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Cei: «sconcerto» per la decisione della Corte costituzionale sul suicidio assistito

Cei: «sconcerto» per la decisione della Corte costituzionale sul suicidio assistito

ROMA-ADISTA. «Si può e si deve respingere la tentazione, indotta anche da mutamenti legislativi, di usare la medicina per assecondare una possibile volontà di morte del malato, fornendo assistenza al suicidio o causandone direttamente la morte con l’eutanasia».

La Conferenza episcopale italiana – di cui a Roma è riunito il Consiglio episcopale permanente – rilancia le parole di papa Francesco per commentare criticamente la decisione della Corte costituzionale che ha ritenuto lecito l’aiuto al suicidio assistito fornito dal radicale Marco Cappato (che rischiava una pena di 12 anni di reclusione) a dj Fabo  (la Corte doveva pronunciarsi sulla costituzionalità dell’articolo 580 del Codice penale, che punisce l’aiuto al suicidio, dopo la decisione della Corte d’Assise di Milano di sospendere il processo contro il radicale Marco Cappato, che nel febbraio 2017 accompagnò Fabiano Antoniani, detto Dj Fabo, rimasto tetraplegico e cieco in seguito a incidente stradale, in una clinica di Zurigo per sottoporsi al suicidio assistito).

I vescovi, si legge nella nota della Cei emessa subito dopo la notizia del pronunciamento della Consulta (nella serata del 25 settembre) «esprimono il loro sconcerto e la loro distanza da quanto comunicato dalla Corte costituzionale. La preoccupazione maggiore è relativa soprattutto alla spinta culturale implicita che può derivarne per i soggetti sofferenti a ritenere che chiedere di porre fine alla propria esistenza sia una scelta di dignità. I vescovi confermano e rilanciano l’impegno di prossimità e di accompagnamento della Chiesa nei confronti di tutti i malati. Si attendono che il passaggio parlamentare riconosca nel massimo grado possibile tali valori, anche tutelando gli operatori sanitari con la libertà di scelta».

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