
Francesco in Sinagoga: segno di dialogo in un tempo di “false idolatrie”
Tratto da: Adista Notizie n° 2 del 16/01/2016
38396 ROMA-ADISTA. Il 17 gennaio papa Francesco andrà in visita alla Sinagoga di Roma, terzo pontefice a rendere omaggio al Tempio Maggiore dopo Giovanni Paolo II (13 aprile 1986) e Benedetto XVI che vi si recò nel 2010 proprio il 17 gennaio. Data non casuale, ricorrendo la XX Giornata per l'approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei, istituita dalla Conferenza episcopale italiana il 28 settembre 1989, nonché vigilia della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani (18-25/1). Per questa 20.ma ricorrenza mons. Bruno Forte, per la Cei, e rav Giuseppe Momigliano, presidente dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia, hanno firmato un messaggio congiunto ritenendo «necessario ribadire con convinzione alle nostre comunità e a tutti gli uomini ricchi di sensibilità e di sapienza, la necessità di proseguire il cammino di dialogo che vent’anni fa abbiamo voluto iniziare».
Il messaggio ricorda che negli ultimi dieci anni, il «cammino di dialogo» articolato nelle Giornate è stato scandito dalla «comune riflessione ebraica e cristiana» sulle “Dieci Parole” (asèreth haddevarìm, in ebraico), ovvero i dieci comandamenti dettati a Mosè sul Sinai. Ogni “Parola” ha dato il titolo ad una Giornata, e il prossimo 17 gennaio tocca all'ultima: «Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo». Ma quello che si conclude è «semplicemente un tratto di strada», si legge nel messaggio congiunto, perché «il cammino in sé ci offre ancora molte possibilità di incontro, di scambio, di crescita comune: possibilità che ci sentiamo di dover cogliere e valorizzare come meglio possibile». Tanto più nel tempo presente, perché «assistiamo sgomenti a gesti orrendi che profanano il Nome dell'Eterno, perpetrati con l'ignobile pretesa di adempiere alla Sua volontà», perché «cogliamo con preoccupazione i segni sempre più frequenti di un'umanità smarrita, delusa da tante false idolatrie che hanno condotto i loro seguaci in percorsi colmi di rovine e senza futuro», perché «percepiamo la fatica degli uomini a concepire progetti per il futuro, a custodire responsabilmente i beni del creato per le generazioni che verranno».
In questa prospettiva, ragionano i firmatari, «mentre rinnoviamo la nostra fedeltà ai principi e ai precetti che, con distinte peculiarità, caratterizzano le nostre fedi, sentiamo l'urgente necessità di ribadire la fiducia che, proprio dal fecondo dialogo da noi intrapreso, dalla ricerca di valori morali e spirituali condivisi nei quali operare in sintonia, possa scaturire una positiva testimonianza di fede, una fede suscettibile di restituire speranza e di rivolgere nuovamente i cuori di molti verso l'Eterno proprio perché ispira messaggi di vita e di pace, una fede capace di arricchirci nell'anima e di guidarci nelle scelte per il nostro autentico bene, gradite al Signore».
Ai microfoni di Radio Vaticana, il 4 gennaio, è il rabbino Momigliano a sottolineare quanto sia «importante» la visita del papa in Sinagoga: essa «conferma sia l’attualità del dialogo sia l’importanza di manifestare con eventi che richiamano l’approfondimento dei temi del dialogo stesso». L'incontro, come i precedenti degli altri due pontefici, avrà un ruolo saliente e autorevole «nel mantenere l’attenzione» sui temi più preminenti «su cui si deve concentrare il dialogo».
* Immagine di Jeffrey Bruno, tratta dal sito Wikimedia Commons. Licenza e immagine originale. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite
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