Battaglia navale in nome del Pil
Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 28 del 26/07/2014
«Venezia affascina, sorprende, strega il turista come nessun’altra città vista dal mare». «Venezia è unica a farti entrare dall’ingresso principale, direttamente nel salotto buono». «Presto queste emozioni saranno privilegio di pochi perché a Roma si è detto no. A Venezia le grandi navi forse non potranno più entrare nemmeno dalla porta di servizio. Chi ha voluto tutto ciò?».
Queste ed altre frasi, disperate e nostalgiche, si leggono in un libro di Bruno Berardi, Antonio Forza e Rino Rumiati, Una invisibile battaglia navale, scritto con invidiabile sprezzo del ridicolo per Marsilio dell’editore Cesare De Michelis (fratello di Gianni). Il libro è un pamphlet contro i «rancorosi e nostalgici, parolai affabulatori» che si oppongono alle grandi navi a Venezia. Cioè Salvatore Settis, Gian Antonio Stella, Adriano Celentano, Oliviero Toscani ed altri sconsiderati. Rancorosi come gli autori del film-documentario “Teorema Venezia”, e come l’Unesco che ha minacciato, per questo, di inserire la città patrimonio dell’umanità fra i siti a rischio (come i monumenti medievali del Kosovo).
Comunque gli autori di Marsilio si saranno riavuti dal loro dolore preventivo perché le grandi navi a Venezia continuano ad entrare, anzi, il loro tonnellaggio aumenta di anno in anno ed il loro numero altrettanto: a Roma non si è affatto detto no. Il governo Monti, col suo ministro Clini, ha emanato un decreto nel 2012, “Rotte sicure”, che dovrebbe proibire il passaggio delle navi vicino alle città, ma non è applicabile a Venezia. Quando lo sarà? Non si sa, quando sarà possibile…
Le navi a Venezia entrano da sempre. Per arrivare al porto, che si trova a San Basilio, è necessario percorrere parte della laguna, attraversare il bacino di San Marco, lasciare sulla destra la Punta della dogana e il Canal grande e imboccare il canale della Giudecca, giungendo infine a destinazione.
È uno spazio che hanno sempre attraversato traghetti, navi turistiche ed anche imbarcazioni per il piccolo trasporto merci. La novità degli ultimi dieci anni è stata l’immissione nel traffico di veri e propri grattacieli galleggianti, prima di 90mila tonnellate, ora di 102mila, mentre si minaccia l’immediato arrivo di una nave, se così ancora vogliamo chiamarla, di 135mila tonnellate, lunga 363 metri e ricca di 5.400 passeggeri, con giardini tropicali, piscine con onde per il surf e simili. Il Titanic, per fare un raffronto “allegro”, di tonnellate ne pesava 46.328.
A vederle passare in laguna, ulteriore spettacolo disponibile anche ai turisti, queste navi che sono lunghe più del doppio di tutta la piazza San Marco, sembra che la città sia agganciata a traino e trascinata verso un futuro di “meganulla”. Il gigantismo – e il pessimo gusto – vincenti fra le compagnie di navigazione, hanno sconvolto tutti i rapporti, hanno moltiplicato esponenzialmente gli inquinanti (monossido di carbonio, benzene, idrocarburi, ossido d’azoto, polveri sottili) e il movimento ondoso, e dunque hanno assoggettato le strutture fragili di una città fragile a sollecitazioni molto rischiose e ad alterazioni della morfologia lagunare. Inoltre, il numero di passaggi dei giganti è passato dagli 850 del 2006 (ogni nave deve fare due volte lo stesso percorso) ai 1.096 previsti quest’anno. Naturalmente con prospettive di crescita.
Navi sicurissime con tecnologie avanzatissime. E però nel frattempo è naufragata la Costa Concordia al Giglio, la Jolly Nero ha abbattuto le torri del porto di Genova, una nave si è incendiata vicino Chioggia e un’errata manovra ha portato la Mona Lisa molto vicina all’isola di San Giorgio. Eppure le società di navigazione e l’Autorità portuale presieduta da Paolo Costa continuano ad assicurare che nessun incidente è possibile e sfornano studi commissionati che sostengono la massima affidabilità del crocierismo in laguna e i grandi vantaggi che derivano alla città. Ma i dati forniti da Costa (omonimo ma non parente della società di navigazione maggiormente responsabile dei grattacieli in laguna) sono ballerini nel tempo, come fa notare il giornalista veneziano Silvio Testa, fra i maggiori animatori della campagna NO Grandi Navi. Iperbolici se non ci sono raffronti, più moderati se ne escono altri di segno opposto.
