
65 anni fa il rogo di Marcinelle. La Fondazione Migrantes ricorda. E lancia l'allarme per tutti i lavoratori di oggi
Non sono finiti i tragici anniversari di inizio agosto: il 2, la strage di Bologna; il 4, il rogo al porto di Beirut; il 5 e il 6 Hiroshima e Nagasaki; domani, 8 agosto 1956, la tragedia di Marcinelle, in Belgio, l’incendio sviluppatosi all’interno della miniera del “Bois du Cazier” che uccise 262 minatori di ben dodici nazionalità diverse, tra cui 136 italiani.
«La miniera di Marcinelle – ricorda oggi la fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza episcopale italiana – è comunemente riconosciuta come la tragedia legata all’emigrazione italiana. In realtà non fu né la prima né l’ultima, ma è oggi simbolo indiscusso della memoria collettiva italiana per tutti i connazionali morti sul lavoro». L’8 agosto è dal 2001, per volere dell’allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, la Giornata Nazionale del Sacrificio del Lavoro Italiano nel Mondo.
»«Il 65° anniversario, che ricorre quest’anno, diventa – spiega la Fondazione Migrantes in una nota – l’occasione per rivolgere lo sguardo a una storia che non va dimenticata. Il ricordo e la memoria devono fare da sprone per il costante miglioramento del presente.
Come evidenziato dal Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes, la mobilità italiana continua a crescere. Negli ultimi 15 anni il dato si attesta a +76%. Tra chi parte oggi, ben il 40% ha tra i 18 e i 34 anni. Si tratta di giovani alla ricerca di una realizzazione attraverso un’occupazione giusta e strutturale, la cui mancanza è un problema endemico della realtà giovanile italiana. Quando si parla di lavoro, però, non si può non parlare di giustizia e sicurezza sociale per i lavoratori che devono essere accompagnati dalle Istituzioni, sia in Italia che all’estero».
«Il lavoratore – aggiunge la Migrantes – merita luoghi di lavoro sicuri, trattamenti adeguati e tutele al passo con i tempi. La pandemia sta facendo toccare con mano quanto il mondo del lavoro sia in fermento, quanto velocemente esso possa cambiare con la digitalizzazione e telematizzazione. Ma ci sono altresì settori più tradizionali, dove il rischio continua ad essere alto, come dimostrano i circa 650 mila infortuni che si registrano in Italia ogni anno».
A 975 metri di profondità, 65 anni fa, «quell'incendio causò lutto e dolore per 262 famiglie: la tragedia rivive attraverso i ricordi dei protagonisti di quei fatti, ogni anno sempre meno numerosi a causa dell’inesorabile trascorrere del tempo. Occorre costruire una memoria collettiva all’altezza di quella tragedia, per non dimenticare aspetti che assomigliano alle tristi pagine attuali di cronaca delle migrazioni. La mobilità umana di oggi, economica e non, ricorda a tutti quanto per l’uomo il movimento sia connaturato all’esistenza felice. Per gli italiani, in particolare, mobilità significa non riscoprirsi migranti, ma trovarsi di fronte a un elemento nazionale strutturale, identitario e complesso».
*Foto tratta da svgsilh.com, immagine originale e licenza, immagine originale di Pixabay
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