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Cile: perché la nuova Costituzione è una garanzia. Rflessione di un esperto di Diritto

Cile: perché la nuova Costituzione è una garanzia. Rflessione di un esperto di Diritto

Fra poco più di un mese, il 4 settembre, i Cile andranno al plebiscito: dovranno scegliere se approvare o rifiutare la nuova Costituzione (v. Adista n. 29/22), un testo decisamente “rivoluzionario” per un Paese la cui Carta fondamentale è ancora quella voluta dal dittatore Augusto Pinochet nel 1980. Al nuovo testo si è giunti attraverso un percorso partecipatissimo e democratico, realizzato dalla Convenzione Costituente per un intenso anno (4/7/21-4/7/22). Il dibattito fra i detrattori e i sostenitori del cambiamento è già molto acceso. Qui seguito, le argomentazioni dell’avvocato, Christian Suarez Crothers, docente all’Università del Cile, dottore in giurisprudenza presso l'Università Complutense di Madrid, pubblicate sotto il titolo “Approvare è un imperativo”, nel sito cileno di Reflexión y liberación il 29 luglio.  

Approvare è un imperativo

Il 4 settembre, noi cileni decideremo il nostro futuro. Il Paese è alla ricerca di un percorso istituzionale in mezzo a una profonda crisi e a una grande sfiducia nelle élite che, per anni, non si sono seriamente rinnovate.

La Costituzione del 1980, formidabile barriera alle trasformazioni che la maggioranza del Paese si aspettava  in materie vitali come la salute, l'istruzione o il sistema pensionistico, è finalmente crollata come un castello di carte. Nessuno (almeno in apparenza) difende la vecchia e ancora attuale Costituzione. La strategia quindi dei detrattori sembra essere quella di instillare l'idea che la proposta elaborata dai costituenti convenzionali non è quella che ci si aspettava, che deve essere riformata (approvare per riformare), ecc.

Tuttavia, questo linguaggio colpisce, considerando che il testo proposto è un testo di alta qualità che supera di gran lunga gli standard più rigorosi di una Costituzione democratica.

Una Costituzione è sostanzialmente strutturata su due pilastri: l'organizzazione e la distribuzione del potere e una Carta dei diritti e delle libertà; certamente a partire da un complesso di decisioni sul modo e la forma di costruire l’unità politica della nazione.

La decisione dei membri della Convenzione Costituzionale, rappresentativi come mai prima nella nostra storia di tutti gli strati e le espressioni della società, è stata la seguente: costituire lo Stato del Cile come Stato di diritto democratico e sociale(seguendo il modello dei più avanzati ordinamenti costituzionali), decentrare il Paese secondo la formula dello Stato Regionale, nello stile cospicuo dell'Italia, della Francia o della Spagna, sebbene significativamente con più moderazione nell’intensità delle autonomie politiche delle entità territoriali; l'instaurazione di una Repubblica Solidale (antica espressione della Costituzione di Egaña del 1823) e la decisione notevole e fondamentale di stabilire la sovranità non nella nazione, ma nel popolo, cioè, come indica il testo stesso, seguendo l'ampio concetto americano di “cittadinanza”, nei cileni. Quest'ultima decisione consente una migliore comprensione del concetto di plurinazionalità. La sovranità non ricadrà su “popoli e nazioni”, ma su cileni, cittadini indigeni e non. In quel contesto, il principio di plurinazionalità è una ragionevole espressione di dignità (è difficile anche trovare uno Stato che non sia plurinazionale dal punto di vista antropologico), di riconoscimento e di significato dei nostri popoli originari, in modo, anche, meno intenso del moduli adottati da Paesi come il Canada, gli Stati Uniti o il Messico.

Con saggezza, i costituenti non hanno seguito il parere maggioritario degli esperti, sostenitori di formule parlamentari o semipresidenziali, e hanno mantenuto la tradizione del regime presidenziale cileno, consegnando alcune correzioni. La configurazione di una Camera Regionale con 19 importantissime attribuzioni, espandibili, in termini di bilancio, con decisione maggioritaria della stessa, ad altre di cui la Camera delle deputate e dei deputati può venire a conoscenza. Il suo principio di configurazione è regionale: almeno 3 rappresentanti per regione in termini ugualitari, eletti tre anni dopo le elezioni presidenziali, cosa che molto probabilmente favorirà gli oppositori del governo al potere. Il Presidente della Repubblica mantiene la decisione in materia di spesa, limitando l'iniziativa parlamentare al suo patrocinio e all’esigenza di un limitato quorum di iniziativa, che dia serietà anche alla politica e alla funzione rappresentativa, come nella maggior parte delle democrazie più rispettabili.

La ripartizione delle competenze nello Stato avviene dal basso, cedendo la competenza residua allo Stato centrale, dimostrando ancora una volta, i membri della Convenzione, una grande moderazione.

