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"Africa": il clima deve interessare anche ai sovranisti, ossessionati dai migranti

Il ciclone Idai, che dal 15 marzo scorso ha provocato morte e devastazione in Mozambico e in altri Paesi vicini come Malawi e Zimbabwe, e la grande siccità che da mesi flagella la regione del Lago Turkana, nel Kenya nord-occidentale, costringendo intere comunità alla fuga: sono due recenti e drammatici esempi di quanto i cambiamenti climatici, con i loro eventi estremi, condizionino la vita degli esseri umani di tutto il mondo, in particolare degli africani. «Le emergenze legate a siccità o alluvioni ci sono da sempre. La novità sta nella loro intensità e frequenza», spiega l'editoriale “La Terra scotta. E l’Africa è il termometro” della rivista Africa, periodico missionario dei padri bianchi (Provincia Italiana della Società dei Missionari d’Africa). Gli eventi estremi sono raddoppiati in 25 anni, aggiunge l'editoriale, «e nel continente africano si è registrato il conseguente tasso di mortalità più elevato del pianeta», tanto che, ha recentemente ribadito il segretario generale Onu Antonio Guteres, «l’Africa è destinata a pagare più di tutti il prezzo dei cambiamenti climatici».

Gli eventi estremi hanno costretto alla fuga 18 milioni di persone, aggiunge l'editoriale, il 95% delle quali proviene da Paesi molto poveri, «quelli con meno responsabilità nel riscaldamento globale». Le conseguenze dei cambiamenti climatici sull'Africa ci riguardano molto da vicino, ammonisce il giornale missionario: «Nell’ultimo decennio, i migranti forzati dell’ambiente sono stati mediamente 21 milioni l’anno. I cambiamenti climatici e l’inaridimento del suolo potrebbero costringere più di 100 milioni di persone alla fame entro il 2030, alimentando migrazioni e conflitti. Già oggi il numero dei profughi climatici è superiore a quello delle vittime di guerre e persecuzioni; ma la Convenzione del 1951 sui rifugiati non li contempla. Sarebbe tempo di aggiornarla».

Per il bene del pianeta, o semplicemente per evitare nuove migrazioni forzare, occorre che la politica dell'Occidente faccia un serio esame di coscienza e prenda sul serio la sfida dei cambiamenti climatici. Impegnandoci al contempo a mitigare gli effetti catastrofici che stiamo provocando sul pianeta. Gli Usa di Trump e il Brasile di Bolsonaro hanno affrontato la cosa con cinismo e negazionismo. L'Europa che uscirà dalle elezioni di maggio potrebbe mettere in campo posizioni simili, afferma preoccupato l'editoriale. «Tuttavia, la salute della Terra dovrebbe interessare anche ai sovranisti ossessionati dalla “minaccia migratoria”. Perché l’inquinamento non conosce frontiere. Come le sue vittime».


* Fotografia di Tim J Keegan, tratta da Flickr, immagine originale e licenza

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