
Cile: un sondaggio mette a nudo lo scollamento tra Chiesa e Paese
Lo scandalo pedofilia, che ha recentemente colpito la chiesa cattolica cilena, ha sferrato un duro colpo ai rapporti tra l’istituzione ecclesiale e la popolazione. Una ricerca dell’Istituto Cedem, condotta nella prima settimana di agosto, ha infatti rilevato che il 76% della popolazione cilena disapprova il modo in cui si sviluppa l’operato della Chiesa nel paese mentre solo il 19% lo sostiene.
Inoltre, solo il 46% dei cileni si dichiara ancora appartenente o professante la religione cattolica (percentuale ai minimi dal 2015, anno di inizio delle rilevazioni sul tema), con un aumento significativo degli atei «che raggiunge il 33%, 8 punti in più rispetto a gennaio di quest'anno, quando papa Francesco ha visitato il Cile», si legge sul rapporto dell'indagine.
A confermare una cesura dei rapporti, la valutazione tranchant dell’83% degli intervistati, il quale crede che la Chiesa non sia onesta o trasparente, mentre il 73%, addirittura, non la ritiene umile. Infine, il 67% sostiene che sia poco vicina alla popolazione ed il 66% che non si adatti ai nuovi tempi.
Alle domande specifiche sulla questione pedofilia, di cui Adista ha abbondantemente parlato nel tempo, emerge altresì un quadro ben definito: il 96% del campione crede che le gerarchie ecclesiastiche nascondano o proteggano i preti accusati ed il 39% è convinto che nei casi di abuso sessuale sia invischiata, a vario titolo, la maggior parte dei sacerdoti.
Dopo le dimissioni di massa dei trentaquattro vescovi (episodio che ha segnato un precedente inedito nella storia della Chiesa), e il documento del mea culpa dal titolo "Decisioni e impegni" redatto dalla Conferenza episcopale cilena, il sondaggio viene pubblicato a distanza di pochi giorni da un altro fatto che ha scosso le relazioni tra popolazione e Chiesa cattolica. La procura nazionale cilena ha infatti indagato 158 persone - tra vescovi, sacerdoti e laici - accusati di essere autori o complici di abusi sessuali su minori in casi che si estendono per quasi 60 anni. Con l’accusa di aver coperto alcuni casi di violenza, tra gli indagati figura anche l’arcivescovo di Santiago, il cardinale Ricardo Ezzati, che pure (ma solo inizialmente), fu difeso dallo stesso papa Francesco.
* Immagine tratta da Wikimedia Commons. Immagine originale e licenza
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