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Emigrazione e testimonianza cristiana

Emigrazione e testimonianza cristiana

ROMA-ADISTA. Domenica 23 ottobre si celebra in tutte le parrocchie la Giornata missionaria mondiale. Nel Messaggio per la Giornata di quest’anno, papa Francesco ha un riferimento particolare al ruolo dei migranti e, in particolare, dei rifugiati come testimoni della fede, e all’importanza dell’accoglienza dei Paesi in cui arrivano: «“A causa di persecuzioni religiose e situazioni di guerra e violenza, molti cristiani sono costretti a fuggire dalla loro terra verso altri Paesi. Siamo grati a questi fratelli e sorelle che non si chiudono nella sofferenza ma testimoniano Cristo e l’amore di Dio nei Paesi che li accolgono. A questo li esortava San Paolo VI considerando la ‘responsabilità che spetta agli emigranti nei Paesi che li ricevono’ (Evangelii nuntiandi, 21). In effetti, sempre più sperimentiamo come la presenza dei fedeli di varie nazionalità arricchisce il volto delle parrocchie e le rende più universali, più cattoliche. Di conseguenza, la cura pastorale dei migranti è un’attività missionaria da non trascurare, che potrà aiutare anche i fedeli locali a riscoprire la gioia della fede cristiana che hanno ricevuto».

«Anche in Italia i migranti provengono da almeno 190 Paesi e i rifugiati da almeno 60 Paesi - dichiara mons. Giancarlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes -. Attraverso  le loro storie,  le loro “vite che parlano”, per usare ancora un’immagine del papa, riconosciamo anche la sofferenza e la persecuzione per la fede oltre che la guerra, i cambiamenti climatici, la povertà. Respingere i migranti significa respingere tanti fratelli e sorelle anche nella fede. Infatti, quelli dei migranti e dei rifugiati sono volti e storie di speranze che alimentano anche la vita cristiana delle nostre comunità (sono almeno 900mila i cattolici migranti in Italia, in leggera crescita quest’anno) che ci aiutano veramente a “riscoprire la gioia della fede” e ci spingono a camminare insieme».

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