
Reato di umanità- Un pastore evangelico svizzero sotto processo per aver aiutato un migrante
NEUCHÂTEL-ADISTA. Un pastore evangelico svizzero, Norbert Valley, finisce sotto processo con l’accusa di favoreggiamento all’immaginazione irregolare per aver ospitato nella sua chiesa di Le Locle (Svizzera al confine con la Francia) e dato da mangiare ad un togolese cui era stata respinta la richiesta di asilo.
Più di anno fa, a La Chaux-de-Fonds, il pastore incontra un giovane togolese richiedente l’asilo, e lo aiuta, ospitandolo occasionalmente nella sua chiesa. Poi però per il migrante arriva la notifica dell’espulsione, e la carità del pastore diventa illegale. Lo scorso 15 agosto viene condannato in primo grado per «aver offerto, a più riprese, ospitalità e dei pasti» a uno straniero in situazione irregolare. Valley, già presidente della Rete evangelica svizzera, fa ricorso ma il processo di appello, fissato al 25 ottobre, viene rinviato.
«Lei dice che quello che è legittimo non è necessariamente legale. La sua è disobbedienza civile?», chiede a Valley Gaelle Courtens, di Voce evangelica, la rivista delle Chiese evangeliche di lingua italiana in Svizzera. «Il cristianesimo inizia con un processo – risponde il pastore –. Un processo ingiusto, che termina con la morte di Gesù Cristo. Da quel momento in poi, tutta la storia del cristianesimo è costellata di processi. Anche gli apostoli hanno subito dei processi. Furono messi in prigione perché annunciavano la buona novella. Ai tribunali dell’epoca gli apostoli rispondevano: dobbiamo ubbidire alla legge degli uomini o a quella di Dio? E questa seconda risposta è anche la mia».
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