Garanti dei controlli in laguna dovrebbero essere il Magistrato alle acque (ben due di questi magistrati sono stati arrestati per corruzione) e l’Autorità portuale, il cui parere è sempre analogo a quello delle compagnie. Costa è stato sindaco di Venezia, ed allora diceva: «Fuori le navi dalla laguna». Si vede che il nuovo ruolo gli fa vedere le cose in un’altra prospettiva. Controlli ed eventuali divieti li avrebbero potuti mettere, e non l’hanno fatto, i governi nazionali. Berlusconi se ne è ben guardato, Monti e il suo ministro dell’ambiente Corrado Clini (arrestato per corruzione nell’inchiesta sul risanamento in Iraq), si è visto come se la sono cavata.
Il professor Giuseppe Tattara, docente di economia all’università Ca’ Foscari di Venezia, ha pubblicato uno studio su “Costi e ricavi del crocierismo a Venezia” in cui ha messo a confronto tutti i dati disponibili, confrontato ricavi e spese e concluso che i costi, presenti o prevedibili, sono di gran lunga superiori ai ricavi, sempre naturalmente che fra i costi si tenga conto di quelli derivanti all’inquinamento. All’1,9% di contributo al Pil cittadino, si contrappongono inquinamento acustico, delle acque, danneggiamenti agli edifici storici e monumentali, inquinamento dell’aria. Tutti costi non valutabili, perché non assoggettabili a valutazioni di mercato, sopportati però da tutti gli abitanti, di fronte all’eventuale beneficio per un ristrettissimo numero di persone, circa 1.800.
Naturalmente in tutta la vicenda non ci sono in gioco ostilità locali o contrapposizioni fra presunti passatisti e altrettanto presunti “uomini del fare”, ma solidi interessi economici con solidissimi terminali nei luoghi delle decisioni.
In realtà, proprio con la benedizione dei governi Monti, Letta, ed ora Renzi, nonché con l’onnipresente Autorità portuale, un’alternativa è stata proposta per i giganti del mare ed è in corso di decisione in questi giorni: usare per l’accesso il canale dei petroli, un canale esistente e sempre contestato per gli squilibri che ha portato nel regime delle acque, ed un altro canale, questo naturale, il Contorta. Il canale porterebbe le navi al vicinissimo porto di Marghera. Sempre in laguna, ma almeno eviterebbe il transito in centro storico. Solo che per ora questo canale è adatto al massimo alle barche a vela. Per essere usato dai grattacieli galleggianti dovrebbe passare dagli attuali 20 metri di larghezza a circa 200, ed essere scavato fino a -11 metri. Per gli esperti di idraulica lagunare sarebbe una follia. Costosa e squilibrante per il sistema e soggetta ad una costosissima manutenzione, e comunque non cambierebbero gli effetti inquinanti. Inoltre, benché l’Autorità portuale si affanni a dichiarare che gli eventuali lavori ai canali verranno affidati tramite gara pubblica, è lecito sospettare che andrebbero invece al concessionario unico che da vent’anni fa tutto quanto “non” si deve fare all’interno della laguna – e senza gara –, il Consorizio Venezia Nuova (il lettore vada al capitolo Mose-inchiesta giudiziaria-35 arrestati, vedi anche Adista Segni Nuovi n. 24/14).
Dunque, anche se il governo sembra non volerci pensare, la sola soluzione ragionevole, ma contro gli interessi della potente lobby delle Compagnie, è impedire l’accesso in laguna di navi dal tonnellaggio superiore a quello che avevano vent’anni fa e smetterla con le megalomanie dell’Autorità portuale: «Venezia competitor di Rotterdam».
Dall’altezza di circa 70 metri dell’ultimo ponte delle maxi navisi dominano i miseri 28 metri di altezza del Palazzo ducale, le guglie dei palazzi settecenteschi e i campanili delle chiese cinquecentesche. Bello spettacolo per chi lo ama. E tuttavia, si riterrebbe normale aprire un parcheggio fra gli archi del Colosseo, fare una gara di motociclismo sui mosaici di Piazza Armerina, oppure organizzare un concerto rock nella Cappella Sistina? È la stessa cosa.
* Giornalisti - Venezia
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