
L'ingerenza vaticana e il Ddl Zan: lettera aperta di cattolici di base
L’elenco delle adesioni è in continuo aggiornamento. Ad oggi, la lettera aperta dal titolo “Perché l’approvazione del DdL Zan contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo è diventa un’urgenza!”, diffusa ieri dal portale Gionata.org, ha già raccolto numerose firme, di gruppi come il Guado (Milano) ed Emmanuele (Padova), e di rappresentanti del modo cattolico di base, come Innocenzo Pontillo (volontario dell’associazione La Tenda di Gionata), Mauro Castagnaro (gionalista), Paolo Cugini (prete a Reggio Emilia), Vittorio Bellavite (coordinatore nazionale di Noi Siamo Chiesa), Paola Lazzarini (sociologa a Milano, fondatrice e presidente di “Donne per la Chiesa”) e molti altri ancora.
«Come persone e associazioni che conoscono da vicino la condizione delle persone LGBT+», affermano i firmatari, «chiediamo al Parlamento italiano di approvare al più presto il disegno di legge Zan» per tutelare con una «norma giusta» gruppi di persone più esposte di altre alla violenza e alla discriminazione. Ma anche – si legge nella lettera che arriva il giorno dopo l’intervento a gamba tesa della Segreteria di Stato vaticana che ha accusato il Ddl di violare i Patti Lateranensi e ne ha chiesto modifiche – «per difendere quella tradizione di laicità, a cui si richiama la dottrina cattolica, dalle paure irrazionali di certi uomini di Chiesa».
In poche righe, la lettera torna al 1975, quando la Legge 654 di ratifica della Convenzione di New York (7 marzo 1966) introduceva nel codice penale italiano sanzioni specifiche e severe per chi avrebbe commesso atti di violenza, o incitazione alla violenza, per ragioni razziali, etnici, religiosi o nazionali. Già allora, ricorda la lettera, «c’era chi sosteneva» «che quella legge limitava la libertà di espressione». Ansie e paure che, con il passare del tempo, «si sono rivelate infondate», e questo «perché nel sistema giuridico italiano ci sono gli anticorpi giusti per difendere la “libertà di espressione”» e per distinguere l’istigazione all’odio dalla semplice formulazione di giudizi.
Oggi, aggiunge la lettera aperta contestando l’ostilità da tempo manifestata contro il Ddl Zan da parte del mondo cattolico più conservatore, si avverte ancora lo stesso sentimento di rifiuto, «proprio ora che un disegno di legge ai “motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi” già previsti nel 1975, aggiunge il sesso, il genere, l’orientamento sessuale, l’identità di genere e la disabilità». Timori peraltro sollevati «dai vertici della Chiesa cattolica che, proprio perché cattolica (cioè universale), dovrebbe essere particolarmente attenta all’accoglienza e al rispetto nei confronti di qualunque minoranza».
A livello formale, accusa ancora la lettera, «l’intervento della Segreteria di Stato vaticana si configura come una vera e propria ingerenza, da parte di uno Stato straniero, nell’attività del Parlamento italiano». Anche per questa ragione, occorre urgentemente approvare il Ddl. I firmatari lo ribadiscono con forza, in quanto membri di minoranze vittime di violenze e discriminazioni continue, ma anche «in quanto cittadini italiani che hanno a cuore quei valori di repressione dell’odio e della violenza che sono ribaditi dalla nostra Costituzione». E lo ribadiscono «soprattutto in quanto membri della Chiesa che, nella sua dottrina, difende la laicità dello Stato». I firmatari prendono in prestito le parole di Benedetto XVI che, nell’udienza del 9 dicembre 2006, sottolineava che «non può essere la Chiesa a indicare quale ordinamento politico e sociale sia da preferirsi, ma è il popolo che deve decidere liberamente i modi migliori e più adatti di organizzare la vita politica» e ha aggiunto che: «Ogni intervento diretto della Chiesa in tale campo sarebbe un’indebita ingerenza».
È possibile sottoscrivere la lettera aperta inviando la propria adesione a: gionatanews@gmail.com.
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