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Le proposte delle comunità crisitane LGBTQ+ spagnole alla Segreteria del Sinodo. Documento integrale

Le proposte delle comunità crisitane LGBTQ+ spagnole alla Segreteria del Sinodo. Documento integrale

La rete delle associazioni di fede LGTBI+ in Spagna si è rivolta direttamente alla Segreteria Generale del Sinodo, a Roma. La lettera, firmata da 12 associazioni, rappresenta un contributo collettivo al processo sinodale per approfondire alcuni necessari cambiamenti di atteggiamento già avviati nei confronti delle persone LGTBI+.

Tra le altre proposte, chiedono al Vaticano un gruppo di riflessione di genere, cambiamenti nella dottrina attuale, un approccio alla realtà LGTBI + credente e l'accesso a tutti i sacramenti, come l'Ordine Sacro e il Matrimonio, alle stesse condizioni del resto del membri della Chiesa.

Di seguito la versione integrale della loro lettera in una nostra traduzione.

Le associazioni credenti LGTBI+ della Spagna, firmatarie di questo documento, hanno accolto con entusiasmo la proposta di partecipare al Cammino sinodale. L’ invito è universale e, quindi, include anche quanti di noi che sono stati finora spinti ai margini della pastorale. Vogliamo condividere con tutta la Chiesa, attraverso il canale offertoci per la preparazione del Sinodo della Sinodalità, il modo in cui lo Spirito Santo è stato presente in modo unico nella nostra realtà di persone LGBTI+, così come in quella delle nostre madri e dei nostri genitori, permettendoci di accogliere l'amore di Dio manifestato nella nostra diversità. Allo stesso modo, ci sentiamo incoraggiati dallo stesso Spirito a chiedere alla Chiesa di approfondire durante il Sinodo alcuni necessari cambiamenti di atteggiamento e di dottrina già avviati nei confronti delle persone LGBTI+.

Durante questo processo sinodale, solo una delle diocesi spagnole di cui siamo membri ha chiesto di parlare con noi, e in altri tre casi sono stati mantenuti contatti informali. D'altra parte, altri non hanno risposto alla nostra proposta di incontrarci con i loro rappresentanti. Questa è solo un'ulteriore prova di quanto spesso incontriamo difficoltà e persino rifiuto nella nostra stessa comunità ecclesiale per poter vivere ed esprimere ciò che siamo, sentiamo e desideriamo, il che provoca grandi sofferenze personali, familiari e comunitarie.

Tuttavia, da parte nostra, come membri della comunità ecclesiale, siamo disponibili a continuare a dialogare e a costruire ponti con le diverse istanze ecclesiali: parrocchie, diocesi, congregazioni religiose, movimenti. La Chiesa sinodale è composta da uomini e donne con apertura di cuore, una Chiesa che annunzia la gioia del Vangelo e nella quale camminiamo tutti insieme. Chiesa mossa dalla forza della Parola di Gesù: Io sono la Via, la Verità e la Vita. È la Chiesa-Popolo di Dio che dà la priorità alla misericordia, fatta di persone disposte a lasciarsi guidare dallo Spirito, creando il proprio "cammino insieme", senza eccezioni, senza esclusioni, in cui Tradizione e Dottrina non sono un ostacolo a fare comunità All'interno di questa realtà ci sono gruppi di uomini e donne cristiani LGBTI+ che sono determinati a rivendicare la nostra appartenenza alla Chiesa e, quindi, sono chiamati al cammino della sinodalità. I nostri compagni di viaggio devono sapere che la nostra vita è un'esperienza continua dell'amore che Dio ha per noi. Ci viene detto che siamo nel peccato e, quindi, nessuno meglio di noi cosa significa perseverare nell'amore del Padre. Siamo insultati e perseguitati e, per questo, abbiamo imparato la misericordia e il perdono. Il cammino della sinodalità è possibile solo se c'è ascolto reciproco e dialogo sincero. La Chiesa è in debito di ascolto verso i gruppi lontani, esclusi ed emarginati, in particolare dei divorziati e della realtà di coloro che compongono il gruppo LGTBI+. Le persone con diverso orientamento sessuale o identità di genere non sono il prodotto di una capricciosa «ideologia di genere». La loro reale esistenza come parte inerente e propria della natura umana è dimostrata dalla biologia, dalla psicologia, dalla psichiatria, dall'antropologia e da altre scienze e non risponde a un semplice capriccio o a un'immaturità autoindotta e perniciosa della personalità.

