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Staffetta per la pace da Aosta a Lampedusa. Nel segno della Costituzione e del Vangelo

Staffetta per la pace da Aosta a Lampedusa. Nel segno della Costituzione e del Vangelo

Tratto da: Adista Notizie n° 18 del 20/05/2023

41469 ROMA-ADISTA. Lanciata da Michele Santoro, con l’adesione di decine di personalità della cultura, della Chiesa, dello spettacolo, da Alessandro Barbero a padre Alex Zanotelli; da Ginevra Bompiani ad Ascanio Celestini; da Massimo Cacciari a Fausto Bertinotti; da Fiorella Mannoia a Moni Ovadia, da Vauro Senesi a Elio Germano, il 7 maggio scorso si è svolta in decine di città italiane la “staffetta per la pace”. A sostenere l’iniziativa anche alcune forze politiche, rappresentate da Giuseppe Conte (M5S), Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana), Angelo Bonelli (Verdi), Luigi de Magistris (Unione Popolare).

Michele Santoro aveva infatti lanciato un appello rivolto «a chi è contrario all’invio di armi in Ucraina per dar vita a una staffetta dell’umanità da Aosta a Lampedusa per camminare insieme, unire l’Italia contro la guerra, per riaccendere la speranza»: otto tragitti che coprono complessivamente 4.000 km e idealmente tutta l’Italia. «Dopo più di un anno di guerra in Ucraina e centinaia di migliaia di morti, mettere fine al massacro, cessare il fuoco e dare inizio a una trattativa restano parole proibite», si leggeva ancora nell'appello. «I governi continuano a ignorare il desiderio di pace dei popoli e proseguono nella folle corsa a armi di distruzione sempre più potenti». «Putin – proseguiva l’appello – è il responsabile dell'invasione, ma la Nato, con in testa il presidente degli Stati Uniti Biden, non sta operando soltanto per aiutare gli aggrediti a difendersi, contribuisce all'escalation e trasforma un conflitto locale in una guerra mondiale strisciante. Dalla stragrande maggioranza dei mezzi d'informazione viene ripetuta la menzogna dell'Occidente che si batte per estendere la democrazia al resto del mondo. Dimenticando l'Iraq, l'Afghanistan, la Libia e il Kossovo. Si vuole imporre l'idea che non esista altro modo di porre fine alla guerra se non la vittoria militare di uno dei due contendenti e che l'Italia non possa far altro che continuare a inviare armi, limitandosi a invocare una soluzione diplomatica dai contorni indefiniti». Di qui l'invito a usare «il cammino come strumento di Pace», realizzando una staffetta da nord a sud del Paese, che si passasse il testimone della bandiera della pace di tappa in tappa. Fino a Lampedusa, isola oggi teatro di una grave crisi migratoria.

Tra i tanti luoghi che hanno caratterizzato la staffetta anche Ivrea, dove in piazza c’era mons. Luigi Bettazzi, già padre conciliare e vescovo emerito della città, a fianco del matematico Piergiorgio Odifreddi. «Sono stato per 17 anni presidente di Pax Christi – ha detto Bettazzi – quindi sento la pace come una mia missione di vita, ma oggi quando ne parlo, mi sento dire che sono a favore di Putin. Papa Giovanni ha dichiarato che la guerra è fuori dalla ragione e Papa Francesco l’ha confermato: è una follia. Chi potrà dire di aver vinto una guerra con centinaia di migliaia di persone morte e milioni di esuli da città distrutte?». A Roma c’erano invece, tra gli altri, Fiorella Mannoia, Moni Ovadia, Fausto Bertinotti, Massimiliano Smeriglio, Massimo Wertmuller, Donatella De Cesare, il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio e la sua vice Maddalena Oliva.

Don Renato Sacco, attuale presidente di Pax Christi ha scelto invece di camminare nella tappa da Novara a Cameri, dove c’è la fabbrica di Leonardo che assembla i caccia da guerra F35: «Ci andiamo con i simboli della pace e con un fiocco verde, il colore degli obiettori. Siamo contro tutte le guerre e tutte le fabbriche di armi», ha detto don Renato. E poi L’Aquila, Bolzano, Piacenza, Sarzana, Ferrara, Velletri, Montefiascone, Caserta, Benevento, Altamura, Portopalo. Per gli organizzatori, ad essere coinvolte sono state complessivamente oltre 20mila persone. A Trento, il giurista Ugo Mattei ha raccolto firme per il referendum contro l’invio di armi in Ucraina, l’altra iniziativa promossa dal movimento per la pace nel tentativo di fermare la corsa italiana alle armi e alla guerra. Massimo Cacciari, da Padova, ha sottolineato che la «manifestazione e i quesiti del referendum non hanno nulla di ideologico, sollevano solo una questione: non è evidente, dall’articolo 11 della Costituzione, che per l’Italia il metodo fondamentale per risolvere le controversie internazionali è quello politico e diplomatico?». 

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