
Appello di papa Francesco contro la repressione in Iran
CITTÀ DL VATICANO-ADISTA. Appello di papa Francesco per i diritti delle donne in Iran e contro l’uso della pena di morte da parte del governo di Tehran per fermare le proteste. Bergoglio lo ha pronunciato ieri mattina, durante uno dei discorsi più importanti dell’anno per i pontefici, quando incontrano gli ambasciatori e quindi si rivolgono direttamente agli Stati per illustrare l’agenda della politica estera vaticana.
«Ancor oggi, in molti Paesi, le donne sono considerate come cittadini di seconda classe. Sono oggetto di violenze e abusi, viene loro negata la possibilità di studiare, lavorare, esprimere i propri talenti, l’accesso alle cure sanitarie e persino al cibo», ha detto il papa, che ha poi parlato in maniera specifica dell’Iran, dove «si continua a praticare la pena di morte», in reazione «alle recenti manifestazioni, che chiedono maggiore rispetto per la dignità delle donne». In generale, ha poi aggiunto, «la pena di morte non può essere utilizzata per una presunta giustizia di Stato, poiché essa non costituisce un deterrente, né offre giustizia alle vittime, ma alimenta solamente la sete di vendetta. Faccio, perciò, appello perché sia abolita nelle legislazioni di tutti i Paesi del mondo».
Altri temi sono stati affrontati da Bergoglio nel suo ampio discorso agli ambasciatori dei 183 Paesi che intrattengono relazioni diplomatiche con la Santa sede, ispirato alla Pacem in Terris, l’enciclica “pacifista” di Giovanni XXIII di cui ricorrono i sessant’anni. Fra i tanti ne segnaliamo due.
La guerra, anzi «la terza guerra mondiale di un mondo globalizzato, dove i conflitti interessano direttamente solo alcune aree del pianeta, ma nella sostanza coinvolgono tutti», come la guerra in Ucraina, nella quale si evoca anche l’uso delle armi nucleari. Ma «il possesso di armi atomiche è immorale», ha ribadito Francesco. E i migranti, con le responsabilità degli Stati ricchi del nord capitalista: «La migrazione – ha detto il papa – è una questione per la quale procedere in ordine sparso non è ammissibile. Per comprenderlo basta guardare al Mediterraneo, divenuto un grande cimitero. Quelle vite spezzate sono l’emblema del naufragio della nostra civiltà». Per questo «in Europa, è urgente rafforzare la cornice normativa, attraverso l’approvazione del Nuovo patto sulla migrazione e l’asilo, perché si possano implementare adeguate politiche per accogliere, accompagnare, promuovere e integrare i migranti».
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