Le persone LGTBI+ sono nella Chiesa con un atteggiamento di dialogo sereno e rispettoso, tuttavia le incomprensioni e le situazioni di rifiuto che talvolta abbiamo sperimentato ci hanno motivato, se possibile, a rafforzare la nostra fede e a perseverare in una volontà sincera e impegnata di dialogo con l'intera comunità cristiana che è costruita sull'incontro, sul dialogo e sulla comunione, su ciò che ci unisce e ci arricchisce nella diversità. Crediamo anche che tra i doni preziosi che Dio ci ha elargito c'è quello della nostra stessa affettività, un riflesso della nostra capacità di amare Dio e il prossimo. Pertanto, possiamo essere e, di fatto, siamo un esempio di percorsi di conciliazione tra affettività e fede. Questa convinzione nasce da un processo profondo, maturo e deliberato di ascolto di noi stessi, degli altri e di Dio che ci parla nella nostra realtà quotidiana. Il nostro cammino nella Chiesa è un cammino accompagnato da altri gruppi emarginati, quindi non possiamo dimenticare il ruolo delle donne nella Chiesa. Le persone LGBTI+ si stanno facendo strada al loro fianco.

Tuttavia, non possiamo e non vogliamo negare la realtà necessaria per instaurare un autentico dialogo ecclesiale. Tutti noi battezzati facciamo parte della Chiesa, ed è Gesù Cristo stesso che ci chiede di camminare insieme. Gesù si presenta come la Via, la Verità e la Vita. Ma, in realtà, su quel cammino tracciato dal Messia ci sono preferenze, diritti negati ed esclusioni manifeste. L'immagine che si offre è quella di un cammino di cui si è appropriato chi ne segna la dottrina e la tradizione. Hanno seguito i vari cammini paralleli lungo i quali percorre il resto del popolo di Dio, non avendo quasi la possibilità di sentirsi parte della Chiesa. A volte abbiamo la sensazione che le persone LGBTI+ nell'azione pastorale siano invisibili, l'impressione che noi non esistiamo né nelle omelie né in nessuna manifestazione pastorale, tranne che in pochi casi, solitamente non proprio positivi. Sperimentiamo un doppio standard di misurazione che dipende molto da chi è il ministro di turno che si prende cura di noi, e questo non è accettabile. Abbiamo sperimentato pressioni di vario genere, pastorali, lavorative, familiari, ad abbandonare un incarico, un lavoro e anche una missione pastorale a causa della nostra condizione. La nostra realtà è espressamente lasciata da parte e, infatti, siamo abituati a situarci ai confini della Chiesa. Manca una DENUNCIA PROFETICA per il collettivo LGTBI+, per le persone divorziate o consacrate che hanno lasciato il ministero per sposarsi, e naturalmente per le donne, separate dalla tradizione del sacramento dell'Ordine, in modo che la loro capacità decisionale nella Chiesa sia inferiore a quella degli uomini. Così come ci sono manifestazioni di sostegno e denuncia ufficiale di altre realtà (donne e immigrati), si dimentica che la LGBTfobia, come stabilito dall'ONU, è un'ulteriore violazione dei diritti umani. E si rendono invisibili le persone LGTBI+ che fuggono dai 70 Paesi nel mondo in cui questa realtà è condannata con il carcere e nei 5 in cui viene applicata la pena di morte. Questo silenzio è doloroso e complice di ingiustizie. I nostri compagni di viaggio devono sapere che la realtà LGTBI+ è stata tradizionalmente resa invisibile e condannata, costringendoci a vivere una doppia vita, rinnegando noi stessi per sentirci accettati all'interno della Chiesa e delle sue strutture. Siamo stati costretti a tenere sepolti i talenti che Dio ci ha dato come sue figlie e figli, come se fossero qualcosa di brutto pur provenendo da Dio stesso.

Questa esperienza di rifiuto ha causato nel collettivo LGTBI+ - e in altre realtà lontane - l'abbandono della Chiesa e anche l'apostasia di molti. Questa posizione deriva dall'approccio intransigente dei documenti dottrinali (Dichiarazione su alcune questioni di etica sessuale, Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, 29/12/1975; Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica sulla pastorale per la donne, persone omosessuali, Congregazione per la Dottrina della Fede, 1/10/1986) che contengono una visione non realistica secondo gli studi delle scienze umane, e che danno luogo alla formulazione dei numeri 2357, 2358 e 2359 del Catechismo della Chiesa Cattolica. I tentativi di dialogo istituzionale, con poche eccezioni, sono stati in ultima analisi invisibili, chiedendoci discrezione, avendo poco o nessun impatto sulla Chiesa locale.

