CI LASCIA DON WALTER FIOCCHI, PRETE-GIORNALISTA CON LA PALESTINA NEL CUORE
Tratto da: Adista Notizie n° 27 del 19/07/2014
37730 ROMA-ADISTA. Per la Chiesa di Alessandria è stato l’infaticabile collaboratore di mons. Fernando Charrier, il vescovo che aveva incarnato il Concilio nella diocesi, soprattutto sul versante delle questioni sociali e del lavoro; per i laici e credenti impegnati per la pace e la giustizia in Palestina, il coraggioso prete instancabile nel denunciare le drammatiche conseguenze delle politiche di occupazione israeliane, il difensore dei diritti negati di milioni di palestinesi; per i tanti che lo leggevano sulla Voce alessandrina prima e su Appunti alessandrini poi, il commentatore acuto e coraggioso di vicende politiche ed ecclesiali su cui aveva sempre un punto di vista non conformista; per i tanti che lo hanno conosciuto, una persona mite e disponibile; per Adista, un amico e un prezioso collaboratore, il prete che quando, nel 2007, il nostro giornale festeggiò 40 anni di vita, non esitò a venire sino a Roma per dare, attraverso una ricca e dettagliata relazione, la sua testimonianza sulla specificità di Adista nel panorama dell’informazione ecclesiale del post Concilio. Del resto qui ad Adista lo sapevamo tutti: don Walter Fiocchi lo potevi chiamare sempre, anche solo poche ore prima dell’uscita del giornale, per chiedergli un contributo su una delle tante questioni di cui si occupava. Perché lui rispondeva sempre che sì, aveva tempo ed energie da dedicarci e che quello che ci serviva lo avrebbe inviato, pur nei tempi stretti a cui immancabilmente lo costringevamo.
Don Walter, 64 anni, è morto ad Alessandria il 6 luglio scorso. Una chiesa stracolma, quella della piccola comunità dove era parroco, a Castelceriolo (Al), gli ha reso l’ultimo saluto domenica 6 luglio. Laici e credenti, giovani, anziani, compaesani, alessandrini, compagni di viaggio, politici, tutti quelli che don Walter aveva incontrato nel suo intenso percorso di vita si sono ritrovati nella chiesa del paese.
Nato il 5 marzo 1950 a Carpineti (Reggio Emilia), sull’Appennino emiliano, da famiglia poverissima e genitori mezzadri, a sette anni si trasferì a Milano, ma lì poté studiare solo fino alla terza media. Seguirono cinque anni di lavoro come barista e poi come impiegato in una piccola azienda tessile. A 19 anni e mezzo la scelta del seminario e degli studi teologici. Ad Alessandria don Walter arrivò nel 1977, per completare l’ultimo anno di studi. Ordinato nel 1978 venne inviato come vice parroco della parrocchia di Sant’Alessandro. Rimase lì cinque anni, cui ne seguirono altri sei come vice parroco in Duomo. In quel periodo Fiocchi aveva anche iniziato ad insegnare religione cattolica nell’Istituto magistrale della città. Nel 1989, in occasione del pensionamento di mons. Ferdinando Maggioni, il vicario generale, mons. Carlo Canestri, lo propose come segretario del nuovo vescovo Charrier, con cui il rapporto proseguì ininterrottamente sino al 2007, quando questi andò in pensione. Dopo cinque anni trascorsi come suo segretario personale, Charrier nominò Fiocchi direttore dell’Ufficio Pastorale Giovanile; poi, dal 1994 al 1997, lo volle segretario generale del XVI Sinodo Diocesano; don Walter fu anche direttore dell’Ufficio Scuola Diocesano e vicario per la Pastorale. Nel frattempo, dal 1993 al 2009, fu anche parroco della Madonna del Suffragio. Nacque in quegli anni anche l’amore di don Walter per la Palestina ed i palestinesi. Nel 1996, proprio con mons. Charrier, don Walter organizzò un pellegrinaggio di meditazione e preghiera in Terrasanta, cui seguirono tantissimi altri viaggi, fatti con la parrocchia, la diocesi o con