
“L’esercito israeliano continuerà ad occupare terre della Chiesa”. Protestano cristiani e musulmani di Terra Santa
Il 28 novembre scorso i vertici dell’esercito israeliano hanno deciso di persistere nell’occupazione delle terre a nord della Valle del Giordano, presso i villaggi palestinesi di Tayasir e Bardala, appartenenti al Patriarcato latino di Gerusalemme. La presenza dei militari con la stella di David in quei territori è un’annosa questione, laddove un’estensione di terra pari a circa 25 ettari è stata trasformata, per “ragioni di sicurezza nazionale”, in un presidio militare, sede di svariate operazioni di addestramento.
Ora, dopo l’annuncio dei vertici militari israeliani di proseguire nell’occupazione, il Patriarcato latino di Gerusalemme ha pubblicamente annunciato, in un comunicato di protesta, l'intenzione di affrontare la vicenda in modo appropriato, per scongiurare «ulteriori danni».
Interpellato dall’agenzia Asianews, Mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo, vescovo ausiliare del Patriarca latino di Gerusalemme dal 1993, ha affermato che i militari israeliani «occupano i terreni dal 1975, se ne sono impossessati e li sfruttano senza un atto di vendita o un contratto di affitto, rinnovandone l’utilizzo senza pagare alcunché» e, ha aggiunto, «senza alcun accordo o contratto di affitto ufficiale». I militari israeliani, secondo il prelato, con il pretesto «della sicurezza e dell’interesse nazionale», agiscono in una sorta di «impunità» contro la quale non v’è tribunale a cui rivolgersi.
«Noi come Chiesa vogliamo che se ne vadano, ma loro restano lì incuranti delle nostre proteste - spiega ancora mons. Marcuzzo - Nella zona vi sono villaggi e famiglie, si parla di numerosi decessi a causa delle esplosioni e delle polveri contenute all’interno delle armi usate nelle esercitazioni. Vi sono voci di dispersione di agenti chimici e di malattie e morti improvvise fra la popolazione dell’area, anche bambini». Eppure, insiste, nessun Tribunale può pronunciarsi sulla faccenda.
Per associazioni e ong palestinesi, cristiane e musulmane si tratta di appropriazione indebita e violazione del diritto internazionale, oltre che una minaccia per le decine di famiglie residenti nell’area, che rischiano la deportazione.
Denunce e proteste sono arrivate anche dal Gran Mufti di Gerusalemme, lo Sheikh Mohammad Ahmad Husayn, il quale, come scrive l’agenzia Fides, ha definito l’occupazione delle terre a nord della Valle del Giordano un atto predatorio, sollecitando i leader politici di tutto il mondo ad intervenire per fermare la «politica dei fatti compiuti» applicata da Israele in Terra Santa.
* Autore: Shmuel Spiegelman. Immagine tratta da Wikimedia Commons. Foto originale e licenza
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