Anche la realtà delle famiglie composte da persone LGTBI+ è una realtà invisibile e, talvolta, l'accesso ai sacramenti per i nostri figli (che è un diritto di tutti i credenti battezzati) dipende dall'atteggiamento “buono” del ministro che incontriamo. Lo stesso accade con le donne trans in situazione di prostituzione, che non rientrano nella categoria ecclesiale di quelle che alcuni chiamano “emarginate”. In generale, il gruppo di persone trans manifesta nella storia del loro rapporto con la Chiesa di aver vissuto situazioni di rifiuto, sofferenza o incomprensione, talvolta di messa in ridicolo e mancanza di rispetto verso la loro condizione, anche da parte di qualche ministro. L'accettazione della realtà della bisessualità e dell'intersessualità semplicemente non è considerata in ambito ecclesiale. Nonostante queste difficoltà, vogliamo una Chiesa Madre, disposta a trattarci come figli e che si avvicini con l'intenzione di conoscerci e superare i pregiudizi che generano odio.

Cogliamo l'occasione di questo dialogo per avanzare una serie di suggerimenti che vorremmo fossero presi in considerazione, se necessario, come modo per implementare la realtà del collettivo LGBTI+ nella Chiesa Per tutto quanto sopra e con tutto il rispetto, proponiamo:

ACCOGLIENZA E PIENA INTEGRAZIONE. Le persone LGTBI+ devono essere veramente e pienamente accolte all'interno della Chiesa, alle stesse condizioni di qualsiasi altro battezzato. La loro piena partecipazione non può essere subordinata a rinunce identitarie o interpersonali. Ogni persona LGTBI+ deve essere ammessa come un membro unico, insostituibile, che va a completare il corpo mistico di Cristo, amato da Dio così com'è, che porta il dono della sua diversità, integrato nel popolo della Chiesa. Chiediamo il raggiungimento della piena comunione tra tutti i battezzati, dove la realtà della diversità è presente in tutti gli ambiti ecclesiali. Siamo consapevoli che si stanno realizzando esperienze reali di questa pastorale LGTBI+, e ci sembra urgente che in campo pastorale si stabiliscano criteri chiari e comuni, che evitino l'arbitrarietà del responsabile di turno.

RIFLESSIONE ECCLESIALE. Invitiamo i nostri pastori della Chiesa Cattolica a una serena riflessione e ad un approccio alla realtà LGTBI+. In questo modo, la Chiesa sarebbe un riferimento morale per l'accoglienza amorevole di tutte le persone, secondo il modello di amicizia sociale a cui ci invita Fratelli Tutti.

DOTTRINA. Affinché l'accoglienza e l'integrazione siano complete, è necessario rivedere alcuni aspetti della dottrina in relazione alle persone LGBTI+. Per i cristiani, il riferimento ultimo e centrale è il Vangelo. In molte occasioni, Gesù stesso appare accogliendo ogni persona che gli si avvicina per chiedere aiuto: la samaritana, l'adultera, il figlio prodigo, il centurione... In contrasto con questa pratica di Gesù, abbiamo l'affermazione del Catechismo della Chiesa Cattolica circa «l'inclinazione oggettivamente disordinata». Questo dovrebbe essere eliminato alla luce delle attuali conoscenze scientifiche e dell'attuale realtà sociale; poiché causano allontanamento dalla Chiesa e generano discriminazioni nei confronti di queste persone. Sarà necessario rivedere altri documenti che fanno affermazioni in questa stessa linea di rifiuto e che si basano su questa affermazione. Per questo chiediamo la creazione di un gruppo di riflessione di genere da istanze più universali, come l'ambito vaticano, dove ci impegniamo a partire dalla ricca diversità dei nostri gruppi (dove sono presenti psicologi, professionisti di varie aree, teologi), a contribuire con il nostro lavoro e la nostra riflessione. Tale gruppo può avere le sue ramificazioni nei diversi ambiti nazionale e diocesano.

ACCOGLIENZA IN FAMIGLIA. È necessario l'accompagnamento e la formazione della Chiesa per le famiglie, perché, nella nostra realtà, abbiamo conosciuto, purtroppo, casi in cui famiglie cristiane con figli LGBTI+ li hanno respinti quando hanno appreso della loro diversità sessuale. La Chiesa universale si manifesta anzitutto nella Chiesa domestica, che deve essere la prima manifestazione palpabile dell'accoglienza piena e amorevole di tutti i suoi membri, indipendentemente dall'orientamento o dall'identità sessuale, perché possano scoprire e vivere pienamente la loro realtà in un contesto familiare. Chiediamo alla nostra Chiesa di sostenere attivamente queste Chiese domestiche familiari, affinché accolgano tutti i loro membri con lo stesso amore con cui Dio accoglie tutti i suoi figli. Chiediamo che il numero 250 di Amoris Laetitiae sia tenuto presente, rispettato e attuato nelle diocesi.

