lettura obbligatoria per tutti i seminaristi

Sergio Tanzarella (autore di Gli anni difficili. Lorenzo Milani, Tommaso Fiore e le Esperienze pastorali, Il pozzo di Giacobbe, Trapani, 2007, v. Adista Documenti n. 46/07)


Apprendo delle parole del vescovo di Firenze: «Da ora in poi la ristampa di Esperienze pastorali non ha nessuna proibizione da parte della Chiesa e torna a diventare un patrimonio del cattolicesimo italiano e in particolare della Chiesa fiorentina, un contributo alla riflessione ecclesiale da riprendere in mano e su cui confrontarsi». Sono passati 56 anni da quella vile persecuzione provocata dal card. Florit e assecondata dal Sant’Uffizio: non si poté condannare il libro perché, nonostante tutta la malizia persecutoria, non c’era una parola che non fosse perfettamente ortodossa; si ripiegò sul ritiro che ebbe conseguenze uguali alla condanna. Oggi giornalisti tronfi e ignoranti parlano di riabilitazione! Occorrerebbe riabilitare la Congregazione per quell’atto vergognoso: colpire un prete povero e indifeso che viveva con i poveri e che amava cercare e dire la verità. Senza paludamenti e diplomazie. Si vuol chiudere il caso in un modo peggiore di come fu aperto. Senza attendere assurde riabilitazioni e tardive indagini è da 30 anni che faccio leggere ai miei studenti (seminaristi e preti) Esperienze pastorali: il libro più importante della Chiesa italiana. Se si vuol mostrare sincero pentimento lo si renda obbligatorio in tutti i seminari italiani e si ponga il suo autore come modello di prete a cui ispirare il proprio futuro ministero.

Antimilitaristi, cioè costruttori di pace

Enrico Peyretti

È una totale vergogna – e dobbiamo proclamarlo con forza – che i due marò (al massimo sparatori facili incappati in chi ne chiede conto giudiziario, ed è vergogna pure l'India che la tira in lungo per calcolo politico) siano fatti eroi dal presidente della Repubblica, e veri resistenti (il giorno del 25 aprile!), e onore della Patria. La Patria è il popolo che vive, lavora, fatica, non è l'osceno fallo armato per uccidere, perché tale è l'esercito, assurdamente eretto a simbolo di noi tutti il 2 giugno, festa del voto democratico, il contrario delle armi (perché la procedura democratica, contare le teste, è il contrario del tagliarle).Ed è vergogna che il presidente parli contro le «pulsioni anti-militariste», perché il militarismo è causa di guerre e morti e ingiustizie e oppressioni, e perché quelli che chiama «anti-militaristi» sono invece costruttori positivi di cultura di pace e di metodi nonviolenti attivi per la soluzione giusta, umana e non cruenta dei conflitti, e sono i maggiori difensori della vera Patria, quella civile e solidale per la giustizia di tutti i popoli, come hanno una volta di più espresso limpidamente nell'Arena di Verona, in tanti, nel giorno stesso del 25 aprile.Ed è triste e vergognoso parlare contro il taglio previsto degli F35, armi puramente offensive, ingiustificabili, spreco nazionale a favore di fabbricanti di morte, pericolo per tutti.

Nel giorno della Liberazione e della Resistenza non è storicamente ragionevole parlare di “popolo in armi”. Con totale rispetto e gratitudine per i partigiani combattenti, per i morti tra loro, si deve finalmente ricordare che la base essenziale, condizione di esistenza, della lotta di Liberazione fu la popolazione non armata, e specialmente le donne, che, con un moto profondo di liberazione della coscienza, si liberò dalla soggezione fascista e sostenne praticamente e moralmente la Resistenza anti-nazi-fascista, che fu in quantità più civile e non-armata che armata. Chi conosce la storiografia sulla Resistenza sa che è progredita dall'immagine solo militare alla più vera e più giusta immagine di Resistenza popolare, certo non al 100%, ma in misura tale da essere riconosciuta come riscatto vero del popolo italiano dalla violenza fascista e bellica. La Costituzione fu l'alto risultato storico, e oggi ricordare la Liberazione deve essere liberare la Costituzione da chi la occupa per impedire di attuarla.

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