
La grande utopia di una terra senza mali. Una lettura dei “miracoli” di Gesù
Tratto da: Adista Documenti n° 12 del 25/03/2017
doc. 2845 BELO HORIZONTE-ADISTA. Se c'è un ambito che non può sfuggire al tentativo di demitizzazione del messaggio cristiano (v. documento precedente), è senz'altro quello dei miracoli, a cui si riconducono anche le guarigioni e gli esorcismi descritti nei Vangeli. Miracoli che – secondo, per esempio, il vescovo episcopaliano John Shelby Spong – non possono più essere interpretati come avvenimenti soprannaturali provocati da una divinità incarnata, ma come «tentativi per tradurre in parole abbastanza grandi la potente esperienza interiore vissuta dai discepoli, la loro scoperta della presenza di Dio nell’uomo Gesù» (v. Adista Documenti n. 28/12). Non a caso, sottolinea Spong, i miracoli che gli vengono attribuiti, introdotti nella tradizione cristiana con Marco, agli inizi dell'ottava decade del I secolo (da notare che Paolo sembra non aver saputo assolutamente nulla al riguardo), possono essere spiegati come versioni estese di storie di Mosè, di Elia e di Eliseo, o come applicazioni alla vita di Gesù, in senso messianico, dei segnali del regno di Dio in Isaia. Cosicché, afferma, i miracoli «dicono una gran quantità di cose sul potere che la gente attribuiva a Gesù, ma non dicono nulla su ciò che è accaduto letteralmente» (v. Adista Documenti n. 94/10).
Come interpretare allora tali racconti? Secondo il teologo spagnolo José Arregi, Gesù è stato senza dubbio un guaritore, uno sciamano. I suoi, afferma, «non erano miracoli nel senso della rottura delle leggi naturali, perché questi miracoli non esistono. Ma la guarigione, invece, esiste. E Gesù guariva. Gli spiriti tormentati si avvicinavano a lui e si sentivano consolati. I corpi colpiti da mali che erano, e continuano a essere sempre, fisici e psichici allo stesso tempo si sentivano alleggeriti. Cosa c’era in Gesù che guariva? Gesù guariva “toccando e raccontando”, avvicinandosi ai proscritti e dicendo loro belle parabole liberatrici. Gesù curava con il suo sguardo, con la sua parola, con la sua accoglienza cordiale. Gesù curava infondendo coraggio, restituendo la fiducia, trasmettendo pace, restaurando l’autostima di coloro che erano disprezzati dagli altri e da se stessi» (v. Adista Documenti n. 89/10).
Ed è proprio sui racconti delle guarigioni e degli esorcismi compiuti da Gesù che si sofferma – sul numero della rivista di teologia Horizonte pubblicata dalla Pontificia Università Cattolica di Minas Gerais (n. 42/2016) – il teologo brasiliano João Luiz Correia Júnior, sottolineando come tali racconti – riscontrabili nel corso dei secoli in tutte le culture, in quanto riconducibili all'universale linguaggio dell'homo religiosus nella sua millenaria aspirazione a una “terra senza mali” – esprimano, «nel linguaggio religioso proveniente dalla cultura giudaica, la fede nella persona di Gesù come Messia».
Di seguito, in una nostra traduzione dal portoghese, il contributo di João Luiz Correia Júnior al numero della rivista Horizonte dedicato al tema “Racconti sacri e linguaggi religiosi” (http://periodicos.pucminas.br/index.php/horizonte/issue/view/782/showToc).
*Illustrazione di Maximino Cerezo Barredo per gentile concessione dell'autore
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