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Teologia della Liberazione in Iraq. Il patriarca Sako elogia i manifestanti iracheni

Teologia della Liberazione in Iraq. Il patriarca Sako elogia i manifestanti iracheni

“Teologia della liberazione in piazza Al-Tahrir in Iraq: una lettura teologica delle manifestazioni irachene” è il titolo di una riflessione che il card. Louis Raphael Sako, patriarca dei caldei in Iraq, ha pubblicato sul sito della Chiesa caldea, convintamente supportando quanti ormai da tempo stanno manifestando in Iraq (e in Libano) per un governo e uno Stato che assicurino loro una vita degna.

«La teologia della liberazione – spiega all’inizio – è nata dal dolore e dall'agonia dei Paesi dell'America Latina, a seguito della corruzione politica, amministrativa e finanziaria esistenti nella maggior parte di questi Paesi. Questo tipo di teologia è stata ispirata dalla teologia cristiana e dalle situazioni politiche, sociali ed economiche». Concentrata sulla «cura dei poveri, affamati e oppressi», si è impegnata anche per la «liberalizzazione politica, amministrativa ed economica» dei Paesi dove si è sviluppata. È stata «portata avanti da fedeli cristiani, con la benedizione di alcuni importanti teologi come Gustavo Gutiérrez del Perù, Leonardo Boff del Brasile e Juan Luis Segundo dell'Uruguay», lottando per il riscatto dei poveri fondato sui «valori della giustizia sociale, della cittadinanza e dei loro diritti». «Ognuno di loro – scrive Sako – è stato ispirato dall'esempio della "rivoluzione" di Gesù Cristo che affermava: “Sono venuto perché abbiano la vita e la e la abbiano in abbondanza” (Giovanni 10/10), e anche: “Lo Spirito del Signore è su di me, perché mi ha unto per portare buone novelle ai poveri. Mi ha mandato per proclamare la libertà ai prigionieri e il recupero della vista ai ciechi, per lasciare liberi gli oppressi ”(Luca 4/18). Una teologia in cui troviamo lezioni ispiratrici per la nostra situazione attuale».

Il patriarca espone dunque le «caratteristiche teologiche delle proteste irachene»: «ll principale fattore condiviso dai manifestanti di Iraq e Libano (che sono per lo più giovani di entrambi i sessi) è quello di avere un forte legame con la loro patria,  con i loro legittimi diritti umani e il loro futuro, sfidando il settarismo, la discriminazione, l'emarginazione, l'esclusione e la corruzione intrinseca che domina dal 2003».

E protestano pacificamente, osserva il patriarca, «come Gesù Cristo, che non aveva una spada, ma disse: "tutti coloro che prendono la spada periranno con la spada" (Matteo 26: 52)». Un esempio che ha «influenzato notevolmente Mahatma Gandhi nella sua pacifica lotta contro il colonialismo britannico in India e Nelson Mandela che ha combattuto l’apartheid in Sudafrica. Alla fine, il "cambiamento" ha avuto luogo, nonostante il costo inestimabile». Ed «è quello che stanno facendo – riconosce – i manifestanti iracheni portando la bandiera irachena e gridando: "Le nostre anime e il nostro sangue sono il riscatto per l'Iraq"».

Pace, stabilità e vita dignitosa sono le richieste dei giovani, ma «la pace sarà raggiunta nella nostra società – è l’esortazione di Sako – se sarà istituito un sistema costituzionale nazionale, libero dal settarismo, in cui prevalgano la giustizia sociale e lo stato di diritto in modo che nessuno sia oppresso, affamato, emarginato, costretto a migrare all’interno o al di fuori del proprio Paese».

Come «Gesù Cristo ha pagato con la Croce il prezzo per la sua nobile missione», così «questi manifestanti stanno pagando un prezzo inestimabile: il numero delle vittime ha superato i 430 martiri e quindicimila sono stati i feriti».

«Credo che questo prezioso sangue e questi enormi sacrifici – aggiunge infine – faranno rinascere l'Iraq come una nuova patria dignitosa che abbraccia tutti i suoi componenti allo stesso modo».

*Manifestanti in piazza Tharir, 25 ottobre 2019. Foto di FPP, tratta da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza

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