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È ora di svegliarci

È ora di svegliarci

Tratto da: Adista Documenti n° 35 del 17/10/2015

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«Le tendenze della rendita e della ricchezza indicano qualcosa di molto chiaro: il divario tra ricchi e poveri è oggi più grande che mai, e continua ad aumentare, mentre il potere si trova, sempre più, nelle mani di una piccola élite» (Oxfam).

Sarebbe necessario schiaffeggiarsi il viso o pizzicarsi il braccio per verificare che non abbiamo perso la sensibilità, o la vergogna di noi stessi e degli altri, se leggiamo o ascoltiamo ciò senza reagire subito energicamente.

La crescita della disuguaglianza viene da lontano, da quei fatidici decenni degli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, quando le potenze mondiali imposero la rivoluzione conservatrice di Thatcher e Reagan, strangolando le economie dei Paesi in via di sviluppo col rialzo degli interessi sul debito estero, imponendo la riduzione delle spese sociali per sanità ed educazione, la riduzione dello Stato, lo smantellamento del welfare in Europa, la precarizzazione del lavoro e l’emarginazione della lotta operaia in tutto il mondo, il soffocamento delle rivoluzioni popolari in America Latina… con la benedizione della centrale vaticana di turno in quell’epoca, la delegittimazione della teologia della liberazione, dei suoi teologi, dei suoi vescovi, della Chiesa dei poveri.

Quattro decenni più tardi, abbiamo ottenuto questo risultato: un’umanità sprofondata nella più grande disuguaglianza della sua storia. 85 persone possiedono una ricchezza che equivale al patrimonio della metà povera dell’umanità. E l’1% più ricco della popolazione, nel 2016, supererà il proprio record patrimoniale oltrepassando la barriera ideale del 50% della ricchezza mondiale: si è appropriato di mezzo mondo (e continua a crescere); al resto degli esseri umani, il 99% della popolazione mondiale, rimane da spartirsi l’altra metà. Vedere per credere.

È stata una rivoluzione senza armi, a partire dal potere politico, da alcune strutture poste al servizio del mercato – il cosiddetto libero commercio, perché pecore e lupi commercino in libertà – e con un sistema finanziario concepito e sottomesso al servizio dell’accumulo di denaro.

E siamo giunti fin qua in tempo di regimi considerati democratici… Tutto ciò evidenzia il “sequestro democratico” di una società in cui il popolo elegge e affida il potere ai plutocrati e i poveri votano i partiti dei ricchi… È l’“egemonia” del capitale: la mancanza di coscienza dei poveri, l’inibizione della maggioranza, il trionfo dell’individualismo, l’anestesia del consumismo. Non si potrebbe mantenere un sistema tanto iniquo se non fosse per l’inibizione di una gran parte della popolazione, che mantiene la propria coscienza prigioniera sotto l’egemonia che il sistema esercita sulle menti e sui cuori.

Anche qui, come in materia di crisi climatica, ci stiamo avvicinando all’abisso. La storia assicura che questi indici di “estrema ricchezza”, di disuguaglianza, di ingiustizia, non sono sostenibili per molto tempo. I teorici si chiedono come non si sia già manifestata un’esplosione sociale in alcune società tanto clamorosamente disuguali e ingiuste.

Cosa ci mantiene addormentati a guardare passivamente come la ricchezza estrema continui a ingrandire ogni anno la parte che si porta via della torta mondiale, lasciando a tutti gli altri (il 99%) una porzione di torta sempre più piccola? A che percentuale della torta dovrà ridurci la ricchezza estrema, perché ci svegliamo e decidiamo di porre fine a questa situazione indegna per l’umanità, ribaltando questo sistema economico che ci ha condotto fino a qui? Quando prenderemo effettivamente coscienza che siamo una maggioranza schiacciante, il 99%!

È ora di svegliarci perché è urgente cambiare le regole. Benché ci troviamo in un momento storico di riflusso sociale, gli spiriti più svegli si stanno accorgendo che è giunta l’ora di reagire, di aprire gli occhi, di formarsi una coscienza e di elaborare una nuova egemonia, l’egemonia dell’umanità umana, l’ora della critica al fondamentalismo di mercato, del recupero di quella democrazia sequestrata. È ora di cambiare direzione: quella degli ultimi tre decenni ha già dimostrato di essere insostenibile e ci sta conducendo all’esplosione sociale e alla crisi planetaria. Urge un lavoro di coscientizzazione, di pensiero critico, di resistenza. È urgente rompere l’incantesimo di questa egemonia, osteggiarla con pratiche alternative di cittadinanza, ed essere coerenti con una partecipazione politica democratica responsabile. «Quando il povero crederà nel povero, potremo cantare libertà!», diceva un canto della messa salvadoregna. Oggi ciò significa: quando smetteremo di collocare nei congressi e parlamenti, con il nostro voto, l’élite più ricca e i suoi rappresentanti, quando crederemo nei poveri e nell’opzione per i poveri e voteremo di conseguenza, la nostra democrazia sequestrata verrà liberata, e saremo in cammino verso quella società ugualitaria e giusta che sia l’umanità che il pianeta meritano, utopia per la quale vale la pena lottare e sognare.

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