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Forum Lgbt di Albano. “In cammino nella Chiesa”

Forum Lgbt di Albano. “In cammino nella Chiesa”

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 42 del 03/12/2016

Pubblichiamo di seguito il messaggio finale del IV Forum dei Cristiani LGBT italiani (rete informale che riunisce, dal novembre 2009, i singoli, i gruppi e le varie realtà locali e nazionali dei cristiani omosessuali, bisessuali e transessuali), che si è tenuto presso la Casa di accoglienza San Girolamo Emiliani dei padri Somaschi alle porte di Albano Laziale (RM) dal 15 al 17 aprile. Il testo del messaggio è stato diffuso dal portale Gionata.org lo scorso 6 novembre.


Nell’anno giubilare della Misericordia, a 50 anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II, e a pochi mesi dalla chiusura del Sinodo della Famiglia, più di 150 persone cristiane lesbiche, gay, bisessuali e transessuali (LGBT), con i loro genitori e gli operatori pastorali (laici, sacerdoti e religiosi), giunti da tutta Italia, si sono incontrati in occasione del IV Forum dei Cristiani LGBT italiani (Albano Laziale 15-17 aprile 2016) – una rete informale che riunisce, dal novembre 2009, singoli e gruppi di cristiani omosessuali, per aiutarli a facilitare la comunicazione tra loro, favorendo la realizzazione di iniziative comuni e promuovendo l’accoglienza concreta nelle varie comunità e nelle Chiese cristiane italiane – per domandarsi: cosa possiamo fare per favorire l’integrazione delle persone LGBT nella comunità cristiana? Quali carismi possiamo spendere? Come possiamo farlo insieme? Per tre giorni ci siamo confrontati e ascoltati reciprocamente. Questo è il frutto del nostro incontrarci, che vogliamo offrire alla riflessione delle nostre comunità di fede.

Dai cristiani LGBT

Come cristiani LGBT abbiamo compreso che tutti noi vogliamo essere parte viva di una comunità cristiana che riflette, prega e si pone al servizio; una parte che vuole ascoltare ed essere ascoltata.

Perciò invitiamo tutti i cristiani LGBT ad essere visibili con la testimonianza della loro vita concreta, i loro genitori a portare finalmente la loro esperienza nelle comunità cristiane e gli operatori pastorali ad essere sempre più nostri compagni di cammino nella fede.

Come cristiani abbiamo compreso che è ora di bussare alle porte delle nostre chiese per costruire ponti, aprire porte e demolire muri; è giunto il tempo di mettere a disposizione delle nostre comunità di fede i nostri talenti, di essere testimoni con coerenza, coraggio ed entusiasmo dell’amore responsabile col quale ci amiamo, nella fedeltà reciproca e nel dono altruistico di sé.

Siamo consapevoli di essere nel popolo di Dio e che siamo chiamati a favorire un cambiamento di prospettiva nel quale non sia solo la Chiesa a prendersi cura di noi, ma anche noi ad aiutarla ad essere più accogliente con le persone omosessuali, bisessuali e transessuali ed i loro familiari. Per questo è importante che sappiamo tessere una rete di dialogo, aggiornamento, testimonianza, ascolto e sostegno reciproco, perché la solitudine non appartiene al nostro Dio.

Dai genitori con figli LGBT

Noi, genitori cristiani con figli LGBT, abbiamo condiviso come sia per noi fondamentale porci sempre in un atteggiamento di ascolto ed accoglienza, per scoprire il disegno d’amore tracciato da Dio per i figli che ci sono stati affidati. Come genitori dobbiamo lasciarci interrogare dal Signore che parla al nostro cuore, anche attraverso il coming out dei nostri figli e delle nostre figlie; questo evento irrompe spesso con dolore nelle famiglie cristiane, ma ci offre nel contempo la possibilità di diventare genitori due volte, accogliendo con occhi nuovi i figli nel loro mistero d’amore.

Per noi genitori è fondamentale ritrovarci ed incontrarci per poterci raccontare, sostenerci ed accoglierci vicendevolmente nel nostro cammino di consapevolezza, ed inoltre collaborare con gli operatori pastorali nel sostegno alle altre famiglie con figli omosessuali, bisessuali e transessuali. È giunto il tempo per noi genitori di fare coming out (uscire allo scoperto) per amore dei figli.

Dagli operatori della pastorale

Noi operatori pastorali (laici, sacerdoti e religiosi) abbiamo testimoniato al IV Forum il nostro impegno per l’inclusione, per superare ogni esclusione, e per la promozione della dignità di tutte le persone. Dal nostro confronto è emersa la convinzione che la pastorale per le persone omosessuali, bisessuali e transessuali cristiane, abbia il dovere di aiutarle a “conservare la speranza” (cfr. Evangelii Gaudium, esortazione apostolica sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale, 2013, n.109) in Dio, nella Chiesa, nella Comunità.

Nella sua visita di saluto ai partecipanti al IV Forum mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano, ci ha ricordato che anche per le persone LGBT «non si tratta di dentro o fuori dalla Chiesa, ma di accompagnare ed integrare le persone a partire dalla condizione di ciascuno» (cfr. Luciano Moia, “Chiesa e cristiani LGBT. Le domande dei cristiani omosessuali”, in Avvenire, 7 maggio 2016).

Per questo crediamo che la pastorale con le persone e le famiglie con figli LGBT non possa più essere considerata straordinaria o di frontiera, ma debba anzi divenire ordinaria, per evitare le inutili sofferenze causate da una verità senza misericordia. Per questo auspichiamo una pastorale che, nella comunione, sappia promuovere le differenze come “manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune” (1 Corinzi 12,7).

Conclusioni

Tutti noi offriamo con gioia alle nostre comunità di fede queste riflessioni scaturite dal nostro incontrarci al IV Forum dei Cristiani LGBT, certi che «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore» (Gaudium et spes, 1).

Per le realtà associative dei cristiani LGBT

Le prospettive emerse al Forum si possono così riassumere.

• Essere visibili: è giunto il tempo della testimonianza verso l’esterno dei cristiani LGBT e dei loro genitori.

• Fare rete: è importante che i cristiani LGBT, i loro genitori e gli operatori pastorali continuino ancor più concretamente ad ascoltarsi, a confrontarsi e a camminare insieme.

• Interrogarsi: va incoraggiata una ricerca teologica che sappia aprire nuove strade e promuovere una cultura cristiana del rispetto e dell’integrazione nella diversità.

• Costruire ponti, aprire porte, demolire muri: tutti siamo chiamati a testimoniare in prima persona la fede e la pienezza dell’amore, che vivono anche le persone LGBT.

• Cambiare prospettiva: non chiediamoci cosa debba fare la Chiesa per noi, ma aiutiamo la nostra Madre Chiesa ad aprirsi ad una maggiore integrazione delle persone omosessuali, bisessuali e transessuali.

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