Burkina Faso: cronaca di un colpo di Stato
Tratto da: Adista Notizie n° 4 del 05/02/2022
40952 OUAGADOUGOU-ADISTA. Dopo i giorni difficili di novembre e il tentativo di destituire il governo del 13 gennaio, una sorta di "pronto prova", in Burkina Faso si è consumato in questo ultimo weekend il vero colpo di Stato e il definitivo giro di pagina del "regime Kabore", come qualcuno lo ha definito. Si avvertiva da tempo nell'aria, insieme all'harmattan, vento che in questi giorni soffia insidioso, che qualcosa stava per accadere. La comunicazione internet oscurata sempre più frequentemente, il malcontento dei militari sempre più manifesto e sempre più condiviso, la popolazione stremata dal continuo rincaro dei prezzi, l'intero Paese messo in ginocchio dagli attacchi terroristici e dall'incapacità di attivare una efficace lotta contro i jihadisti, la desolazione dei giovani con un futuro che si intravede senza sbocchi. Il 22 gennaio si sono svolte manifestazioni di protesta in diverse città del Burkina, quasi tutte disperse con i lacrimogeni delle forze di sicurezza. Il giorno dopo, di buon'ora, colpi di arma da fuoco pesante sono stati esplosi in diverse caserme di Ouagadougou. Ma anche di Kaya et Ouahigouya, città del nord dove la piaga del terrorismo è più evidente. Il governo ha subito parlato di malcontento e di ammutinamento di alcuni militari e ha smentito la voce che iniziava a circolare di un possibile colpo di Stato. I militari hanno espresso delle richieste chiare e condivise e la popolazione si è ritrovata spontaneamente attorno alle caserme manifestando il loro appoggio ai militari.
Mentre si polarizzava l'interesse pubblico sulle richieste dei militari, precisando che i militari non chiedono le dimissioni di Kabore, viene incendiata la sede del partito al potere. Nel pomeriggio si gioca la partita di calcio per la qualificazione ai quarti di finale della Coppa d'Africa. Il Burkina conquista la qualificazione e la gente si riversa per le strade di tutte le città del Paese. Lo sport si mescola alla politica e la festa per la partita vinta diventa anche occasione per esprimere ancora una volta il malcontento della popolazione.
Il Burkina Faso, come il Mali e il Niger, è inghiottito dalla spirale di violenza dei gruppi armati jihadisti affiliati a Al-Qaïda e al gruppo Stato Islamico. Gli attacchi a militari e civili sono sempre più frequenti e più violenti. La maggior parte di essi sono concentrati nel nord e nell'est del Paese. In sette anni gli attacchi terroristici hanno fatto più di 2.000 morti e quasi due milioni di rifugiati. Nel tardo pomeriggio un comunicato ufficiale del governo stabilisce il coprifuoco dalle ore 20 di domenica 23 alle ore 5 di lunedì 24 e dichiara la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado per lunedì 24 e martedì 25. Lunedì nel tardo pomeriggio l'atteso colpo di scena: i militari si presentano alla televisione nazionale e leggono due comunicati. Nella notte tra domenica e lunedì un gruppo di uomini armati, guidati dal tenente colonnello Paul-Henri Sandaogo Damiba, cattura Roc Mar Christian Kabore, presidente dal 29 dicembre 2015 e rieletto nel 2020, e lo mette agli "arresti domiciliari" in un campo militare.
Il Comunicato precisa che Kabore è trattato in modo dignitoso ed è in buona salute. Sembra che Kabore sia detenuto al Campo Militare "Sangoulé Lamizana" di Ouagadougou, da dove sono partiti i primi colpi di fuoco all'alba di domenica. All'interno del Campo si trova la "Maison d'arrêt et de correction des armées" (Maca) dove è detenuto il generale Gilbert Diendéré, vicino all'ex presidente Blaise Compaoré destituito nel 2014, artefice del tentato golpe del 2014 e implicato nell'uccisione di Thomas Sankara. Nel primo Comunicato i militari annunciano che il "Mouvement patriotique pour la sauvegarde et la restauration" (MPSR), che raggruppa tutte le forze di difesa e di sicurezza, si impegna di proporre in un tempo accettabile un calendario di ritorno all'ordine costituzionale accettato da tutti. Paul-Henri Sandaogo Damiba chiede, come in Mali e Guinea, a Roch Marc Christian Kaboré di dimettersi dalla carica di presidente del Burkina Faso. Una lettera calligrafica di Kabore inizia a circolare in serata sui social. La situazione nel Paese è confusa e si odono ancora colpi di armi da fuoco. Paul-Henri Sandaogo Damiba, 41 anni, è un alto ufficiale di fanteria dell'esercito burkinabè. Diplomato alla scuola militare di Parigi, ha conseguito un master in scienze criminali presso il Conservatorio nazionale delle arti e dei mestieri (CNAM) di Parigi e una certificazione di esperto di difesa in gestione, comando e strategia. In sei mesi, dopo il colonnello Mamadi Doumbouya in Guinea e Assimi Goïta in Mali, il Burkina Faso è il terzo Paese dell'Africa che subisce un colpo di stato militare. In Burkina al momento è attivo il coprifuoco dalle ore 21 alle ore 5, le frontiere terrene e aree sono chiuse, è sospesa la Costituzione e sono stati sciolti Governo e Assemblee Nazionale.
Sono ore di grande trepidazione e ansia, dove la speranza di pace e di futuro s'impone con prepotenza e si auspica diventi realtà.
* Centro di Ouagadougou, foto [ritagliata del 2010] di Wegmann tratta da wikimedia commons, Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported
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