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Charles de Foucauld: il coraggio di esplorare. Un libro edito dalla Cittadella

Charles de Foucauld: il coraggio di esplorare. Un libro edito dalla Cittadella

Tratto da: Adista Notizie n° 16 del 25/04/2020

40234 ROMA-ADISTA. Ad eccezione del 2016, anno in cui cadeva il centenario della morte e in cui qualche pubblicazione e articolo ne ha nuovamente rilanciato la figura e la spiritualità, di Charles de Foucauld, il religioso francese che scelse di vivere la radicalità del Vangelo nel deserto algerino, studioso dei Tuareg e pioniere del dialogo interreligioso con l’Islam, negli ultimi anni non si è parlato molto. O almeno, non se ne parla come il personaggio meriterebbe, specie in un’epoca in cui la sua profezia torna di grande attualità.

Ci sono forse alcune incrostazioni ottocentesche che ne rendono lontana la figura. O forse la scelta del deserto e dell’incontro con realtà così distanti dalla cultura e dalla civiltà europea lo fanno percepire ancora come una personalità eccentrica. Per liberare la figura di Charles de Foucauld da questi retaggi e renderla significativa anche per chi oggi è lontano dai contesti religiosi, può essere utile un libro appena pubblicato dalla Cittadella. Si intitola Il coraggio di esplorare. Charles de Foucauld: nuovi orizzonti spirituali per le giovani generazioni (2020, pp. 220, 16,50€: il libro può essere acquistato anche presso Adista, tel. 06/6868692, abbonamenti@ adista.it, www.adista.it).

Il libro è il risultato di un processo di scrittura collettiva. Si tratta di sei persone (Nicola Fusco, Fraco Novelli, Gabriele Pazienza, Domenico Potenz, Mario Scelsa, Vito Tedesca, con il contributo di Giuseppe Morotti, già piccolo fratello del Vangelo in Iran e a Spello; per 5 anni priore nella Fraternità Generale di Bruxelles) che, con le loro famiglie, da giovani avevano frequentato la fraternità di Spello animata da Carlo Carretto, ed avevano approfondito la spiritualità di Charles de Foucauld. A distanza di anni hanno voluto realizzare uno studio su di lui e sul suo desiderio di conoscere ed esplorare che è andato «oltre i confini, fisici e spirituali, consentiti a un europeo vissuto tra la seconda metà del XIX secolo e la Grande Guerra». «Per noi – scrivono gli autori nella loro “presentazione” – Charles è essenzialmente un uomo con una profondissima spiritualità, un uomo che utilizza i vari “abiti” di militare, esploratore, monaco trappista o sacerdote, senza lasciarsene condizionare».

Il lavoro è strutturato in tre parti: la prima riguarda la vita di Charles e il suo percorso spirituale; la seconda parte comprende il messaggio di Charles e raccoglie diversi contributi riguardanti la sua, anche vista dalla prospettiva islamica, oltre che da quella della famiglia foucauldiana sviluppatasi dopo la sua morte; la terza parte contiene un’appendice in cui sono presenti le lettere ai figli scritte dagli autori (destinatari principali del testo) e brevi testimonianze di persone rimaste “contagiate” dalla figura di Charles de Foucauld.

Tre anche le chiavi di lettura che il testo propone per leggere in una prospettiva contemporanea la figura di Charles de Foucauld: anzitutto, scrivono gli autori, «abbiamo definito la motivazione profonda di Charles nell’essere esploratore. Uno che viaggia per conoscere nuovi ambienti. Creare relazioni e cercare risposte a quesiti senza tempo; una persona che si proietta sempre in avanti, forse inizialmente per riempire i “vuoti” generati dall’infanzia o per “allontanarsi” dagli eventi che lo rendevano infelice». Una seconda chiave di lettura è quella dell’“armatura”, «che serve a proteggere il corpo del combattente e in particolare del cavaliere, dai pericoli. Con significato più esteso, potrebbero entrare nel concetto di armatura anche quegli aspetti simbolici e culturali, come la lingua, la religione, l’arte, la letteratura, ecc. Che definiscono l’appartenenza di un individuo a un popolo e a una nazione. In tal senso l’armatura funge da elemento identificativo e conservativo, che protegge e limita, nello stesso tempo, un popolo». Ebbene, Charles de Foucauld riesce a «aprire delle fessure nella propria armatura per accogliere il diverso», «spingendosi oltre, fino a rendersi del tutto vulnerabile e perciò fragile e consapevolmente aperto al contributo altrui».

La terza chiave di lettura «concerne la spiritualità, intesa come atteggiamento interiore non necessariamente dipendente dal credo religioso”. Charles de Foucauld, divenendo “fratello universale”, «pone le basi per il superamento di contrapposizioni ritenute talvolta inconciliabili, come ad esempio quella tra cristiani e musulmani. Egli non rinuncia alla sua fede e ai riti; anzi, proprio in forza di questi, riesce a superare le sue categorie di occidentale e ad accettare l’altro com’è, un fratello».

Quello di Charles de Foucauld è un «invito pressante», spiega nel terzo capitolo Giuseppe Morotti, che ad «una spiritualità comunionale, interreligiosa, planeataria e cosmica»; e insieme, al «superamento della visione frammentaria e tecnocratica dominante nella cultura moderna che ha prodotto un pericoloso senso di scissione, separazione dell’uomo da se stesso, dagli altri, dalla natura e da Dio».

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