USA: DOPO I FATTI DI CHARLOTTESVILLE INIZIATIVE DEI VESCOVI CONTRO IL “PECCATO DI RAZZISMO”
Tratto da: Adista Notizie n° 30 del 09/09/2017
39060 WASHINGTON-ADISTA. La marcia dei suprematisti bianchi svoltasi a Charlottesville, in Virginia, l’11 agosto scorso, ha visto centinaia di uomini e donne di estrema destra, appartenenti a gruppi neonazisti, al Klu Klux Klan e alla “alt-right”, sfilare cantando «Blood and soil» (sangue e terra), «white lives matter» (le vite bianche contano), «you will not replace us» (non prenderete il nostro posto) e «jews will not replace us» (gli ebrei non ci rimpiazzeranno). Una manifestazione segnata da momenti di altissima tensione, con il verificarsi di scontri con i contromanifestanti sotto la statua del presidente Jefferson (che non si schierò mai contro lo schiavismo) e che ha registrato la morte di un manifestante del fronte avverso, investito da un suprematista. Sulla scia dell’indignazione provocata dalla marcia, allarmati dall’emergere di sentimenti fortemente razzisti nel Paese, i vescovi statunitensi hanno annunciato la creazione di una Commissione ad hoc contro il razzismo. L’organismo, creato dal card. Daniel N. DiNardo di Galveston-Houston, presidente della Conferenza episcopale, si occuperà di «affrontare il peccato del razzismo nella nostra società e persino nella nostra Chiesa, nonché il bisogno urgente di unirsi come società alla ricerca di soluzioni», ha affermato lo stesso DiNardo in un comunicato. «I fatti recenti – ha detto – hanno reso evidente la misura in cui il peccato del razzismo continua a colpire la nostra nazione. La creazione di questa nuova commissione sarà interamente dedicata a impegnare la Chiesa e la società a lavorare insieme per lanciare una sfida al razzismo, ad ascoltare le persone che ne sono vittima e a unirsi nell’amore di Cristo per conoscersi a vicenda come fratello e sorella». Negli Stati Uniti, su una popolazione cattolica di circa 70 milioni di persone, 3 sono gli afroamericani.
La Commissione sarà presieduta da mons. George V. Murry, vescovo di Youngstown, nello Stato dell’Ohio, ed è stata incaricata di elaborare una lettera pastorale sul razzismo entro il 2018; si tratterà del secondo documento istituzionale sulla questione, essendo il primo del 1979. Essa nasce da una precedente task-force, “Peace in Our Communities”, nata in risposta a una serie di fatti di sangue legati a questioni razziali. I vescovi, ha affermato il presidente di quella task-force, il vescovo di Atlanta mons. Wilton D. Gregory, in una intervista a Crux, hanno il dovere di parlare in difesa delle minoranze: «I credenti, che siano afroamericani o ispanici o asiatici ma anche i vicini musulmani, devono sapere che il silenzio, su questi temi, è interpretato come assenso. Dobbiamo tutti alzare la nostra voce nella condanna degli atti vigliacchi che hanno avuto luogo, e in solidarietà e unione con coloro che parlano chiaro nelle loro comunità».
Una resistenza al razzismo diffusa in tutti gli Usa
Le violenze di Charlotteville – l’evento che ha riunito il più alto numero di appartenenti all’ala dei suprematisti bianchi – hanno spinto numerosi vescovi del Paese a esprimere la propria indignazione. Una condanna «della violenza e dell’odio che hanno portato alla morte di una persona e a numerosi feriti» è venuta dallo stesso DiNardo, che ha poi pubblicato una dichiarazione congiunta con il vescovo di Venice, Florida, mons. Frank Dewane, presidente della commissione giustizia della Conferenza episcopale, nella quale i due prelati hanno denunciato «il male del razzismo, del suprematismo bianco e del neonazismo». «Possa il lavoro della Conferenza episcopale – ha proseguito DiNardo – servire come appello alla conversione di coloro che si nascondono dietro a cappucci bianchi e simboli nazisti. I vili canti di violenza contro gli afroamericani e altre minoranze, contro gli ebrei, gli immigrati e altri offendono la nostra fede, ma uniscono i nostri intenti. Non permettiamo che le forze dell’odio neghino la dignità intrinseca di ogni persona. Facciamo in modo che la nazione e il mondo vedano l’unico corpo di Cristo mobilitarsi in difesa dei nostri frateli e delle nostre sorelle attualmente sotto minaccia. Facciamo sì che oggi possa rappersentare un nuovo inizio». «Per troppo tempo il peccato del razzismo ha vissuto e prosperato nella nostra comunità e anche in alcune chiese», ha detto Murry. «Negli ultimi anni, le nostre divisioni si sono aggravate. L’odio è più manifesto e sta diventando una tendenza dominante».
Una Commissione in memoria del prete precursore della lotta al razzismo
Una dichiarazione è arrivatqa anche dal vescovo di Brooklyn, mons. Nicholas DiMarzio. «La commissione ad hoc della Conferenza episcopale – ha detto – giunge come una notizia positiva. Qui in diocesi abbiamo già creato qualcosa di simile. La nostra commissione diocesana per la giustizia sociale affronterà i problemi sociali e religiosi posti dal razzismo». Si tratta, infatti, di un organismo – lanciato proprio a fine agosto – che porta in sé l’eredità di mons. Bernard Quinn, prete di Brooklyn morto nel 1940 a 52 anni, campione dell’impegno per l’uguaglianza razziale in un’epoca in cui la discriminazione contro i neri era diffusa ovunque negli Stati Uniti, anche all’interno della Chiesa, e la cui causa di beatificazione è in corso. «Mons. Quinn era consapevole del Klu Klux Klan e del razzismo nella Chiesa – ha spiegato DiMarzio –. Il Klan diede fuoco a un orfanotrofio che Quinn aveva fatto costruire per i bambini afroamericani qui a Brooklyn. Lo fecero due volte nello stesso anno. Lui ricevette minacce di morte. Ma non arretrò. Resistette al razzismo e lo ricostruì». Il lavoro contro il razzismo della nuova commissione diocesana di Brooklyn non sarà «né facile né veloce», ha detto DiMarzio. «Ma deve essere fatto e oggi facciamo il primo passo».
* Foto di Takver tratta di Flickr, immagine originale e licenza
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