Nessun articolo nel carrello

Italia, in cinquant’anni nascite quasi dimezzate. Il rapporto di Openpolis

Italia, in cinquant’anni nascite quasi dimezzate. Il rapporto di Openpolis

Nell’ultimo mezzo secolo le nascite nel nostro Paese si sono quasi dimezzate. Lo si apprende da uno studio demografico sulla natalità, pubblicato il 15 ottobre scorso dalla fondazione Openpolis, il quale rileva come nel 1971 i nuovi nati registrati in anagrafe in Italia erano stati 911mila; nel 2017, solo 458mila: il 49,7% in meno di allora.

Un calo demografico che da lungo tempo preoccupa osservatori, demografi e politici, dovuto, si legge sul rapporto della fondazione, alla «progressiva uscita della generazione dei baby-boomers dall'età riproduttiva. Ad aggiungersi a questa dinamica strutturale, gli effetti della crisi economica iniziata nel 2008». Infatti, «al crescere del numero dei minori cresce la probabilità che la famiglia si trovi in povertà assoluta». Secondo il rapporto della stessa Openpolis sull’Incidenza della povertà assoluta per alcune tipologie familiari del 2017, il 15.4% delle famiglie con 3 e più figli si trova in condizioni di povertà assoluta. Ed è lo stesso Istat, nel suo report Natalità e fecondità della popolazione residente (anno 2018), a confermarlo: «Il dispiegarsi degli effetti sociali della crisi economica ha agito direttamente sulla cadenza delle nascite», paventando il rischio che il crollo della natalità possa determinare anche il calo del Prodotto interno lordo. «Se fino al secolo scorso la componente demografica ha mostrato segnali di vitalità e ha spesso fornito un impulso alla crescita del Paese anche sul piano economico, oggi potrebbe svolgere, al contrario, un effetto frenante», ha spiegato il presidente dell'Istat Gian Carlo Blangiardo in occasione della presentazione del report, a giugno scorso.

Una questione, quella demografica, che rappresenta una delle sfide principali che l’Italia è tenuta ad affrontare, tenendo ben presenti sia il contesto continentale che le storiche (e perpetue) differenze territoriali all’interno del Paese.

Se a livello europeo la tendenza che si rileva negli ultimi anni (2013-17) è un diffuso aumento delle nascite nell'Europa centro-settentrionale e orientale (in Germania i nati nel 2017 sono stati il 15% in più di quelli del 2013; in Austria e Danimarca +10%, in Polonia +9%, in Romania e Repubblica Ceca, +7%), al contrario, sono diminuite le nascite nell'Europa meridionale (tranne in Portogallo) e in quella occidentale: Francia (-5%) e Regno Unito (-3%).

Tuttavia, l’Italia è il paese Ue con il secondo calo più vistoso di nascite tra 2013 e 2017 (-10,9%), dopo la Finlandia (-13,4%), ma soprattutto presenta il tasso di natalità più basso tra i 28 stati membri.

Valutando la situazione all’interno del Paese, in 14 regioni su 20 il calo delle nascite è stato a doppia cifra – prosegue il rapporto. Tra i più significativi emergono quelli registrati in Umbria (-17,07% di nascite tra 2013 e 2017), nelle Marche (-15,55%), nel Lazio (-14,59%), in Valle d'Aosta (-14,45%) e in Sardegna (-14,57%), con il più basso tasso di natalità in Italia.

Secondo il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo, in un’intervista concessa a Vatican News a giugno scorso, il mancato ricambio generazionale e il progressivo invecchiamento della popolazione possono avere ricadute sia sui consumi sia sulla “rete del welfare famigliare”, che nel futuro rischia di essere seriamente indebolita. Secondo Blangiardo la diminuzione del tasso di natalità, oltre al fattore economico, è dovuta anche alla mancanza di tempo a disposizione delle famiglie da dedicare ai figli, sostenendo come assolutamente necessarie politiche di conciliazione lavoro-famiglia soprattutto per le donne, ponendo altresì l’accento sul fatto che, ad oggi, fare figli viene percepito come un “fatto privato” e non come “un contributo” al mantenimento dell’equilibrio sociale.

 

* Foto di Suchart Sriwichai tratta da Pixabay. Immagine originale e licenza

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

Sostieni la libertà di stampa, sostieni Adista!

In questo mondo segnato da crisi, guerre e ingiustizie, c’è sempre più bisogno di un’informazione libera, affidabile e indipendente. Soprattutto nel panorama mediatico italiano, per lo più compiacente con i poteri civili ed ecclesiastici, tanto che il nostro Paese è scivolato quest’anno al 46° posto (ultimo in Europa Occidentale) della classifica di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa.