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Global Compact: Vaticano in prima linea per una nuova narrazione delle migrazioni

Global Compact: Vaticano in prima linea per una nuova narrazione delle migrazioni

Tratto da: Adista Notizie n° 43 del 15/12/2018

39605 ROMA-ADISTA. A Marrakech, nei giorni 10 e 11 dicembre, alla riunione dell’Onu per l’adesione formale all’accordo sul Global Migration Compact “per l'immigrazione e i rifugiati” (GMC, v. Adista Notizie nn. 2 e 23/18 e Adista online 11/4/18), prenderà parte il card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano. «Sì, parteciperemo all'evento. Ci sarà una delegazione della Santa Sede che io stesso guiderò», ha detto il 4 dicembre parlando con i giornalisti ai margini di un convegno a Roma sul tema "Eternità, l'altra faccia della vita”.

«La Santa Sede ha collaborato, in particolare grazie alla sezione sui migranti e rifugiati del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale, in modo significativo alla creazione di questo documento», ha infomato. «Ci sembra – ha poi commentato – che sia un buon punto di partenza, almeno per affrontare in modo collettivo il tema della migrazione ». È vero che il Global Compact non è vincolante, ma certo, secondo Parolin, «favorirà una narrazione diversa», dove avranno meno spazio, è la speranza, gli «aspetti negativi» tanto messi in evidenza e tanto “sentiti” quando si parla di immigrazione.

L’Europa del no

Il GMC è finalizzato ad una migrazione «disciplinata, sicura, regolare e responsabile», invita alla lotta alla xenofobia e allo sfruttamento, al contrasto del traffico di esseri umani, promuovendo assistenza umanitaria, sviluppo e integrazione. L’iniziativa ha origine nel 2016 nel corso dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di New York, quando sull’argomento immigrazione venne firmato da oltre 190 Paesi un accordo poi battezzato “Dichiarazione di New York”. Da allora, vari Paesi si sono sfilati dall’impegno, alcuni già durante l’Assemblea generale dello scorso settembre. Attualmente, i Paesi europei che non convalideranno la loro firma sono Slovacchia, Repubblica Ceca, Ungheria, Austria, Bulgaria Svizzera e Polonia, insieme ad Australia, Israele e Stati Uniti. Tutti Paesi, in gran parte governati da forze politiche di destra, che hanno come fumo agli occhi l’accoglienza di quanti sono costretti a fuggire dalle loro terre a causa di guerre, persecuzioni politiche, torture, povertà estrema, disastri climatici.

L’Italia, per ora, ha deciso di sospendere la “ratifica” e la partecipazione a Marrakech. E come sorprendersene? Il Decreto Sicurezza voluto da Salvini è la negazione del Global Compact. E il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha già dichiarato che «Il Global Migration Compact è un documento che pone temi e questioni diffusamente sentiti anche dai cittadini», e perciò il governo ritiene «opportuno parlamentarizzare il dibattito e rimettere le scelte definitive all’esito di tale discussione». A Marrakech, quindi, «il Governo non parteciperà, riservandosi di aderire o meno al documento solo quando il Parlamento si sarà pronunciato».

Centro Astalli: nessuna strumentalizzazione!

Se ne stupisce il Centro Astalli dei gesuiti: «È incomprensibile», scrive, l'idea che l'Italia sia fuori dal Migration Compact dopo che il nostro Paese, «da tempo e soprattutto per voce dell’attuale Governo, chiede una condivisione internazionale degli sforzi e delle responsabilità per gestire le migrazioni». La sospensione dell’adesione all’accordo «contraddice l’esigenza da parte del nostro Paese di essere coinvolto in un patto che impegna la comunità internazionale in uno sforzo comune per una gestione delle migrazioni ordinata e dentro l’alveo dei diritti umani». «Risulta strano poi – osserva il Centro – che per il Decreto Sicurezza si sia scelta la strada della decretazione d’urgenza e la fiducia, annullando il confronto parlamentare, e invece in questo caso si faccia il contrario». Il fenomeno complesso della mobilità umana, stigmatizza, «non deve essere strumentalizzato per il consenso politico usando slogan e decisioni a effetto. È prioritaria al contrario la necessità di promuovere processi che possano favorire soluzioni socialmente costruttive e a lungo termine». Ci ripensi il governo, esorta il Centro Astalli, che ribadisce il proprio impegno a supportare, al fianco della Santa Sede, la promozione e la diffusione dell’importanza dell’adesione più ampia al GMC.

Una sveglia ai Paesi europei

La preponderante presenza dei Paesi europei fra gli oppositori del Global Compact ha indotto il gesuita Jean-Claude Hollerich, in quanto presidente della Commissione degli episcopati dell’Unione Europea (Comece), a indirizzare ai governi del Continente una nota per sollecitarli alla ratifica del GMC.

«Papa Francesco ribadisce – è l’incipit della breve Dichiarazione – che la nostra comune responsabilità, in quanto Chiesa cattolica in Europa, è accogliere, proteggere, promuovere e integrare migranti e rifugiati nelle nostre società. Questi non sono semplici numeri o tendenze, ma "soprattutto persone con un volto, un nome e una storia personale" e meritano di essere trattati in conformità con la dignità intrinseca della loro persona e dei loro diritti fondamentali. A tale riguardo, i principi della centralità della persona umana, dei suoi reali bisogni e del bene comune devono governare le politiche interne ed esterne dell'UE e degli Stati membri, anche in materia di migrazione». «Frutto di un'intensa negoziazione», scrive mons. Hollerich, questo patto «riconosce la responsabilità condivisa delle autorità e delle società nei Paesi di partenza, di transito e di arrivo per regolamentare e regolare la migrazione a beneficio di tutti gli individui e le comunità interessati. Mira a garantire la sicurezza e la protezione dei migranti e delle società di accoglienza promuovendo percorsi legali di migrazione, prevenendo così il traffico di esseri umani, i viaggi mortali, lo sconvolgimento familiare e la violenza». In questa prospettiva, conclude Hollerich, «la Comece incoraggia gli Stati membri dell'Unione europea di rendere il Global Compact una realizzazione per il bene comune di una comune umanità».

Parte inferiore del logo "Global Compact for Migration" tratto da Wikimedia Commons, fonte: https://refugeesmigrants.un.org/migration-compact ; immagine originale e licenza

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