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57 migranti naufragati: per il Centro Astalli, restare a guardare uccide

57 migranti naufragati: per il Centro Astalli, restare a guardare uccide

Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite Oim (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni), 57 persone, tra cui 20 donne e due bambini, hanno perso la vita in un naufragio del 26 luglio, di fronte alle coste libiche, a largo della città di Khums, situata a circa 100 chilometri ad est di Tripoli. Un numero imprecisato di persone è invece riuscito a salvarsi, ma è stato riportato indietro da imbarcazioni di pescatori e dalla guardia costiera libica. Sale drammaticamente a 980 il computo delle vittime dei viaggi della speranza, secondo il portavoce dell’Oim Flavio Di Giacomo, il quale ricorda che a fine luglio dell’anno scorso le vittime del mare erano 272. Secondo i dati Unhcr sono invece 13mila circa, il doppio dell’anno scorso, i migranti rintracciati e costretti a tornare in Libia, dall’inferno da cui molto probabilmente stavano tentando di scappare.

Sulla vicenda ha preso una ferma posizione il Centro Astalli, il servizio per i rifugiati dei gesuiti. In una nota diffusa ieri, il Centro ha espresso «profondo cordoglio» per le vittime. «Siamo addolorati per la morte tragica di queste persone in fuga dalla Libia e dai loro Paesi di origine», ha detto il presidente p. Camillo Ripamonti. «Risulta insopportabile l’immobilismo e l’indifferenza dei governi europei e delle istituzioni comunitarie che davanti all’aumento considerevole di vittime nell’ultimo anno non ritengono urgente e prioritario attivare le misure necessarie per porre fine all’ecatombe di migranti».

La ricetta per fermare i naufragi nel Mediterraneo, proposta più e più volte dal Centro Astalli insieme alla società civile non solo cattolica, è sempre la stessa: «Attivare immediatamente un’operazione in mare di ricerca e soccorso con finalità esclusivamente umanitarie», recuperando i fondi oggi destinati dall’Europa al finanziamento della guardia costiera libica; «aprire vie legali di ingresso per i migranti che vogliono arrivare in Europa» – come i virtuosi progetti dei “corridoi umanitari” – infliggendo un duro colpo alla catena del traffico e degli abusi e garantendo un’immigrazione controllata, legale e sicura, anche per le società che ospitano; «discutere e approvare in tempi rapidi la proposta di legge “Ero straniero-L’umanità che fa bene”» sostenuta dalla società civile «che chiede da tempo e senza sosta di investire in diritti e dignità dei migranti».

Secondo p. Ripamonti, «Restare a guardare condanna a morte molte persone. Chiediamo a istituzioni nazionali e sovranazionali di riappropriarsi del proprio compito principale: garantire diritti e promozione umana attraverso il rispetto della vita e della libertà di ogni essere umano».

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