
Un bacio (al rosario) «perfettamente compatibile» con i suoi convincimenti. Il vescovo di Ventimiglia si sfila dalla vulgata anti salviniana dei cattolici
Aveva il rosario in tasca, Matteo Salvini, durante il suo comizio a Milano, sabato scorso. Lo ha persino baciato davanti alla piazza: una mossa che, prevedibilmente, avrebbe (come infatti ha) avuto lunga eco. A tuonare contro il Ministro dell’Interno è stato, tra gli altri, il vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero: «Non possiamo più permettere che ci si appropri dei segni sacri della nostra fede per smerciare le proprie vedute disumane, antistoriche e diametralmente opposte al messaggio evangelico – ha dichiarato prima di prendere parte all’Assemblea dei Vescovi italiani a Roma -. Chi è con lui non può dirsi cristiano perché ha rinnegato il comandamento dell’amore» ha aggiunto, ribadendo con questa sortita la sua posizione di aperto dissenso nei confronti del Ministro dell’Interno. Già lo scorso anno, in un’intervista ripresa dal giornale ilsicilia.it, il vescovo siciliano aveva detto che il Vangelo è incompatibile con la visione politica di Matteo Salvini, riferendosi alle politiche migratorie poste in essere dal suo ministero.
Stessa coerenza non sembra rilevata nelle dichiarazioni del vescovo di Ventimiglia-Sanremo, Antonio Suetta, che quattro anni fa si era reso protagonista dei soccorsi ai migranti sugli scogli di Ventimiglia, respinti al confine con la Francia. Intervistato dal quotidiano.net, oggi stigmatizza il bacio del rosario di Salvini, ritenendolo «perfettamente compatibile con i convincimenti che dice di avere» e anzi dichiarandosi perplesso «sul multiculturalismo, su una società ridotta a semplice sommatoria di culture ed etnie, senza un’identità forte». Nella stessa intervista, Suetta ha denunciato il rischio di «una multiculturalità, da tanti spesso invocata e auspicata, per annacquare e sminuire la matrice cristiana dell’Europea». A precisa domanda sulla politica dei porti chiusi del Viminale, il vescovo di Ventimiglia ha affermato che «un conto sia aiutare il prossimo nell’emergenza, un altro è organizzare in maniera stabile un’attività di soccorso in mare», tenendo comunque a precisare di non aver «cambiato idea sulla solidarietà verso chi si trova in una situazione di bisogno immediato».
Dalla vulgata anti salviniana del mondo cattolico, a partire dal segretario di stato Vaticano, card. Pietro Parolin («Invocare Dio per se stessi è sempre molto pericoloso» ha detto a margine della Festa dei Popoli a San Giovanni in Laterano il giorno successivo al comizio), passando per padre Antonio Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica («non è un comizio politico il luogo per fare litanie»), la voce del vescovo Suetta suona come un endorsement al leader leghista. L’altra faccia di una Chiesa promotrice di quel «nuovo umanesimo europeo» auspicato da Papa Francesco.
*foto di Radio Alfa tratta da Flickr. Immagine originale e licenza
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