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PRIMO PIANO. Arginare le barriere, rilanciare la democrazia

PRIMO PIANO. Arginare le barriere, rilanciare la democrazia

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 25 del 07/07/2018

Qui di seguito riportiamo il testo di un appello i cui primi sottoscrittori sono don Aldo Antonelli, prete ad Antrosano (Aq) e don Giorgio de Capitani, prete della diocesi di Milano. L'appello vuole raccogliere le adesioni di altri preti, religiosi e religiose. È possibile aderire inviando una mail ad aldoantonelli@ outlook.it.

«Siamo preti, religiosi e religiose, impegnati da anni in un lavoro di coscientizzazione con la gente più diversa: uomini e donne, giovani e anziani, professionisti e operai, abbienti o meno.

Abbiamo sempre denunciato, senza infingimenti, l’invasione clericale della Chiesa in ambito politico, per rispetto di quella laicità, a noi cara, che riconosce dignità e autonomia ad un mondo adulto non più bisognoso di tutele adottive e/o protezionistiche.

Abbiamo affrontato critiche e condanne ai tempi in cui Montecitorio era telecomandato dal Vaticano ed abbiamo salutato con gioia e con orgoglio la Chiesa del Concilio Vaticano II che ha dismesso le vesti ieratiche del comando rivestendo il grembiule del servizio in una società riconosciuta adulta ed emancipata. Se quindi oggi interveniamo con questa nostra denuncia non è per una nuova invasione di campo, ma per rivendicare quei valori di democrazia e di laicità che in questi ultimi tempi vengono rinnegati e calpestati. Vediamo la democrazia calpestata da una bulimia populista tutta presa dalla ricerca spasmodica del consenso che l’attuale classe politica al governo persegue titillando le tendenze più volgari, diffondendo paure e seminando odio in una popolazione massacrata da una crisi di cui non si vede la fine. Ignari, questi politici di avventura, che la democrazia non è una questione semplicemente di numeri da incassare, ma è costituita da cultura e sensibilità senza le quali un popolo rimane gregge.

Denunciamo questo imbarbarimento culturale, convinti che oggi, nella società aperta e multiculturale, non si può più essere umani restando chiusi nei confini angusti della propria tradizione.

Ogni giorno ci tocca assistere al dileggio di quella cultura umanistica di cui Matteo Salvini va facendo strame. «L’educazione umanistica – ci ricorda Umberto Galimberti – non vuol dire solo imparare a ragionare con la propria testa evitando sia il menefreghismo sia la delega in bianco, ma vuol dire anche oltrepassare l'angusta fedeltà al gruppo per interessarsi alla realtà di esistenze lontane. Non pensarsi innanzitutto come italiani, tedeschi, francesi, europei, americani, ma come esseri umani» (I miti del nostro tempo, p. 378). Vediamo la laicità rinnegata da un’invasione barbara da parte di un politico che esibisce il vangelo sui palchi e lo calpesta nella pratica.

Giù le mani da quel vangelo coartato a consacrazione di chiusure egoistiche e narcisiste! Giù le mani dal vangelo usato come chiavistello per violentare la buona fede dei molti credenti sprovveduti e carpirne il consenso.

Denunciamo alla pubblica opinione il gioco cinico e baro di chi, senza scrupoli di sorta, rivendica radici cristiane e fornica con l’ideologia fascista della razza e della sicurezza.

Condanniamo senza se e senza ma l’ipocrisia di una politica fatta di proclami capziosi, che alimentano sogni ed uccidono le speranze.

Additiamo al pubblico disprezzo la barbarie di battezzare problemi e situazioni disumane con nomi di una volgarità inaudita: “Pacchia”, “crociera”, ecc.

In ultimo denunciamo l’uso personalistico di istituti statali come la scorta a persone a rischio, concessi o revocati secondo le simpatie e i capricci del momento!

Noi, di fronte a questo sfacelo, non staremo zitti e, soprattutto, non staremo con le mani in mano. Ci sentiamo in dovere, come cittadini e come educatori, di sollecitare le nostre e le altrui coscienze per una resistenza pura e dura.

Costi quel che costi!

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