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PAROLE A MARGINE. Costituzione

PAROLE A MARGINE. Costituzione

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 17 del 13/05/2023

Costituzione è parola semplice e solenne, chiara. Ha assonanza con “costruzione”: di un mondo, di un tempo nuovo, di un modo di vivere. È nata insieme a “ricostruzione”. Dalle macerie di un Paese oppresso da dittatura e guerra. È un bene di prima necessità, come l’acqua, come l’aria. È di tutti, di tutte. Il linguista Tullio De Mauro rivela un particolare commovente, cioè che «quasi il 93% del testo della Costituzione sia fatto con il vocabolario di base della lingua italiana, col vocabolario di massima frequenza, col vocabolario che già nelle scuole elementari, per chi le fa, può essere noto bene, indica qualcosa di eccezionale in tutta la nostra tradizione». Si riferisce a quel tempo in cui era grande la piaga dell’analfabetismo e la maggior parte delle persone aveva a malapena la licenza elementare. Ciò significa che la Costituzione doveva essere capita, letta da tutti. Anche da quelli che possedevano meno parole. Ma non potevano avere meno libertà. È scritta con frasi semplici, concise, chiare. Come un canto. È in fondo la nostra canzone civile. I suoi articoli possono essere cantati. Li potremmo chiamare canti.

Davanti alle fabbriche quando si continua a morire sul lavoro, o quando il lavoro non c’è o non è garantito, non è tutelato si intona il canto n. 1, “L’ Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”. Sotto le finestre delle scuole, quando “perdiamo i ragazzi”, quando si guarda più al “merito” che ai diritti, quando i ragazzi stranieri non sono riconosciuti come cittadini, si intona il canto 34, “La scuola è aperta a tutti”. Quando l’ambiente viene deturpato, inquinato, quando la natura è violentata e il piano urbanistico è selvaggio, corrotto dalle mafie, si intona il canto n. 9, “Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Davanti alle bombe, ai fucili, ai carri armati che sfilano sui binari delle nostre stazioni, si intona con fiati e tamburi il canto n. 11, “L'Italia ripudia la guerra”.

Calamandrei ci ha detto dove è nata la Costituzione: dove la gente ha lottato per la libertà.

La nostra Costituzione è stata scritta da uomini e donne diversi, che hanno creduto in una “utopia impossibile”. Si sono stretti gli uni agli altri perché non li dividesse il proprio ego, la propria bandiera di partito. Le donne sono state decisive. Senza di loro, le Madri Costituenti, la nostra Costituzione non sarebbe così coraggiosa. Solo con loro si è potuto intonare il canto n. 3, “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Per questo vogliamo cantare i loro nomi : Adele Bei, Bianca Bianchi, Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Maria De Unterrichter Jervolino, Filomena Delli Castelli, Maria Federici, Nadia Gallico Spano, Angela Gotelli, Angela M. Guidi Cingolani, Leonilde Iotti, Teresa Mattei, Angelina Livia Merlin, Angiola Minella, Rita Montagnana Togliatti, Maria Nicotra Fiorini, Teresa Noce Longo, Ottavia Penna Buscemi, Elettra Pollastrini, M. Maddalena Rossi, Vittoria Titomanlio. Sono passati settant’anni: la nostra Costituzione è ancora giovane e guarda verso il futuro. Un giorno memorabile è stato quello in cui una bambina, esclusa dalla scuola per le leggi razziste del 1938 in Italia e poi deportata ad Auschwitz, presiedeva l’Assemblea del Senato della nostra Repubblica: Liliana Segre. Quello è stato uno dei momenti più alti e commoventi della nostra Costituzione.

Dovremmo impararla tutti a memoria, cantarla tutte le mattine insieme al buongiorno. Cantarla ai nostri bambini, ai vecchi, cantarla forte quando vengono chiusi i porti e mandati indietro gli immigrati, quando si fanno leggi che discriminano i figli, rendendoli di serie A e di serie B. Cantarla in coro quando non vengono riconosciuti i diritti. Come nel libro Fahrenheit 451, alla fine noi stessi dovremmo diventare la Costituzione, con i nostri corpi, con le nostre vite.

C’è ancora un canto che dovremmo intonare. Tutti insieme. Alto, altissimo, che arrivi fino alla stelle: la Costituzione è antifascista. Bella Ciao…

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