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Benedette sardine. Gerarchia, preti e religiosi plaudono al movimento

Benedette sardine. Gerarchia, preti e religiosi plaudono al movimento

Tratto da: Adista Notizie n° 44 del 21/12/2019

40065 ROMA-ADISTA. Il movimento delle sardine, che ha fatto tappa a Roma il 14 dicembre, continua a riscuotere successi trasversali. Avevamo documentato il favore con cui la stampa diocesana (v. Adista Notizie n. 43/19) ne ha accolto l’attivismo e le istanze; registriamo ora l’endorsement arrivato anche dai vertici della Chiesa. A partire dalle parole pronunciate dal segretario di Stato, il card. Pietro Parolin a margine di un evento all’ospedale Bambino Gesù con il ministro Roberto Speranza, il 12 dicembre scorso: «Io non sono un membro delle sardine, credo che l'importante sia cogliere tutto quello che di buono c'è anche in questi movimenti e cercare di valorizzarlo sempre per il bene del Paese. Questo è il mio augurio, che si mettano in luce soprattutto le spinte positive, altre forse sono meno “positive”, queste spinte positive che siano messe al servizio del bene del Paese». Parole che si aggiungono a quelle dell'ex segretario della Cei mons. Nunzio Galantino, che ha manifestato la sua simpatia per il movimento rammaricandosi del fatto che a volte siano ridicolizzati. Nei giorni scorsi anche l'ex direttore di Civiltà Cattolica e di Aggiornamenti Sociali, il gesuita padre Bartolomeo Sorge, per anni punto di riferimento dei cattolicesimo “montiniano” negli anni del wojtylismo rampante, ha elogiato il movimento dal suo account twitter: «Il pesce delle piazze di oggi (le “sardine”) è – come il pesce dei primi cristiani – anelito di libertà da ogni “imperatore” palese o occulto».

Ma anche dalla base della Chiesa, dai cosiddetti preti arriva un sostegno. A partire da padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, che a Napoli, il 30 novembre, era a fianco delle sardine: «Ci tenevo ad esserci, è importantissimo», ha detto Zanotelli, è che «si tratta di un movimento che è partito dai giovani. È una cosa fondamentale che abbiano capito l'importanza di scendere in piazza, uscendo così dal letargo, dal mondo virtuale di Facebook o degli altri social dove ci si parla addosso. Non si vedeva da tanto tempo in Italia una mobilitazione così imponente da parte dei giovani».

Sposa la causa delle sardine anche don Pietro Sigurani, il rettore della Basilica di Sant'Eustachio a Roma. Lui in piazza San Giovanni, però, non ci è potuto andare: «Avrei tanto voluto esserci di persona. Sabato ho l'inaugurazione del presepe della nostra Basilica ed essendone il rettore non posso esimermi, ma idealmente sarò con le Sardine al 100%», ha dichiarato. Il motivo è evidente: «Parliamoci chiaro: la situazione è grave, diventata inevitabile pure la marcia dei sindaci del Paese con la Segre, ma credo che il vento stia cambiando. Il movimento delle Sardine può essere l'occasione giusta per un cambio di passo, è importante che smuovano la gente».

Anche il parroco di Vicofaro don Massimo Biancalani, da anni impegnato per l’accoglienza dei migranti, si è schierato con il movimento delle Sardine. Lo ha fatto con una iniziativa, lanciata su Facebook il 21 novembre scorso, che ha suscitato (come spesso succede a don Massimo) diverse reazioni polemiche, a cominciare da quella di Matteo Salvini. «Anche Vicofaro “non si Lega”», ha scritto su Facebook don Biancalani. «Nessun dialogo con chi fomenta odio. Al termine della Messa la domenica canteremo Bella Ciao». Detto-fatto (il 24 novembre); e conseguente presa di posizione del vescovo di Pistoia, monsignor Fausto Tardelli rilanciato da Avvenire (25/11): «Amarezza, grande amarezza», ha commentato. «“Bella ciao” è un bellissimo canto che anch’io ho cantato mille volte e sempre con gioia», ha spiegato. «Tra l’altro, mio padre ha fatto parte delle formazioni partigiane che operarono sulle Alpi Apuane e io ne vado oltremodo fiero. Che però “O bella ciao” non sia un canto liturgico, è talmente ovvio che mi pare superfluo persino dirlo. Che non sia appropriato cantarlo in chiesa, durante o al termine della celebrazione eucaristica, dovrebbe essere evidente, quando ci sono altri luoghi e altri contesti ben più adatti per farlo. Alla Messa, non si canta nemmeno l’inno nazionale! Figuriamoci».

Qualche giorno prima anche suor Giuliana Galli, religiosa dell’Istituto san Giuseppe Benedetto Cottolengo, già vicepresidente della Compagnia di San Paolo nonché fondatrice dell’associazione Mamre che promuove numerosi progetti solidali, ha manifestato la sua intenzione di scendere in piazza a fianco delle sardine (che a Torino, in piazza Castello, si sono date appuntamento il 10 dicembre); «perché – ha spiegato – testimoniano valori, come la mitezza e il desiderio di giustizia, che sono scritti nel Vangelo». «Mi piace il pensiero di questi giovani che vogliono contrastare un certo modo di pensare pugnace e violento», ha detto suor Galli in un’intervista all'Adnkronos. «Il buono del movimento – dice ancora la religiosa – è il pensiero di parole dette bene, in connessione con i diritti umani riconosciuti a e da tante persone che sono sul nostro territorio e che fino ad oggi sono state piuttosto silenziose».

Ma tanti altri preti, parroci e religiosi hanno scelto di manifestare in prima persona la loro vicinanza con il movimento, come ad Alessandria il 6 dicembre: assieme alle oltre mille persone hanno partecipato al flash mob delle Sardine in piazza Marconi per dire no «alla retorica populista». A parlare dal palco, con il partigiano Pasquale Cinefra e Carla Nespolo, presidente nazionale dell’Anpi, c’era don Giuseppe Turrici, parroco della parrocchia del Sacro Cuore a Novi Ligure. 

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