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Globale e locale in Sud Sudan:

Globale e locale in Sud Sudan: "Nigrizia" intervista il vescovo Carlassare

Il Sud Sudan è una «particolarissima periferia geografica», «cara a papa Francesco», teatro dell’agguato intimidatorio al giovane vescovo di Rumbek, fresco di nomina, il missionario comboniano Christian Carlassare, che ha portato alla luce tutta la sua fragilità del contesto ma anche numerosi «spunti missionari che si aprono per la Chiesa».

E così il periodico missionario dei comboniani Nigrizia, a distanza precisa di un mese da quei fatti, raggiunge telefonicamente p. Carlassare, ancora ricoverato a Nairobi in Kenya per curare le ferite riportate alle gambe. Nella lunga intervista che si può leggere integralmente sul sito di Nigrizia, non si parla dell’agguato, delle sue dinamiche e dei suoi responsabili (decine di persone sono state arrestate, tra le quali anche responsabili della diocesi di Rumbek), ma di una vocazione missionaria, nata da bambino e proseguita negli anni degli studi e dei suoi incarichi in Africa. Si Parla del più giovane Paese africano, il Sud Sudan, delle culture, delle ricchezze ma anche delle contraddizioni che lo popolano. Si parla poi dell’influenza di papa Francesco nella parabola missionaria di p. Carlassare, dei suoi documenti magisteriali e del suo affetto per quella terra. Si parla anche del «bisogno di un Concilio Vaticano III su tanti aspetti legati ai sacramenti, alle strutture, per arrivare al cuore del messaggio cristiano come indica papa Francesco».

Si parla, infine, di «un sistema profondamente ingiusto che si arricchisce sulle spalle dei poveri», e che in Sud Sudan si tocca con mano, spiega il vescovo di Rumbek, «dai conflitti alle armi, dallo sfruttamento delle risorse, come terra e petrolio, alle divisioni etniche». Eppure «a volte dico alla gente: “Stiamo qui ad ammazzarci per un corso d’acqua dove portare le vacche? Ma ci rendiamo conto che ci sono guerre molto più pericolose di quelle del Sud Sudan? Stiamo distruggendo la terra e magari il mondo non avrà neanche tanti anni di vita…”. Penso allora che sia importante lottare nelle situazioni locali anche trasmettendo alla gente una visione più globale, rendendoli coscienti che i problemi che viviamo nel paese magari sono spesso interrelati a realtà molto più ampie e complesse. Spesso abbiamo denunciato lo sfruttamento delle risorse che hanno fomentato i conflitti in Sud Sudan ma la gente fa davvero fatica a aprire un dialogo su questo e tende a vedere le piccole problematiche che hanno fra di loro senza percepire lo sfondo molto più ampio delle dinamiche mondiali».

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