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AMBIENTE, DEMOCRAZIA, DIRITTI. “STOP TTIP ITALIA” CHIAMA ALLA MOBILITAZIONE

Tratto da: Adista Notizie n° 33 del 27/09/2014

37789 ROMA-ADISTA. Mascherata dietro le parole d’ordine di austerità, crisi e competitività, l’Unione Europea si sta trasformando nel «laboratorio in cui le lobby corporative sperimentano la possibilità di sottrarre ai popoli e ai cittadini ogni facoltà decisionale» in ambiti che riguardano la vita delle persone e toccano gli interessi delle grandi multinazionali. E i negoziati commerciali tra Europa e Nord America, come il Partenariato trans-atlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP), avviato nel 2013 e attualmente al vaglio della Commissione europea, sono gli strumenti politici privilegiati delle lobby transnazionali per centrare tale obiettivo. È senza appello la denuncia della Campagna “Stop TTIP Italia”, nata nel febbraio 2014 con l’intento di coordinare le attività di circa 60 realtà che si oppongono ai trattati commerciali in corso, tra le quali Arci, Associazione Botteghe del Mondo, A Sud, Attac Italia, Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Comune-info, Fiom, Fondazione Culturale Responsabilità Etica, Forum italiano dei Movimenti per l’Acqua, Mst-Italia, Re:Common, Sbilanciamoci!, Un Ponte Per e molte altri (ulteriori informazioni sulla Campagna e sulle iniziative: stopttipitalia@gmail.com, http://stop-ttip-italia.net).

Nel comunicato “11 ottobre: Stop TTIP. Difendiamo i diritti e i beni comuni”, i promotori lanciano «un appello per fare dell’11 ottobre una giornata di azione per fermare i negoziati TTIP, CETA, TISA e tutti gli altri negoziati di liberalizzazione commerciale in corso e per promuovere politiche commerciali alternative, che mettano i diritti, il governo dei popoli e l’ambiente al primo posto». Se questi accordi andranno in porto, avverte la Campagna, ricordando che le politiche commerciali transatlantiche incidono pesantemente sulla vita dei popoli e dei singoli cittadini, le multinazionali potranno citare in giudizio presso un tribunale ad hoc i governi qualora le politiche nazionali limitino i loro profitti; saranno abbassati «gli standard di salute e di sicurezza nel tentativo di “armonizzare” le regole al di qua e al di là dell’Atlantico»; sarà minata la capacità dei singoli governi nazionali «di impedire le pratiche commerciali pericolose come il fracking o l’uso di ogm»; e saranno privatizzati e svenduti servizi pubblici e beni comuni, in barba alla volontà popolare che, in Italia per esempio, si è chiaramente espressa nello storico referendum di giugno 2012 per l’acqua pubblica e contro il nucleare.

La giornata d’azione dell’11 ottobre, invita il comunicato, «renderà il nostro dissenso pubblicamente visibile per le strade d’Europa. Porteremo il dibattito su queste politiche nell’arena pubblica, da cui la Commissione europea e i governi europei cercano di tenerlo lontano. Proporremo le nostre alternative per politiche economiche diverse».

Nei giorni precedenti l’11 ottobre, “Stop TTIP Italia” invita comitati e singoli cittadini ad organizzarsi autonomamente per distribuire materiale informativo (volantino e pieghevole, in versione web o stampabile, disponibili sul sito http://stop-ttip-italia.net), al fine di sensibilizzare i cittadini su cos’è il TTIP e sulle sue drammatiche conseguenze in termini di sicurezza alimentare, beni comuni, servizi pubblici, made in Italy, ambiente, salute, privacy, lavoro, democrazia e sovranità.

Da segnalare, tra le altre iniziative della Campagna, una proposta di mozione/deliberazione, da sottoporre e far votare ai Consigli comunali o regionali di tutta Italia (anch’essa reperibile sul sito). L'obiettivo prioritario del TTIP, si legge nella bozza, «è quello dell'eliminazione di tutte le barriere “non tariffarie”, ovvero le normative che limitano la piena libertà d'investimento e i profitti potenzialmente realizzabili dalle società transnazionali a est ed ovest dell'oceano Atlantico». Le barriere “non tariffarie”, chiarisce il testo, sono tutte quelle regole nazionali «volte alla tutela dei diritti dei lavoratori e dei cittadini, alla salvaguardia dei beni comuni, alla garanzia di standard per la sicurezza alimentare, per la tutela dell'ambiente e della dignità sociale». La bozza denuncia poi l’irruzione delle multinazionali nei mercati nazionali di beni e servizi pubblici, l’assoluta segretezza dei negoziati, sottratti al controllo dell’opinione pubblica, il vulnus democratico introdotto dalla possibilità delle corporation di citare governi ed Enti locali che minacciano i loro profitti. Ed invita il Consiglio ad esprimere pubblicamente «il proprio totale dissenso» nei confronti del TTIP, impegnando giunta, sindaco e presidente «ad intraprendere tutte le azioni di pressione di propria competenza volte a promuovere il ritiro da parte del governo italiano» e a promuovere nel territorio «azioni di sensibilizzazione e mobilitazione contro il TTIP». (giampaolo petrucci)

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