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Resistenza, politica e impegno civile. La vita feconda di Adriano Ossicini

Resistenza, politica e impegno civile. La vita feconda di Adriano Ossicini

Tratto da: Adista Notizie n° 8 del 02/03/2019

Adriano Ossicini si è spento all’età di 98 anni, lucido fino alla fine. Una morte banale, si potrebbe dire, che spesso coglie i vecchi: una caduta, la rottura del femore, ricovero in ospedale e le complicazioni del caso. Per una imperscrutabile coincidenza è morto nello stesso ospedale Fatebenefratelli in cui, da giovane, aveva lavorato come volontario salvando decine di ebrei. Una morte banale soprattutto per chi, come Adriano, è stato sempre un combattente, non soltanto con le idee ma anche con le armi, nelle occasioni estreme come quelle della lotta partigiana contro il nazifascismo. Mi torna in mente la frase di un libro di Pietro Secchia, uno dei più importanti dirigenti del PCI durante la resistenza partigiana e nel dopoguerra che, narrando la resistenza a Roma, a Porta San Paolo, descriveva un giovane Ossicini che avanzava impavido, con il fucile in mano alla guida di un folto numero di giovani.

Nel limite di questa pagina non posso dilungarmi sulla poliedrica vita di Adriano e, d’altronde, ciascuno può trovare tante notizie in tutti i giornali o su Internet, dall’esperienza giovanile nella Sinistra cristiana, di cui è stato uno dei fondatori, al carcere per antifascismo, dall’avere guidato la resistenza a Porta San Paolo all’esperienza di senatore, vice presidente del Senato e ministro per la Famiglia e la Solidarietà sociale. Cercherò solo di accennare ad alcune vicende che possono dare l’idea di un uomo che non è stato soltanto un leader politico ma anche un esempio di impegno nel sociale e di coerenza di valori, vissuti e incarnati nella prassi. Ho accennato prima alla Sinistra Cristiana, la quale è nata, durante la resistenza romana, dall’esperienza dei circoli “Dante e Leonardo” e “La Scaletta”, il primo animato da Adriano Ossicini e il secondo da Franco Rodano. Dalla loro unificazione è nato il Movimento dei Cattolici Comunisti che si trasformerà poi nella Sinistra Cristiana, i cui riferimenti erano il personalismo di Mounier e Maritain e la concezione marxiana della storia. Da questa esperienza nascerà, nel 1942, una direzione antifascista unitaria tra comunisti e cattolici. Esperienza che si esaurirà dopo la liberazione, con la scelta della gerarchia ecclesiastica a favore della DC e con l’ingresso della componente guidata da Franco Rodano nel PCI.

A quel punto, la Sinistra Cristiana si scioglierà e Adriano si dedicherà soprattutto alla sua attività professionale. Ho conosciuto Adriano Ossicini tramite il cognato Franco Leonori e sua moglie Agnese Ossicini, anche lei deceduta circa un anno fa. E l’occasione è stata proprio la serie di riunioni per la fondazione dell’agenzia Adista. Era il clima postconciliare, del dialogo tra cristiani e marxisti, cominciato sul tema della pace ed anche dell’incontro tra le riviste del mondo cattolico progressista e quelle laiche e socialiste sul tema dell’unità politica dei cattolici e del rapporto tra cultura e società, il cui convegno si tenne nel giugno 1967 a Modena. Ed era anche il tempo del proliferare dei gruppi spontanei del variegato mondo cristiano, dal Sud al Nord d’Italia. E cosi, nell’ottobre del 1967, giovani e meno giovani del mondo cristiano progressista abbiamo fondato Adista, diretta da Franco Leonori, con l’obiettivo di cogliere le spinte nuove e di cambiamento che si venivano manifestando tra i credenti, e per contribuire a far crescere il discorso sulla laicità della politica e sulla fine dell’unità politica dei cattolici. Elaborazioni già presenti all’interno della Sinistra Cristiana e più volte ribadite da Adriano Ossicini, anche in suoi scritti, come il no all’equazione cristiano=democristiano e il no alla divisione delle masse popolari. Ma c’era anche in cantiere, accanto al dialogo culturale a lungo termine tra cristiani e marxisti, un progetto politico per l’immediato, che si concretizzò con l’appello di Ferruccio Parri per un impegno unitario di intellettuali cristiani e laici come indipendenti nelle liste del PCI (elezioni politiche del 1968) cui aderì, insieme ad altre personalità, Adriano Ossicini, che divenne senatore del gruppo della Sinistra Indipendente. Nell’occasione, dichiarò che «i cattolici, nel loro impegno politico, non devono usare il cattolicesimo né come formula né come simbolo ma soltanto come motivazione morale della loro azione […]. Solo con l’unità di tutte le forze popolari, al di sopra di ogni divisione ideologica, che è sempre servita a dividere i lavoratori, si possono risolvere i problemi della pace, della democrazia e della giustizia».

Tuttavia, Adriano Ossicini non è stato un politico di professione, ma univa alla passione civile e agli ideali di una società più giusta e più uguale anche la passione per la sua professione di medico e psicoanalista. Psicoanalista, non privato, operava nel pubblico e soprattutto con i bambini presso il centro oftalmico di piazzale degli Eroi, dove aveva aperto, insieme a Giovanni Bollea, l’Istituto Psicopedagogico Italiano. Come ha sottolineato il presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine degli Psicologi, Fulvio Giardina, con lui se n’è andato anche l’ultimo dei grandi maestri della psicologia italiana, di cui io stesso sono stato assistente. Dopo avere insegnato all’Università di Messina per alcuni anni, si è battuto per fare nascere il corso di laurea in psicologia in Italia, le cui prime sedi sono sorte, nell’anno 1971, alla Sapienza di Roma e a Padova, colmando un ritardo della psicologia italiana rispetto ad altri Paesi del mondo, dovuto al fatto che, per Giovanni Gentile, la psicologia non era una scienza. 

Tra i fondatori di Adista, Piero Di Giorni è stato docente alla Sapienza di Roma di Psicologia dello sviluppo e all’Università di Palermo di Storia della psicologia  

* Adriano Ossicini in una foto [ritagliata] del 2005 a cura del Senato della Repubblica Italiana, tratta da it.wikipedia.org, licenza Creative Commons

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