
Scorretto, contraddittorio e controproducente: laici e cattolici contro il Decreto Cutro
Sono decine le organizzazioni della società civile italiana firmatarie dell’appello “Invertire la rotta. Mobilitazione nazionale contro la conversione in legge del Decreto Cutro. #NONSIAMODACCORDO” (testo originale). Sono realtà laiche e di ispirazione cristiana, sigle sindacali, ong del mare, ecc. Tra le altre: A Buon Diritto, Acli, ActionAid, Amnesty International Italia, Arci, Asgi, Baobab Experience, Centro Astalli, Cgil, Cir, Commissione Migranti e Gpic Missionari Comboniani Italia, Comunità Papa Giovanni XXIII, Cnca, Digiuno di Giustizia in solidarietà con i Migranti, Emergency, Campagna “Ero Straniero”, Fondazione Migrantes, Legambiente, Libera, Medici Senza Frontiere, Mediterranea Saving Humans, MoVI, Movimento Italiani Senza Cittadinanza, Open Arms, Oxfam Italia, ReCoSol, ResQ People Saving People, Sea Watch e Uil.
Le organizzazioni lanciano l’appello nel momento in cui il Ddl 591/2023, noto anche come “Decreto Cutro” perché varato dopo la strage di migranti del 26 febbraio di fronte alle coste calabresi, resta arenato in Commissione Affari Costituzionali del Senato a causa, si dice, dello scontro aperto tra Lega e Fratelli d’Italia sul nodo della protezione speciale. Con tutti gli emendamenti delle opposizioni respinti e con i tempi per la discussione parlamentare che si vanno accorciando drasticamente.
Varato come risposta del Governo ai naufragi del Mediterraneo, «il decreto in realtà non affronta in alcun modo le vere cause che in questi anni hanno portato alla morte in mare di migliaia di persone», accusano le associazioni esprimendo indignazione e preoccupazione. «Al contrario, prevede condizioni peggiorative della condizione giuridica degli stranieri che arrivano in Italia, con il sicuro effetto di aumentare situazioni di irregolarità ed esclusione anche di chi è già da tempo sul territorio nazionale».
In particolare, alle realtà firmatarie non piace affatto l’intento esplicito del governo di «smantellare la protezione speciale a tutela della vita privata e familiare dello straniero, che aveva in parte attutito i disastrosi effetti dell’abolizione della protezione umanitaria» imposta con il decreto sicurezza di Salvini del 2018. Non piace nemmeno il progetto di «potenziare la rete dei Centri per il Rimpatrio, a ostacolare il diritto al ricorso dei richiedenti asilo che ottengono un diniego».
Le associazioni puntano dunque il dito sulla grande contraddizione tra l’intento dichiarato dal governo di contrastare «il traffico di esseri umani» e il testo del provvedimento che invece, «con tutta evidenza», renderà «sempre più difficile il soggiorno regolare e una positiva integrazione in Italia», contribuendo tra l’altro «alla criminalizzazione delle persone migranti, a detrimento non solo loro, ma dell’intera collettività».
Il Decreto è anche disordinato e concettualmente scorretto: contrappone i migranti regolari ai migranti irregolari, mette insieme provvedimenti sui flussi di lavoratori stranieri ma non rafforza il sistema di asilo. «Se da tempo chiediamo a gran voce l'allargamento dei canali legali di ingresso, sappiamo bene che non possono essere queste misure a rispondere al bisogno di protezione internazionale», affermano le organizzazioni. Allo stesso tempo, poi, «le misure previste sono del tutto insufficienti» anche per l’inserimento lavorativo dei migranti, «perché l’unica possibilità per favorire incontro tra domanda e offerta di lavoro regolare sta nel scardinare del tutto il meccanismo previsto dalla Bossi Fini».
In conclusione, si legge nell’appello, «è fondamentale invertire velocemente la rotta e promuovere politiche eque ed efficaci sull’immigrazione e sul diritto di asilo. Partendo dall’opposizione a queste norme, in un percorso che chiede ingressi legali, corridoi umanitari, garanzia dell’accesso alla procedura di asilo e all’accoglienza, abbandono delle politiche di esternalizzazione e dei loro scellerati risultati, come l’accordo con la Libia, salvaguardia delle vite in mare».
L’appello chiede dunque «al Parlamento di bocciare questo provvedimento, e al Governo di modificare radicalmente gli interventi messi in atto e quelli recentemente annunciati, del tutto inadatti a gestire una crisi nel Mediterraneo destinata a peggiorare senza provvedimenti adeguati della comunità internazionale».
La posizione della società civile sul Decreto Cutro sarà poi ribadita in piazza, nella grande manifestazione convocata il prossimo 18 aprile, alle ore 14, in piazza della Madonna di Loreto a Roma, proprio nel moneto in cui dovrebbe approdare in Aula al Senato in provvedimento.
Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.
Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!