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Un "corridoio umanitario europeo" per i profughi dalla Libia. La proposta di Chiese evangeliche e Sant'Egidio

Il terzo volo organizzato negli ultimi mesi dal Viminale insieme all’Acnur (i primi due nello scroso autunno da Noger e dalla Libia con rispettivamente 51 e 103 persone) ha portato ieri in Italia 147 profughi, accolti dal sottosegretario all’Interno Stefano Candiani. «Si tratta di un’evacuazione umanitaria», ha precisato Candiani, giacché «arriva per via aerea chi necessita di protezione» e «dopo le verifiche dell’Acnur».

La pratica dei corridoi umanitari è stata inaugurata nel 2015 in Italia, su iniziativa delle Chiese protestanti italiane e della Comunità di Sant’Egidio, che, sulla base di un protocollo sottoscritto con i Ministeri dell’Interno e degli Esteri ai sensi dell’art. 25 del Trattato sui visti di Schengen, hanno fatto già sbarcare sul nostro territorio 1.600 richiedenti asilo provvisti di “visto umanitario”. «Sull’onda di questa “buona pratica” realizzata in Italia», scrive ora (29/4) l’agenzia Notizie Evangliche (Nev), «sono stati aperti corridoi umanitari anche in Francia, in Belgio e Andorra per un totale di quasi 2.500 arrivi finora in Europa».

Forti di questa esperienza, i presidenti della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, e della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, Luca Maria Negro, hanno scritto al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per avanzare «la proposta di un “corridoio umanitario europeo”» e «dichiarare la loro pronta disponibilità a collaborare alla sua realizzazione sulla base dell’esperienza realizzata in Italia negli ultimi tre anni». Per conoscenza la lettera è stata inviata anche alla viceministra per gli Affari Esteri e la Cooperazione Emanuela Del Re e al sottosegretario Andrea Molteni presso il Ministero dell’Interno.

«La nostra proposta», spiegano Negro e Impagliazzo, «ha come obiettivo l’arrivo in Europa di 50.000 profughi in due anni ripartiti tra i Paesi che intendano dare concreta attuazione ai loro impegni internazionali in materia di asilo e di diritti umani. L’Italia dovrebbe fare da capofila di questo programma, aprendo un altro corridoio dalla Libia, «per almeno 2.500 persone all’anno». «Per parte nostra – aggiungono i due leader religiosi – abbiamo già avviato dei rapporti con Terres des Hommes e altre ONG che operano in Libia per dare concreta attuazione a questo progetto che parte dall’Italia ma che si rivolge ai Paesi e alle istituzioni europee».

«Di fronte alle notizie che arrivano dalla Libia», affermano ancora, «con migliaia di profughi esposti non solo a ricatti, violenze e torture ma anche alla violenza degli scontri militari, non possiamo rimanere fermi a guardare. Forti degli incoraggiamenti ricevuti da papa Francesco, ultimo dei quali domenica scorsa, da varie Chiese sorelle in Europa e dal Consiglio Ecumenico delle Chiese, rinnoviamo quindi la nostra disponibilità ad operare da subito per tutelare la vita, l’incolumità e i diritti umani di migliaia di profughi ostaggio di violenze ogni giorno più diffuse e brutali».

*Immagine tratta  da Pixabay License, originale e licenza

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