Difficile poi comprendere la passione di alcuni detrattori. Il testo è aperto alla riforma e anche alla totale sostituzione in modo più flessibile rispetto alla Costituzione del 1980 vigente. Allo Stato sono posti Importanti limiti e controlli attraverso l'ampia tutela dei diritti e il controllo dell'amministrazione attraverso tribunali amministrativi; tutto questo a beneficio dei cittadini che non saranno in balìa dell'arbitrarietà dell'amministrazione. Un regime di gran lunga superiore a quello esistente. Il diritto di proprietà è garantito a standard superiori che in Italia o in Germania e i costituenti non hanno espressamente previsto la nazionalizzazione, mentre, ad esempio, la Francia va verso la nazionalizzazione dell'intero settore elettrico. A differenza dei Paesi citati (tranne la Francia) la compensazione dell'esproprio deve essere preventiva, al prezzo di mercato ("prezzo equo", così interpretata dalla nostra Suprema Corte). Lo statuto delle miniere è irreprensibile. Difficile comprendere allora la passione che mettono alcuni contro il testo. La paternità del testo non è da "radicali di sinistra", come si tenta di squalificarlo. Forse ciò che non piace alle élite è la distribuzione del potere, l'instaurazione di un regime che promuova la trasparenza e la responsabilità fiscale a tutti i livelli e la fine del lobbying nelle più alte cariche. Quanto sarà difficile ottenere aiuti al di fuori del sistema dei concorsi per incarichi nell'amministrazione della giustizia, ad esempio istituendo un Consiglio Superiore di Giustizia trasparente e soggetto a regole di concorso pubblico e probità! Che mondo nuovo per le donne, che avranno accesso reale alle decisioni. Una proposta che garantisce l'unità di giurisdizione nella Corte di Cassazione e che in materia di autonomie stabilisce la più rigorosa unità e indivisibilità dello Stato, in un regime, oltretutto, di ampio controllo e partecipazione cittadina.

È la Costituzione che vogliamo per i nostri figli. Ripristinerà l'impegno di tutti nei confronti della Legge in tempi di anomia e favorirà lo sviluppo economico e sociale del Paese, attraverso istituzioni equilibrate e atte al governo.

L'approvazione della proposta da parte degli elettori è importante. La difficoltà non sta nel testo, ma nella maturità di cui sono capaci le nostre direzioni politiche e imprenditoriali. Una casa di tutti di costruisce, come ha fatto la Convenzione, rispetto le regole esigenti, anche superate, anche superate, dei due terzi e non volendosi portare il pallone a casa, come quei bambini subdoli che tutti ricordiamo. Il rispetto per la natura in tempi di drammatica crisi ambientale ed ecologica è il culmine della lettura intelligente della realtà operata dai costituenti.

Ci sono aspetti che potrebbero essere riformati? È ovvio in uno Stato democratico. Si poteva essere più veloci? Forse, ma si è voluto essere il più dettagliai possibile nella garanzia dei nostri diritti e libertà, in una linea eccezionale di attenzione dei diritti sociali e dei diritti degli anziani, dei bambini e degli adolescenti, delle persone con disabilità, delle donne e delle minoranze. Infine, il testo ha una grande apertura verso il futuro e verso la costruzione di un'istituzionalità democratica solida e moderna. Approvare è un imperativo.

 

Il 4 settembre, noi cileni decideremo il nostro futuro. Il Paese è alla ricerca di un percorso istituzionale in mezzo a una profonda crisi e a una grande sfiducia nelle élite che, per anni, non si sono seriamente rinnovate.

La Costituzione del 1980, formidabile barriera alle trasformazioni che la maggioranza del Paese si aspettava  in materie vitali come la salute, l'istruzione o il sistema pensionistico, è finalmente crollata come un castello di carte. Nessuno (almeno in apparenza) difende la vecchia e ancora attuale Costituzione. La strategia quindi dei detrattori sembra essere quella di instillare l'idea che la proposta elaborata dai costituenti convenzionali non è quella che ci si aspettava, che deve essere riformata (approvare per riformare), ecc.

Tuttavia, questo linguaggio colpisce, considerando che il testo proposto è un testo di alta qualità che supera di gran lunga gli standard più rigorosi di una Costituzione democratica.

Una Costituzione è sostanzialmente strutturata su due pilastri: l'organizzazione e la distribuzione del potere e una Carta dei diritti e delle libertà; certamente a partire da un complesso di decisioni sul modo e la forma di costruire l’unità politica della nazione.

La decisione dei membri della Convenzione Costituzionale, rappresentativi come mai prima nella nostra storia di tutti gli strati e le espressioni della società, è stata la seguente: costituire lo Stato del Cile come Stato di diritto democratico e sociale(seguendo il modello dei più avanzati ordinamenti costituzionali), decentrare il Paese secondo la formula dello Stato Regionale, nello stile cospicuo dell'Italia, della Francia o della Spagna, sebbene significativamente con più moderazione nell’intensità delle autonomie politiche delle entità territoriali; l'instaurazione di una Repubblica Solidale (antica espressione della Costituzione di Egaña del 1823) e la decisione notevole e fondamentale di stabilire la sovranità non nella nazione, ma nel popolo, cioè, come indica il testo stesso, seguendo l'ampio concetto americano di “cittadinanza”, nei cileni. Quest'ultima decisione consente una migliore comprensione del concetto di plurinazionalità. La sovranità non ricadrà su “popoli e nazioni”, ma su cileni, cittadini indigeni e non. In quel contesto, il principio di plurinazionalità è una ragionevole espressione di dignità (è difficile anche trovare uno Stato che non sia plurinazionale dal punto di vista antropologico), di riconoscimento e di significato dei nostri popoli originari, in modo, anche, meno intenso del moduli adottati da Paesi come il Canada, gli Stati Uniti o il Messico.

