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Morti sul lavoro: Osservatore Romano, strage inaccettabile

Morti sul lavoro: Osservatore Romano, strage inaccettabile

Il quotidiano della Santa Sede dedica la prima pagina dell’edizione d venerdì 6 agosto, al dramma delle cosiddette morti bianche, ovvero le morti sul lavoro, prendendo spunto dagli ultimi tragici fatti di cronaca verificatisi nel nostro Paese. Un titolo inequivocabile: “strage inaccettabile” introduce servizi e commenti che denunciano una situazione per molti versi critica capace di dare vita a forme gravissime di ingiustizie.

«In sei mesi in Italia sono state 538 le persone morte sul lavoro. I dati dicono che vi è una lieve diminuzione rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ma le proporzioni della tragedia non cambiano», afferma l’Osservatore, quindi subito dopo si legge: «In Emilia Romagna gli ultimi due casi: quello di Salvatore Rabbito, operaio di 53 anni, schiacciato due giorni fa in un cantiere autostradale e quello di Laila El Harim, 40 anni, risucchiata da un macchinario. Il Mezzogiorno è l’area che ha visto, rispetto all’anno precedente, l’incremento maggiore: da 115 a 157 morti. Stamane il presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, dopo avere incontrato il ministro del Lavoro, ha impegnato il governo a “cercare di fare qualcosa per migliorare la situazione inaccettabile sul piano della sicurezza sul lavoro”». In un approfondimento dedicato al tema, poi si spiegano alcuni dati particolarmente preoccupanti: «gli infortuni, anche mortali, ai quali si devono affiancare le malattie lavoro-correlate, rappresentano un’ingiustizia sociale gravissima, che, all’interno di tutti i settori lavorativi, colpisce soprattutto i più deboli e i meno tutelati: nell’industria, nell’agricoltura, nel trasporto, nell’estrazione mineraria, ma in particolare nell’edilizia».

«Gli unici dati certi sugli infortuni nei cantieri edili provengono dall’Inail. Essi presentano tuttavia – rileva ancora il quotidiano della Santa Sede - un quadro parziale, sicuramente per difetto e non di poco, in quanto non tengono conto dei cantieri “abusivi”, proprio quelli che quasi mai rispettano le norme di sicurezza, e dei lavoratori “in nero”, perché non registrati, e come tali non conteggiabili. Altro dato fuorviante viene dall’uso del numero assoluto degli infortuni, che non è significativo se non viene posto in relazione con quanto è stato costruito nel periodo». «Risulta infatti dalle statistiche – si osserva - che negli ultimi anni sono diminuiti gli incidenti, ma ciò è dovuto soprattutto alla contrazione economica e, recentemente, alla pandemia. Il dato più allarmante riguarda invece il numero dei morti, questo sì quantificabile, che risulta in crescita nonostante il minor numero di cantieri. Preoccupante è anche il dato, fornito dalla Fillea, che in Italia le morti nei cantieri superano del 20 per cento la media europea. Al primo posto si collocano le cadute dall’alto, ma molto frequenti sono anche lo schiacciamento, la folgorazione, il ribaltamento dei mezzi in manovra».

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