i suoi amici don Nandino Capovilla e don Mario Cornioli. Durante uno di questi, nel 2004, anche un intenso incontro-dialogo di un'ora e mezza con Arafat a Ramallah. Don Walter non aveva rinunciato alla Palestina nemmeno negli ultimi tempi, durante la sua malattia. L’ultimo viaggio lo aveva organizzato nel marzo scorso, a Nazaret, Ramallah, Gerico, Hebron, Gerusalemme. Se lo stato di salute ne aveva da un paio di anni minato il fisico, non ne aveva fiaccato lo spirito, sempre combattivo e dinamico, né l’attività. Don Walter continuava a scrivere anche su Facebook, dibattendo animatamente con i tanti che non condividevano il suo impegno a fianco del popolo palestinese ed il suo afflato conciliare nelle questioni politico-ecclesiali; e continuava a scrivere, oltre che su diverse riviste e periodici, su Appunti alessandrini, il giornale che aveva contribuito a fondare assieme all’ex direttore del settimanale diocesano la Voce alessandrina, il suo amico di vecchia data Agostino Pietrasanta.
“Sulla soglia di Dio”, non oltre
Alla Voce alessandrina Fiocchi aveva fatto l’editorialista per molti anni (dal 1999 al 2007), siglando sempre i suoi pezzi “dwf”. Una caratteristica precipua di quella stagione, patrocinata dal vescovo Charrier era la libertà del giornale: «Un giornale o è libero o non è un giornale», raccontava spesso don Walter quando gli chiedevano del mandato che lui ed altri collaboratori della testata avevano ricevuto da Charrier. A loro il vescovo chiedeva soprattutto di «farsi voce di chi non ha voce"», di essere stimolanti, «graffianti», di dare una interpretazione dei fatti, della notizia di cronaca, che fosse stimolo ad una lettura cristiana della realtà. Una linea seguita con coerenza sino al 2007, quando, dopo l’uscita di scena di Charrier, l’atteggiamento di una testata ecclesiale in fecondo ascolto del mondo contemporaneo cedette il passo alla più tradizionale visione della difesa ad oltranza della cittadella cattolica assediata dal secolarismo. Una visione – quella del nemico alle porte – che non prevede la possibilità di cercare mediazioni o sintesi. Del resto, se c’è una verità data a priori, essa si comunica, non si propone. E in un giornale che comunica la verità i punti di vista si riducono inevitabilmente da molti ad uno soltanto.
Don Walter ne trasse le conseguenze e lasciò. Assieme a lui altri collaboratori della Voce e lo stesso direttore, Pietrasanta. Con loro diede vita ad Appunti alessandrini, tuttora tra le voci che maggiormente animano la discussione sui temi di politica locale e nazionale. Nel 2009 il nuovo vescovo lo nominò parroco di San Giorgio a Castelceriolo, piccolo paese vicino ad Alessandria. Una nomina che aveva un po’ il sapore della retrocessione per uno dei preti più significativi ed autorevoli della diocesi. Ma che don Walter accettò con la consueta mitezza. Trovando nel nuovo incarico gli stimoli per confrontarsi con una nuova sfida pastorale. «Chi mi conosce – scrisse in una lettera aperta alla comunità del Suffragio l’11 luglio di quell’anno – sa anche che cosa penso della preoccupazione o dell’ansia di “far carriera” nella Chiesa! L’unica carriera che mi interessa è quella che permette a qualche persona, anche attraverso il mio servizio, di incontrarsi con il Signore Gesù e con il suo Vangelo... Fa carriera nella Chiesa chi sa accompagnare qualche persona, magari nel segreto, “sulla soglia di Dio”: questo credo sia il compito di un prete, compito che lì finisce, perché ciò che avviene dopo, il varcare o no quella soglia, riguarda solo il dialogo personale e filiale tra l’uomo o la donna e Dio stesso». (valerio gigante)
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