Con saggezza, i costituenti non hanno seguito il parere maggioritario degli esperti, sostenitori di formule parlamentari o semipresidenziali, e hanno mantenuto la tradizione del regime presidenziale cileno, consegnando alcune correzioni. La configurazione di una Camera Regionale con 19 importantissime attribuzioni, espandibili, in termini di bilancio, con decisione maggioritaria della stessa, ad altre di cui la Camera delle deputate e dei deputati può venire a conoscenza. Il suo principio di configurazione è regionale: almeno 3 rappresentanti per regione in termini ugualitari, eletti tre anni dopo le elezioni presidenziali, cosa che molto probabilmente favorirà gli oppositori del governo al potere. Il Presidente della Repubblica mantiene la decisione in materia di spesa, limitando l'iniziativa parlamentare al suo patrocinio e all’esigenza di un limitato quorum di iniziativa, che dia serietà anche alla politica e alla funzione rappresentativa, come nella maggior parte delle democrazie più rispettabili.

La ripartizione delle competenze nello Stato avviene dal basso, cedendo la competenza residua allo Stato centrale, dimostrando ancora una volta, i membri della Convenzione, una grande moderazione.

Difficile poi comprendere la passione di alcuni detrattori. Il testo è aperto alla riforma e anche alla totale sostituzione in modo più flessibile rispetto alla Costituzione del 1980 vigente. Allo Stato sono posti Importanti limiti e controlli attraverso l'ampia tutela dei diritti e il controllo dell'amministrazione attraverso tribunali amministrativi; tutto questo a beneficio dei cittadini che non saranno in balìa dell'arbitrarietà dell'amministrazione. Un regime di gran lunga superiore a quello esistente. Il diritto di proprietà è garantito a standard superiori che in Italia o in Germania e i costituenti non hanno espressamente previsto la nazionalizzazione, mentre, ad esempio, la Francia va verso la nazionalizzazione dell'intero settore elettrico. A differenza dei Paesi citati (tranne la Francia) la compensazione dell'esproprio deve essere preventiva, al prezzo di mercato ("prezzo equo", così interpretata dalla nostra Suprema Corte). Lo statuto delle miniere è irreprensibile. Difficile comprendere allora la passione che mettono alcuni contro il testo. La paternità del testo non è da "radicali di sinistra", come si tenta di squalificarlo. Forse ciò che non piace alle élite è la distribuzione del potere, l'instaurazione di un regime che promuova la trasparenza e la responsabilità fiscale a tutti i livelli e la fine del lobbying nelle più alte cariche. Quanto sarà difficile ottenere aiuti al di fuori del sistema dei concorsi per incarichi nell'amministrazione della giustizia, ad esempio istituendo un Consiglio Superiore di Giustizia trasparente e soggetto a regole di concorso pubblico e probità! Che mondo nuovo per le donne, che avranno accesso reale alle decisioni. Una proposta che garantisce l'unità di giurisdizione nella Corte di Cassazione e che in materia di autonomie stabilisce la più rigorosa unità e indivisibilità dello Stato, in un regime, oltretutto, di ampio controllo e partecipazione cittadina.

È la Costituzione che vogliamo per i nostri figli. Ripristinerà l'impegno di tutti nei confronti della Legge in tempi di anomia e favorirà lo sviluppo economico e sociale del Paese, attraverso istituzioni equilibrate e atte al governo.

L'approvazione della proposta da parte degli elettori è importante. La difficoltà non sta nel testo, ma nella maturità di cui sono capaci le nostre direzioni politiche e imprenditoriali. Una casa di tutti di costruisce, come ha fatto la Convenzione, rispetto le regole esigenti, anche superate, anche superate, dei due terzi e non volendosi portare il pallone a casa, come quei bambini subdoli che tutti ricordiamo. Il rispetto per la natura in tempi di drammatica crisi ambientale ed ecologica è il culmine della lettura intelligente della realtà operata dai costituenti.

Ci sono aspetti che potrebbero essere riformati? È ovvio in uno Stato democratico. Si poteva essere più veloci? Forse, ma si è voluto essere il più dettagliai possibile nella garanzia dei nostri diritti e libertà, in una linea eccezionale di attenzione dei diritti sociali e dei diritti degli anziani, dei bambini e degli adolescenti, delle persone con disabilità, delle donne e delle minoranze. Infine, il testo ha una grande apertura verso il futuro e verso la costruzione di un'istituzionalità democratica solida e moderna. Approvare è un imperativo.

*Il Palazzo della Moneda, sede ufficiale del presidente della Repubblica cilena. Foto Flickr

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