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Tre anni fa moriva Piero Pinna, il primo obiettore di coscienza italiano al servizio militare

Tre anni fa moriva Piero Pinna, il primo obiettore di coscienza italiano al servizio militare

ROMA-ADISTA. Tre anni fa, il 13 aprile 2016, moriva Piero Pinna. Primo obiettore di coscienza italiano al servizio militare e fondatore con Aldo Capitini del Movimento Nonviolento, è stato una delle figure più vive dell'Italia civile del Novecento e uno degli animatori più illustri dell'impegno più necessario per il futuro dell'umanità: l'opposizione alla guerra e a tutte le uccisioni, e quindi a tutte le organizzazioni armate e a tutte le armi.

Nato a Finale Ligure il 5 gennaio 1927, è stato il primo obiettore di coscienza al servizio militare per motivazioni non confessionali ma specificamente nonviolente, ed è una delle figure di riferimento per i movimenti e le iniziative per la pace e una delle personalità più illustri della vita civile italiana. Di origine sarda, Pinna viveva a Ferrara quando, alla fine del 1948, fu chiamato alle armi. Diventato fortemente antimilitarista dopo aver vissuto gli orrori della seconda guerra mondiale, e influenzato dal pensiero di Aldo Capitini, decise di rifiutare di prestare il servizio di leva, passando alla storia come il primo obiettore di coscienza d'Italia per motivi politici.

Processato per disobbedienza, fu condannato al carcere una prima volta per dieci mesi, e successivamente per altri otto. Al processo venne difeso dall'avvocato Bruno Segre, che diventerà uno dei più famosi difensori italiani nel campo dell'obiezione di coscienza. Venne infine riformato per "nevrosi cardiaca". Pinna in seguito divenne uno dei più stretti collaboratori di Capitini, con cui organizzò la prima Marcia per la Pace Perugia-Assisi nel 1961, e con Capitini fu fondatore del Movimento Nonviolento di cui fu anche segretario nazionale dal 1968 al 1976. Ha continuato ad operare nel Movimento Nonviolento per tutta la vita e ad essere direttore responsabile della rivista Azione nonviolenta. Infaticabile promotore della nonviolenza, per le sue storiche, luminose azioni dirette nonviolente per la pace, il disarmo e la smilitarizzazione, pagò più volte in prima persona con il carcere le sue scelte. Il 17 gennaio 1973, già segretario del Movimento Nonviolento, in seguito ad una affissione contro la celebrazione delle Forze armate il 4 novembre («Non festa ma lutto»), fu arrestato a Perugia e condannato per direttissima per vilipendio alle Forze armate. In seguito alle manifestazioni avvenute in suo sostegno in diverse città, venne liberato quattro settimane dopo su istanza di grazia dell'allora Presidente della Repubblica. Nell'aprile del '79 fu condannato dalla Corte d'Appello di Trieste ad una pena di otto mesi di reclusione per blocco stradale, pena successivamente condonata. Con Carlo Cassola e Davide Melodia fu animatore della "Lega per il disarmo unilaterale". Fu tra gli organizzatori della Marcia Catania-Comiso (24 dicembre 1982 - 3 gennaio 1983) per protestare contro l'installazione della base missilistica statunitense, prima azione concreta di lotta nonviolenta contro le installazioni militari in Italia. Nel 2008 è stato insignito del Premio Nazionale Nonviolenza. Nel 2012 la Facolta' di Giurisprudenza dell'Università di Pisa gli ha conferito la laurea honoris causa in Scienze per la Pace.

Il ricordo di Peppe Sini, del Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera di Viterbo:

«Della nonviolenza Piero Pinna è stato in Italia uno dei testimoni maggiori, uno degli apostoli.

Con Aldo Capitini, con Danilo Dolci, ha condiviso fondamentali esperienze e riflessioni; ma già con l'iniziale sua obiezione di coscienza al servizio militare colse e indicò la lotta cruciale: opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni; opporsi quindi agli strumenti tutti dell'uccidere: alle armi, alle organizzazioni armate, e pertanto innanzitutto a quei più grandi e potenti e feroci gruppi armati che sono gli eserciti.

Antimilitarismo e disarmo sono il banco di prova decisivo, il decisivo impegno dell'azione nonviolenta.

Poiché per salvare le vite, e salvare le vite è il primo dovere di ogni essere umano, occorre innanzitutto opporsi alle uccisioni; e per opporsi alle uccisioni occorre innanzitutto abolire gli eserciti e le armi.

Dopo la sua obiezione, dopo il carcere militare, fu collaboratore di Danilo Dolci, e lungamente e intensamente di Aldo Capitini con cui lavorò alla prima marcia Perugia-Assisi, fondò il Movimento Nonviolento e del movimento la rivista Azione Nonviolenta di cui fu direttore responsabile fino alla fine dei suoi giorni.

Del Movimento Nonviolento, dopo la morte di Capitini nel 1968, Piero Pinna è stato più che dirigente e animatore, è stato il simbolo vivente; ed ancora negli anni recenti era sentito da tutte le persone amiche della nonviolenza come un imprescindibile punto di riferimento, volto fraterno ed autorità morale, la persona saggia e sapiente cui rivolgersi per consiglio.

Ora che ha cessato di vivere - ovvero che vive nel ricordo e nell'azione di chi all'ascolto della sua voce e del suo fare ha saputo e saprà porsi - lascia a tutte le persone della nonviolenza persuase, ed anche a tutte le persone di volontà buona che - sia pur confusamente e contraddittoriamente - si accostano alla necessaria lotta contro la violenza e in difesa dell'umanità e del mondo vivente, un dono grande e un'impegnativa eredità: il dono della nitida e luminosa sua intelligenza e testimonianza, l'eredità del suo incessante e intransigente impegno.

Abolire gli eserciti e le armi.

Salvare tutte le vite.

Opporsi a tutte le violenze.

Nel ricordo e alla scuola di Piero Pinna la nonviolenza è in cammino.

Solo la nonviolenza può salvare l'umanità».

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