ACCESSO AI SACRAMENTI. È urgente rivedere la teologia dei sacramenti per le sue implicazioni nella vita pastorale della Chiesa, poiché la vita sacramentale è alimento di fede per l'intera comunità. Rappresentano la manifestazione comunitaria di piena accoglienza e senza discriminazioni. Le persone LGBTI+ devono avere accesso a tutti i sacramenti alle stesse condizioni del resto dei membri della Chiesa, in particolare ai sacramenti della missione o del servizio: Ordini sacri e Matrimonio. Abbiamo esperienza che la loro testimonianza di vita arricchisce in modo unico e insostituibile la vita comunitaria di fede.

ACCOGLIENZA IN PARROCCHIE E COMUNITÀ. Al fine di incoraggiare l'accoglienza ad essere efficace e non ritardata, si raccomanda che le parrocchie e le comunità promuovano in modo proattivo l'accoglienza e l'integrazione delle persone LGBTI+, promuovendo attività di sensibilizzazione comunitaria che consentano l'integrazione nella vita comunitaria. I responsabili presteranno particolare attenzione all'accompagnamento di queste persone e del loro ambiente, poiché purtroppo sono spesso fonte di conflitto all'interno delle famiglie. Oltre alla tutela dei minori attuata da Francesco, chiediamo una garanzia di tutela e accompagnamento per i ragazzi e gli adolescenti LGBTI+ affinché crescano nella fede, anche in un ambiente sicuro come gli altri minori. La dimensione educativa della Chiesa, attraverso l'attività catechistica e le istituzioni educative cattoliche, deve incorporare la riflessione sulla realtà LGBTI+ all'interno dei programmi di formazione, in una prospettiva di accoglienza e accoglienza incondizionata. Proponiamo inoltre alle scuole cattoliche la possibilità di dichiararsi ambienti sicuri, esprimendo in modo chiaro e pubblico il proprio rifiuto di ogni tipo di crimine d'odio, compreso la LGBTfobia.

Inoltre, proponiamo di continuare ad attuare programmi di educazione affettivo-emotiva nei seminari e nei noviziati. Avere ministri equilibrati in questo campo sarà essenziale per fare un percorso di accettazione e insieme di visibilizzazione. Le persone LGTBI+ sono già all'interno della Chiesa, come sacerdoti, consacrati e consacrate, laici nelle parrocchie e nei movimenti ecclesiali. Tuttavia, molti di loro vivono in segreto il proprio orientamento o identità sessuale, alcuni perché non sono in grado di riconoscerlo e accettarlo, altri perché, riconoscendolo, hanno paura di rivelarsi alla comunità. Nascondere chi sono in modo permanente provoca loro una ferita e li priva di vivere pienamente la loro vocazione in comunità. Dobbiamo facilitare la “visibilità”, perché siano accolti con la loro realtà, possano trasformare le loro comunità dall'interno e facilitare l'accoglienza di chi ha deciso o è stato costretto a restare fuori.

RICHIESTA DI PERDONO. L'accoglienza a cui invitiamo la Chiesa va di pari passo con il riconoscimento di anni di rifiuto e discriminazione, con terribili conseguenze di dolore e rottura interiore per le persone LGBTI+ che erano integrate nella Chiesa. Dobbiamo scusarci pubblicamente, a partire dalla Chiesa universale fino alla Chiesa particolare e a ogni parrocchia, per il danno causato a tante persone amate da Dio in modo diverso, ma respinte dalla sua Chiesa. Tutti dobbiamo continuare a lavorare all'interno della Chiesa che amiamo, in cui abbiamo incontrato Gesù, il totalmente inclusivo, perché sia ??ogni giorno più accogliente .Che Dio conceda che i talenti, dati ai credenti con diverse sessualità e identità di genere, continuino di moltiplicarsi per metterli al servizio del suo Regno con la collaborazione dei nostri pastori. Chiediamo che lo Spirito ci guidi in questo cammino comunitario e siamo grati della possibilità di potervi contribuire come membri della Chiesa.

Firmatari: Associació Cristiana de Lesbianes, Gais, Transsexuals i Bisexuals - ACGIL(Catalunya)o BETANIA LGTBI+ - Bilbao (Euskadi)o CHRISMUR Cristianos LGBTQI+ (Región de Murcia)o CRISMHOMComunidad cristiana LGTBI+H. Asociación de diversidad sexuale identidad de género(Comunidad de Madrid)o CRISTIANOS TRANS (España)o Espacio de diversidad LGTBI - CVX-San Ignacio-Valencia (Comunitat Valenciana)o Grupo de Espiritualidad«La Casita»- Santa Cruz de Tenerife (Islas Canarias)o Grupo de Fe Y Espiritualidad - FELGTBI+ (España)o ICHTHYS Comunidad y Asociación de Cristianas y Cristianos LGTB+H deSevilla (Andalucía)o M.H.C. Nueva Magdala (Comunidad de Madrid)o PADIS Canarias (Islas Canarias)o PADIS+G Sevilla (Andalucía)

*Foto Flickr

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