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India: le Suore di Madre Teresa coinvolte in un’inchiesta sulla vendita di bambini

India: le Suore di Madre Teresa coinvolte in un’inchiesta sulla vendita di bambini

La tratta dei bambini, lo sfruttamento dei loro corpi, è un business che – specie nei Paesi del Sud del Mondo –  muove ingenti quantità di denaro.

Sorprende però particolarmente il caso di una suora della Congregazione Missionarie della Carità fondata da madre Teresa di Calcutta che, assieme ad una infermiera, è stata arrestata il 3 luglio scorso nell'est dell'India con l'accusa di aver venduto un bambino. Una coppia, secondo le dichiarazioni fatte dalla polizia, ha affermato di aver pagato 120mila rupie (quasi 1.800 dollari) ad una donna che lavorava presso un rifugio per ragazze madri gestito dalle missionarie per avere un bambino nato da una delle ospiti. Il neonato sarebbe figlio di una ragazza madre del rifugio «Cuore Puro» di Ranchi, nel Jharkhand, regione a nordest dell’India. L’infermiera avrebbe intascato il denaro ma poi, sorpresa da un’ispezione di un’organizzazione di tutela infantile, (il Children Welfare Committee), è corsa ai ripari richiamando i genitori “adottivi” con la scusa di una visita medica obbligatoria. Li ha convocati con l’inganno, sottraendo loro il minore per restituirlo alla madre naturale, per poi fuggire. La coppia ha denunciato l’accaduto, allertando il Children Welfare Committee e poi le autorità di polizia. Il piccolo ora si trova in un centro di assistenza pubblico.

Anima Indwar, questo il nome dell’infermiera, dovrà rispondere dell’accusa di compravendita e riduzione in schiavitù di una persona in base alla sezione 370 del Codice penale indiano. Anima è anche incolpata di aver violato gli articoli 80, 81 e 84 del Juvenile Justice Care and Protection of Children Act del 2015. Assieme a lei è stata arrestata suor Kaushalya, direttrice del centro d’accoglienza, che avrebbe confessato che almeno quattro neonati sono stati venduti nell’istituto “Casa del cuore puro”, che accoglie bambini con disabilità mentali e ragazze povere e incinte, cui offre un luogo sicuro dove dare alla luce i propri figli.

Una portavoce dell'organizzazione delle Suore Missionarie della carità ha invece spiegato che la Congregazione ha indagato, ma «non c'è stata nessuna vendita perché le missionarie hanno smesso di affidare bambini in adozione tre anni fa», e comunque le suore non hanno mai preso soldi per le adozioni. La polizia, però, avrebbe trovato circa 1.400 dollari in possesso di una delle due persone arrestate.

Questo episodio, che attende conferma in sede giudiziaria, costituisce solo la punta dell’iceberg di una piaga molto diffusa in India, soprattutto nelle regioni del nordest: l’Indice globale della schiavitù (Global Slavery Index) stima che ogni anno 35 mila bambini indiani finiscano nella rete dei trafficanti. Non sappiamo che fine facciano, se amati da genitori che hanno potuto comprarli, o se destinati alla prostituzione, alla pedofilia, alla schiavitù. Nel 2015, il National Crime Records Bureau (Ncrb, agenzia governativa indiana) registrava un’impennata del 250% di traffico minorile negli stati del nordest, crocevia di speculazioni di ogni genere che si snodano tra Myanmar, Bangladesh e Nepal. Zone in cui la stagnante povertà e le catastrofi naturali hanno reso possibile il fiorire di fenomeni illeciti come la tratta dei bambini. Un business che, senza molti dubbi, continuerà a rappresentare un mercato lucroso anche per chi, come l’infermiera Anima, opera meschinamente all’ombra di un’effige solenne come quella di Madre Teresa.

 

* Foto di Nathan tratta da Flickr, immagine originale e licenza originale 

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