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Risoluzione europea contro le discriminazioni delle minoranze sulla base delle credenze religiose: i vescovi cattolici contestano

Risoluzione europea contro le discriminazioni delle minoranze sulla base delle credenze religiose: i vescovi cattolici contestano

Il 3 maggio, a Strasburgo, il Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione sulla persecuzione delle minoranze sulla base del credo o della religione. Il testo, soggetto a modifiche, si rammarica che, in più di 70 paesi, le autorità applichino o vogliano introdurre «leggi penali che prevedono sanzioni per blasfemia, eresia, apostasia, diffamazione o insulto alla religione e conversione», anche prevedendo, la pena di morte. La risoluzione – relatore il deputato polacco Karol Karski (Gruppo dei Conservatori e Riformisti europei) – è stata approvata con 496 voti favorevoli e 28 contrari. Il testo, soggetto a modifiche, si rammarica che in più di 70 Paesi le autorità applichino o vogliano introdurre «leggi penali che prevedono sanzioni per blasfemia, eresia, apostasia, diffamazione o insulto alla religione e conversione», anche prevedendo la pena di morte; e sottolinea l'importanza di istituire una "Giornata internazionale in commemorazione delle vittime di violenze basate sul credo o sulla religione" (22 agosto).

La versione approvata ieri mantiene riferimenti all'«uso improprio e strumentalizzazione di convinzioni o religioni per imporre politiche discriminatorie», condannando «tutti gli atti di violenza, persecuzione, coercizione e discriminazione contro persone basati sul sesso o sull'orientamento sessuale o incitamento a tali atti, compresi da capi religiosi o per motivi religiosi o filosofici». In questione, la conculcazione del diritto all’interruzione della gravidanza e le leggi omofobe.

Immediata la contestazione da parte della Commissione degli Episcopati Cattolici dell'Unione Europea (COMECE), il cui segretario generale, p. Manuel Barrios Prieto, ha emesso una nota in cui si riafferma che «il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione, così come il diritto intrinseco alla vita, sono diritti umani fondamentali riconosciuti dal diritto internazionale». «Qualsiasi tentativo di ledere il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione e il diritto alla vita – si legge nella nota – attraverso interpretazioni abusive che limitino indebitamente il loro legittimo obiettivo, o di assoggettarli a “presunti diritti umani”, nuovi accordi e non accordi, compreso l'aborto, costituiscono una grave violazione del diritto internazionale che scredita l'Unione europea davanti alla comunità internazionale e davanti a milioni di cittadini europei».

«Questa proposta di risoluzione, nella sua formulazione attuale – aggiunge Barrios Prieto – non sarà di aiuto per milioni di credenti che sono vittime di persecuzioni a causa della loro fede, in particolare donne e ragazze vulnerabili, poiché la loro situazione sarà oscurata e resa invisibile dando priorità altri interessi politici».

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