
Sinodo valdese: preoccupa la radicalizzazione dello scontro politico
TORRE PELLICE (TO)-ADISTA. A un mese dalle elezioni politiche, il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi esprime la propria preoccupazione rispetto alla tendenza alla radicalizzazione intesa come rifiuto del dialogo e demonizzazione dell’avversario politico e ha approvato oggi una mozione per esprimere una “preghiera per il bene della città” (Geremia 29).
Il Sinodo non si pronuncia nel merito del voto - come da sua tradizione laica e nel rispetto degli ambiti distinti tra Chiesa e Stato – e allo stesso tempo auspica per elettori ed elettrici, in particolar modo per i cristiani, che la loro libera scelta nell’urna nasca da un responsabile discernimento.
Infine, i valdesi, consapevoli che molte persone non votano perché senza cittadinanza, hanno chiesto di favorire un allargamento del diritto di cittadinanza, nella consapevolezza che le scelte personali ricadono anche su chi non ha (ancora) il diritto di scegliere.
Di seguito il testo integrale dell'Atto approvato dal Sinodo:
Il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi, riunito a Torre Pellice, considerando che è la prima volta che le elezioni politiche si svolgono nel mese successivo al Sinodo, e preoccupato dalla tendenza alla radicalizzazione (che non è radicalità, ma è rifiuto del dialogo e delle posizioni dell’altro, visto solo come un nemico) desidera anzitutto:
- esprimere insieme una “preghiera per il bene della città” (Geremia 29) come preghiera per le elezioni, ben consapevoli del fatto che sia difficile dire quale sia specificamente il bene della città e che per questo esiste una dialettica tra partiti e idee;
- al contempo, desidera richiamare l’attenzione in particolare dei cristiani e delle cristiane sul fatto che la dialettica democratica non significa che ogni scelta sia ugualmente valida, ma anzi che la scelta debba nascere da un responsabile discernimento.
Inoltre, conscio che molte persone non votano perché non hanno cittadinanza, esprime la volontà di favorire un allargamento del diritto di cittadinanza, nella consapevolezza che le scelte personali ricadono anche su chi non ha (ancora) il diritto di scegliere.
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